CALUSO - Preoccupazioni, al liceo
"Martinetti", per il futuro della scuola (la propria, e la scuola in genere).
L'applicazione rigida delle norme previste dalla legge finanziaria, in
merito alla formazione delle classi, potrebbe rivelarsi particolarmente
indigesta soprattutto per quegli istituti, come il liceo calusiese, che
si contraddistinguono per essere "pluri-indirizzo". L'innalzamento del
numero minimo di studenti per classe, e soprattutto il divieto esplicito
della formazione di classi "articolate" - cioè nate dall'accorpamento
di due gruppi di indirizzo diverso -, stroncherebbero ogni possibilità
di fare fronte alle piccole fluttuazioni di utenza a cui istituti come
questo sono fisiologicamente soggetti.
A questo punto alcuni indirizzi
non potrebbero essere attivati, le classi diminuirebbero, l'offerta formativa
si impoverirebbe e, al limite, l'istituto potrebbe rischiare la chiusura.
E questo significherebbe perdita di posti di lavoro, non solo per dirigenti
scolastici, docenti e personale non docente interno, ma anche all'esterno
(vedi trasporti, mense, ecc.).
Oltre al discorso strettamente economico,
si paventano anche gravi riflessi sulle opportunità di aggregazione
dei giovani e sul loro radicamento in un territorio che non sarebbe più
in grado di soddisfare, con una sufficientemente ampia offerta formativa,
le loro attese ed esigenze.
"Vogliamo poi chiederci - dicono
al liceo - che fine farebbero biblioteche, palestre, aule magne e laboratori,
faticosamente costituiti proprio con il concorso degli enti locali? Questi
importanti investimenti di denaro pubblico rischiano di andare sprecati".
Da qui l'appello ai sindaci della
zona - e il primo cittadino calusiese Mauro Chianale sarebbe intenzionato
a portare queste istanze a Roma, nella sua veste di parlamentare - affinchè
facciano sentire la loro voce, perché i tagli previsti dalla finanziaria
non vadano a intaccare, nell'immediato, le opportunità di sopravvivenza
degli Istituti in questione, e perché il dibattito apertosi sulla
"riforma Moratti" decolli, toccando ogni ordine scolastico.
Nel concreto, queste le proposte
che vengono formulate. In primis tentare la salvaguardia degli istituti
di ogni ordine, soprattutto delle scuole superiori più a rischio,
chiedendo una deroga rispetto al divieto di formazione di classi articolate.
Poi che, per il futuro, la legge-quadro Moratti contempli la presenza di
istituti superiori pluricomprensivi (quelli che vengono chiamati "poli
territoriali"), come forma di razionalizzazione del territorio e ottimizzazione
dell'offerta formativa in relazione ai bisogni locali: un istituto portatore
di più indirizzi costa meno e soddisfa meglio le richieste di formazione
scolastica delle realtà locali decentrate, purché si salvaguardi
la possibilità di formazione di classi articolate. Qualora un istituto
vada a perdere forzatamente la sua autonomia, andrebbe privilegiata la
formazione di aggregazioni in verticale degli istituti del territorio,
cosa che già avviene per le Comunità montane. Poi andrebbe
costituita un'agenzia che, in sostituzione dei Distretti scolastici (aboliti
e, a quanto pare, non rimpianti), si occupi della razionalizzazione del
territorio e della ricerca - ed equa ripartizione tra le varie scuole -
delle risorse: dovrebbero farne parte gli assessori all'istruzione dei
Comuni che gravitano su un definito comprensorio scolastico e gli esponenti
delle diverse istituzioni scolastiche.
Un'ultima proposta, per l'immediato,
riguarda nello specifico il "Martinetti": il consenso alla nascita di una
classe prima articolata sugli indirizzi tecnologico e linguistico, nel
rispetto del limite minimo complessivo di 25 alunni.
La palla, adesso, passa ai sindaci:
le riflessioni provenienti dal liceo possono essere una buona base di discussione.