COLLERETTO GIACOSA - Arriva sul tavoli
della giunta provinciale il caso dell'istituto di ricerche biomediche (la
Rbm) di Colleretto Giacosa, l'azienda che si occupa di sperimentazione
di farmaci su animali e che da un anno esatto è bersaglio di continue
manifestazioni di protesta. Nei giorni scorsi i consiglieri di Alleanza
Nazionale, su proposta di Alberto Tognoli, hanno presentato un'interrogazione
alla presidente Mercedes Bresso.
"Gli insulti e le minacce ai lavoratori
della Rbm sono ormai diventati abituali - recita il documento -, senza
dimenticare gli episodi di violenza e di danneggiamento delle auto. Tutto
ciò è inaccettabile. Frange estremiste camuffate da ambientalisti
coinvolgono lavoratori che svolgono con professionalità il loro
compito, e che di certo non possono permettersi di perdere l'attuale occupazione.
Per questo - concludono i rappresentanti di An - chiediamo quale posizione
intende assumere la giunta della Provincia per tutelare i lavoratori della
Rbm".
L'interrogazione di An è
il primo gesto politico su questa vicenda, stranamente finora ignorata
(questo, almeno, è ciò che ci risulta) dalle istituzioni
del territorio nonostante siano a rischio 180 posti di lavoro. Eppure è
ormai passato un anno dalla prima manifestazione di protesta di fronte
ai cancelli dell'azienda, organizzata dalla Lav. Nelle settimane successive
questa associazione ha ceduto il passo al coordinamento NoRbm, che due
volte la settimana organizza presidi all'esterno dell'azienda e che nel
gennaio scorso ha addirittura promosso una manifestazione a carattere nazionale.
"Le prove sugli animali - sono le tesi di chi attacca l'azienda e la sua
attività - sono del tutto inaffidabili per l'uomo, servono solo
a facilitare il business della vendita dei farmaci".
Nelle scorse settimane l'azienda
è passata al contrattacco: i legali di Rbm hanno fatto partire le
prime azioni legali, querelando i manifestanti per ingiurie. "Da un anno
- dicono i vertici della società di Colleretto Giacosa - siamo costretti
a subire, ogni settimana, violenze ed intimidazioni verbali. Eppure la
nostra attività si svolge nel pieno rispetto delle normative: chi
non è d'accordo, deve far sentire la sua voce a Roma oppure a Bruxelles,
non davanti ai nostri cancelli. Soltanto cambiando le leggi si potrà
fare a meno della sperimentazione sugli animali".