PONT - Frazioni che si spopolano,
case abbandonate al loro destino, prati e campi non più coltivati
che si coprono di arbusti e rovi stringendo in un sempre più inestricabile
e soffocante abbraccio i villaggi delle nostre montagne. Accade quasi ovunque
nelle valli Orco e Soana; ed anche a Pont che, pur essendo centro di fondovalle,
annovera molte frazioni che, ancora in tempi non troppo lontani erano abitate
stabilmente e rischiano oggi di diventare “villaggi fantasma” di case in
sfacelo. E’ già successo alle borgate Cup, Niculè o Parii,
a causa della mancanza di strade di collegamento con il fondovalle (e,
in alcuni casi, addirittura di sentieri agevolmente praticabili) che ostacola
il recupero delle abitazioni di queste borgate da parte dei loro proprietari,
anche solo per un uso saltuario durante i fine settimana e le vacanze estive
.
Un altro caso emblematico è
ad esempio quello della borgata Dëir Biänch, tuttora priva di
una strada carrozzabile: per raggiungere quel grappolo di case appollaiate
sulla rupe (dëir) che domina l’imbocco della valle dell’Orco bisogna
infatti scarpinare per mezz’ora lungo l’erta mulattiera che sale dal fondo
dei “prà dla féra”.
E, sull’ultimo numero della rivista
valligiana “‘l Pèilacän”, edita a Pont dall’omonima associazione,
è ospitato un accorato appello lanciato da Piero Vaccarono, un pontese
la cui famiglia è originaria della borgata Dëir Biänch:
“Certo la vita non era semplice in quei luoghi e sicuramente molto dura
- scrive Vaccarono -, ma non è di questo che voglio parlare, bensì
dei sacrifici che i nostri antenati hanno fatto per costruire quelle case
e dissodare quel poco di terreno ricavato con muri a secco in pietra. Ora
però molte di quelle case e di quei muri stanno crollando ed avrebbero
bisogno di una buona manutenzione: purtroppo, però, far arrivare
il materiale necessario è quasi impossibile visto che la strada,
tempo addietro pensata, si è persa tra la mancanza di fondi e i
cavilli burocratici. Fino a poco tempo fa si poteva ancora utilizzare
la vecchia teleferica, ma ultimamente versa anche quella in non buone condizioni
e quindi la nostra cara borgata è praticamente isolata”.
Il problema sembra quindi essere
la cronica “mancanza di fondi” da parte delle amministrazioni comunali
per realizzare i collegamenti stradali dove ancora mancano (pensiamo
alle borgate Bufinéra, Cup, Gea, Rubél, Runch); oppure anche
solo per completare le strade già aperte: come ad esempio quel chilometro
o poco più di strada che porta alla borgata Raie, realizzato quindici
anni fa e a tutt’oggi ancora da asfaltare.
Si tratta di una questione difficile,
che non riguarda ovviamente solo l’amministrazione municipale di Pont (nella
foto il sindaco Dante Barinotto). Ma se vogliamo che questi villaggi possano
essere in qualche modo recuperati bisognerà considerare prioritario
realizzare le strade carrozzabili e, dove ancora mancano, portare almeno
la luce elettrica e l’acqua potabile. Altrimenti tutti i bei discorsi sulla
rinascita della montagna rischiano di finire seppelliti sotto le macerie
delle borgate abbandonate.
marino pasqualone