Buona sera. Grazie a don Gianni e
a Madre Fiorentina, che ha rinnovato l’invito. Questo faro non mi permette
di vedere le persone. Non importa. Quelle che sono qui fanno parte della
mia vita. Chi mi conosce e chi non mi conosce. Come credenti, con la vostra
fede, a Montanaro, Foglizzo, non so dove... mi avete sostenuto. Me e tanti
altri. La prima cosa che voglio dirvi è: grazie!
Sono arrivata da una settimana,
per una vacanza, come diceva don Gianni, un po’ forzata. Sono un po’ strunà,
come dicono dalle mie parti, a Frassinetto, sono un po’ confusa e ferita.
La Repubblica Centro-africana, il
cuore dell’Africa, è una nazione di cui non si parla molto. E’ uno
Stato poco popolato: 3, 4 milioni di abitanti per una superficie più
vasta dell’Italia. Ci eravamo abituati male. Numerosi colpi di stato, che
però “disturbavano” solo la capitale... Noi siamo nella brousse,
lontani dai grandi centri, tagliati fuori dal mondo.
Questa volta abbiamo avuto l’onore
di essere “tagliati dentro”. Quest’ultimo colpo di stato, organizzato per
l’ennesima volta nella capitale, il 25 ottobre, ci ha sorpresi per la “piega”
che ha preso. Dopo il 25 ottobre, il generale organizzatore del colpo,
avendo fallito la presa del potere alla capitale, ha deciso di occupare
la regione del nord, che è poi la regione d’origine del presidente
prima al potere; sistematicamente, ha distrutto centro dopo centro. La
mia diocesi non esiste più: scuole, dispensari... Così l’isola
felice di Markounda, questa volta, è stata raggiunta. Ovviamente
avremmo preferito essere raggiunti in un altro modo. La nostra è
stata l’ultima missione ad essere attaccata, in ordine di tempo. Proprio
il giorno di Natale, l’intera missione è stata circondata da questi
“signori liberatori”: ben armati, kalashnikov, cinturoni carichi di proiettili
e di granate... degli arsenali viventi... Sono venuti a “liberarci” da
tutti i beni. Hanno preso tutto: attrezzi messi assieme con tanta fatica,
pannelli solari, gruppi elettrogeni... Hanno sfondato porte e finestre,
hanno strappato via i fili della luce. Hanno caricato sulle macchine tutto
ciò che hanno rubato nel villaggio, oltre che nella missione. Ma
con questi signori, una ventina, c’era ancora un minimo di dialogo.
Siamo una comunità di quattro
suore. Abbiamo preso contatti con i Padri Cappuccini del vicino Ciad. Alla
fine le tre sorelle sono partite. Io decisi di restare per rimettere un
po’ a posto le cose, per ristrutturare, con un agronomo laico che è
rimasto là.
Il 15 gennaio sono venuti una seconda
volta.
- Avete ancora qualcosa?
Due frigoriferi a petrolio, che
non erano riusciti a caricare la prima volta.
Poi c’è stata una pausa,
durata un mese buono. Allora abbiamo cercato di richiamare la gente che
era andata a vivere nella foresta; che, terrorizzata, aveva abbandonato
il villaggio. Nessuna autorità era rimasta a difenderci. Tutti erano
fuggiti. Si è rimessa in funzione la scuola, per far sentire alla
gente che c’era ancora vita.
Il tre marzo viene sferrato un attacco
d’una violenza incredibile. Questa volta si sono presentati esplicitamente
come dei criminali (non più come dei ribelli!). Raccontavano le
loro imprese (quanti uccisi, quante donne violentate...). Erano alla ricerca
della seconda auto della missione, che, nel frattempo, era stata messa
al sicuro in Ciad. Il mio amico Francesco è stato pestato a morte,
portato nel magazzino, legato presso una croce, bastonato.
- Che cosa pensavi, Francesco, mentre
ti bastonavano?
- Pensavo ai miei peccati. Un bell’esempio!
- Che cosa vedi? mi domandò
un criminale.
- Vedo un fratello, io risposi.
- Non un fratello, ma un criminale!,
rispose urlando. Sono il marito della figlia del presidente. Ero un ufficiale.
Mio suocero mi ha accusato di avere complottato per un colpo di stato.
Mi ha mandato a prendere e mi ha fatto strappare tutte le unghie dei piedi.
Tu, suora, puoi capire il dolore?
Davanti a questa confessione, gli
ho chiesto scusa:
- Se sei arrivato ad essere una
belva, senza più limiti (“Vivo per restituire quanto io ho sofferto!”)
lo devi alla violenza che altri ti hanno inferto.
Lo scopo della sua vita era di rendere
violenza, per la violenza ricevuta. In quel momento ho sentito che dobbiamo
dare la vita per questa gente: che abbiano, un attimo prima di morire,
una luce per capire che cos’è la misericordia di Dio. Nei loro confronti
e nei confronti di coloro che hanno fatto loro tanto male.
Uno di loro mi ha legata, utilizzando
il tubo del gas... Bastano cinque minuti. Ti passa davanti tutta la vita.
Allora ho chiesto perdono per quanto ho fatto di male, ed anche per tutto
il bene che potevo fare e non ho fatto. Spontaneo mi è stato dire
un grazie per tutto ciò che di bello e di buono ho goduto. Ho rinnovato
i voti. Con un altro spirito!
Sentivo degli spari. Ho sentito
dentro di me, forte, una domanda: sei tu Signore il Signore della storia?
Di fronte a tutta questa violenza che sembra avere il sopravvento? Ed una
risposta certa mi è sorta nel cuore: Sì, tu sei il Signore
della storia! Tu conosci tutto. Una pace infinita è calata nel mio
animo.
Allora mi hanno slegata. Un miracolo!
Per grazia ricevuta! Lo dico ad onore e gloria di Dio. Ed a vostra gloria.
Di coloro che hanno offerto molto, in varie parti del mondo. Io credo fermamente
a questa comunione dei Santi. Nei momenti di difficoltà sentiamo
molto questa linfa della fede di molti fratelli e sorelle.
Questa sera sono qui per dirvi:
grazie! Non semplicemente perché sono viva. Un’altra cosa voglio
dirvi, dopo quest’esperienza. Dio è simpatico! Ha il tuo stesso
pathos! In quel momento l’ho sentito. Lui è il Signore della storia.
Davanti a questi “signori” che rubavano, bastonavano Francesco - per noi
donne preferiscono la frusta - apparentemente, sono loro che “giostrano”
ciò che tu sei, e la fatica di tanti anni. Ma in realtà -
ne sono convinta - è lui il Signore della storia. Dio è simpatico.
Sorride anche, ma soffre. Guardando a questa Chiesa martoriata, oggi massacrata...
Un amico sacerdote è stato ucciso in modo brutale. Solo alcune donne
hanno avuto il coraggio di andare a prendere il suo cadavere e di portarlo
in Cattedrale, in ciò che rimane della Cattedrale, per fare una
cerimonia funebre. Io ho solo più notizie di tre preti rimasti nella
foresta. Ogni tanto mi arrivava un messaggio da parte di qualcuno di loro:
qualche richiesta di un po’ di cibo, di una saponetta, di vino e ostie
per la liturgia... Cose grandi: catechisti che si sono assunti il rischio
di attraversare quelle zone, talvolta preda di semplici banditi, di sbandati...
di allevatori nomadi, diventati essi stessi dei predoni.
Dopo tutto questo, ritengo che la
speranza non è umana. Non c’è più speranza sotto il
profilo umano. Hanno distrutto le due fabbriche per il trattamento del
cotone, ancora esistenti. Quante lacrime! L’unica verità è
che la speranza è un frutto che spunta su di una pianta divina.
Questa pianta Dio l’ha piantata per noi. Quest’albero è la Croce.
Cristo, il frutto di quest’albero, è la nostra unica speranza. Ave,
o unica spes. Umanamente ci viene da lasciare tutto. Ma, se guardi quest’albero
della Croce, l’unico vero frutto che pende è la Speranza, con la
esse maiuscola. Su quel frutto noi possiamo riporre la nostra fiducia...
Adesso, in Italia, cerco di decantare
quello che ho vissuto, di pregare, di offrire quello che sento dentro.
Affinché si faccia luce, e si possa capire quando io potrò
tornare laggiù. Un altro dittatore è venuto, peggiore del
precedente. Lo sapevamo. E’ circondato da una masnada di criminali. Pronti
al saccheggio per il saccheggio, senza alcun ideale politico. E’ diventato
capo di un cumulo di macerie! Ma la gente povera è sempre bella!
Si è vista giocare una grande partita, sopra la propria testa: Philippe,
Marcel, Josephine... sono là, e ci aspettano.
Io sono partita come un ladro. Non
avevo il cuore di andare a salutare le persone. Alcune mi hanno detto di
andare via, di mettermi in salvo. Ma non si chiude qui questa partita!
A tutti dico un grazie grande, non
retorico. Dio c’è, ma Dio siamo noi per i nostri fratelli. Dio è
simpatico. Dio è tutt’uno con quanto noi patiamo. Cristo è
la nostra speranza. Non c’è altra strada. Anche quando si tratta
di ricostruire materialmente, Lui solo è la nostra speranza. Grazie
di cuore, a tutti.