IVREA - Con un gruppo di una decina
di vescovi italiani, guidati dal segretario generale della Cei mons. Betori
e con altri collaboratori della Conferenza Episcopale Italiana, sacerdoti
e laici, ho partecipato ad un breve pellegrinaggio in Terra Santa svoltosi
nei giorni 22-25 aprile.
L'idea era nata da alcuni vescovi
italiani, che durante i due anni e mezzo di questa seconda Intifada avevano
avuto occasione di visitare la Terra Santa ed erano rimasti particolarmente
colpiti dalla quasi assoluta assenza di pellegrini, con danni gravissimi,
non solo e non soprattutto economici, per le comunità cristiane
e per tutta la popolazione che vive nei luoghi più cari alla storia
biblica e alla fede ebraico-cristiana. Un vero e proprio deserto, assolutamente
sproporzionato rispetto ai rischi che un gruppo di pellegrini potrebbe
correre, rischi di fatto non superiori a quelli esistenti nei tempi più
"normali" e comunque sempre molto bassi.
La segreteria della CEI accolse
di buon grado la proposta ed il viaggio è diventato così
un segno concreto che la delegazione ha voluto dare a nome di tutte le
chiese italiane alle chiese presenti in Terrasanta, tredici in tutto, tra
cattolici e non cattolici, ed a tutta la popolazione che vive da anni una
situazione di sofferenza, la nazione Palestinese anzitutto. La situazione
si è fatta ancora più difficile dall'inizio dell'Intifada
del settembre 2000, con l'estendersi degli insediamenti israeliani nei
territori occupati e la costruzione di un muro, ormai tristemente famoso,
che sembra destinato a dividere due popoli che potrebbero invece vivere
l'uno accanto all'altro, costringendo i palestinesi a compiere lunghi tragitti
per visitare località molto vicine in linea d'aria, sempre che sia
possibile passare attraverso i vari check point.
Il gruppo dei vescovi, cui si è
unito in diverse occasioni il Card. Martini, ha incontrato due volte il
patriarca latino Sabbah (che mi ha pregato di rinnovare il suo grazie ed
il suo saluto a tutti coloro che ha incontrato nel recente viaggio nella
nostra diocesi), il padre Battistelli, Custode di Terrasanta, il Nunzio
Apostolico Mons. Sambi. La visita ha voluto prendere anche un aspetto ecumenico,
che si è concretizzato in due fraterni incontri con il Patriarca
Armeno e con il Patriarca Greco Ortodosso di Gerusalemme: ambedue si sono
intrattenuti cordialmente con noi, nonostante gli impegni ed il clima di
particolare austerità che caratterizzava la Settimana Santa Ortodossa.
Ma gli incontri più commoventi
sono stati quelli avuti a Betlemme, prima con il padre Ibrahim, francescano,
che ha rievocato e rivissuto con noi i giorni dell'assedio alla basilica
della Natività, di cui ricorre proprio in questi giorni l'anniversario;
poi con diverse istituzioni educative ed assistenziali che la chiesa mantiene
nella città natale di Davide e di Gesù, a servizio soprattutto
dei bambini e dei ragazzi sia musulmani che cristiani. Dall'ospedale di
sr. Sophie a quello tenuto dalle suore di Verona, dalla Scuola di Terrasanta
alla casa delle suore missionarie francescane d'Egitto, si è potuto
vedere un impegno commovente e continuo, nonostante le difficoltà
derivanti dal coprifuoco, che funziona ad intermittenza, e dalla chiusura
dei territori per la popolazione palestinese. Queste ed altre istituzioni
possono funzionare grazie all'aiuto di tutta la comunità cattolica,
ed in particolare abbiamo visto alcune belle realizzazioni sorte grazie
all'aiuto della chiesa italiana attraverso parte dei fondi dell'8/oo. A
Gerusalemme, nella zona di Betfage, abbiamo potuto visitare uno dei villaggi
che vengono costruiti dalla Custodia Francescana per le famiglie palestinesi
senza casa: un'impresa sociale decisamente coraggiosa, cui stanno contribuendo
molte istituzioni di varie parti del mondo.
Il pellegrinaggio si è volutamente
limitato a Gerusalemme e a Betlemme, con poco tempo per le altre visite
tradizionali in queste occasioni. Mi sono rimaste solo un paio d'ore per
una visita alla biblica piscina di Siloe, con un'inaspettata possibilità
di percorrere parte del tunnel di Ezechia (VIII secolo A.C.) ancor oggi
ricco d'acqua sorgiva. Un pellegrinaggio molto diverso da tutti gli altri,
più simile a quello,breve anch'esso, compiuto nella scorsa estate
con il gruppo eporediese di Un Varco di Pace per il gemellaggio con Beit
Umar. Forse è proprio questo lo stile dei nuovi pellegrinaggi in
Terra Santa che occorre assolutamente riprendere, dando più spazio
alle pietre vive e sofferenti che sono le persone, rompendo il cerchio
dell'isolamento (il gruppo scout di Gerusalemme da due anni e mezzo non
può incontrare il gruppo scout di Betlemme, a 8 km. di distanza),
incoraggiando e sostenendo la presenza cristiana nei luoghi santi, verso
i quali tutti ci dobbiamo sentire responsabili.
† arrigo miglio