Alla scoperta dei Salassi
I Salassi, popolazione di origine
celto-ligure che nella II età del Ferro viveva nei territori oggi
denominati Canavese e Valle d’Aosta, ci sono noti tramite le fonti storiche
classiche.
In particolare Plinio il Vecchio
e Strabone raccontano le vicende di questo piccolo popolo e la loro definitiva
sottomissione alle legioni di Roma nell’anno 25 avanti Cristo.
Dei Salassi però molto scarsa
è la documentazione archeologica sinora nota. Ciò a causa
della carenza di campagne archeologiche per l’età protostorica nei
territori citati.
Un primo progetto organico su questi
temi è stato iniziato alcuni anni fa sull’altura detta Paraj Auta
(Monte Appareglio, comuni di Pavone e di Ivrea). Ne è stato di stimolo
il ritrovamento diffuso di frammenti ceramici e di incisioni rupestri su
quest’area da parte del Gruppo Archeologico Canavesano. La Soprintendenza
Archeologica del Piemonte ha approvato questa iniziativa, con la direzione
scientifica del progetto, dei lavori e della successiva Mostra, allestita
a Pavone nel Museo d’Andrade ed inaugurata il 22 febbraio scorso.
I territori del Canavese e della
Valle d’Aosta sono ricchi di testimonianze materiali lasciate dai Salassi,
etnia secondo le nostre analisi composta da 60-70.000 persone dedite alla
pastorizia, agricoltura, artigianato, sfruttamento delle miniere (oro,
argento, rame, ferro) e al commercio, con popolazioni italiche della Valle
Padana e con popolazioni celtiche delle regioni transalpine (oggi, Svizzera
e Francia). Un serio progetto alla scoperta dei Salassi, sostenuto dalle
Soprintendenze e dalle Regioni del Piemonte e della Valle d’Aosta, può
essere elemento di crescita culturale dell’Italia del nord-ovest.
Per ulteriore documentazione si
propongono le recenti opere su questi temi e sulla pre-protostoria locale:
- Al di là del Po ci sono
i Salassi, Catalogo della Mostra, Ivrea 2003.
- Ramella P., Ivrea e Canavese,
dalle origini al medioevo, Ivrea 2003.
-
Al di là del Po ci sono i
Salassi
Una interessante mostra, con i risultati
delle ricerche sul campo autorizzate e dirette dalla Soprintendenza per
i Beni Archeologici del Piemonte (Soprintendente dr. Luisa Brecciaroli
Taborelli, direttore scientifico della ricerca dr. Filippo M. Gambari),
è stata inaugurata il 22 febbraio 2003 presso il Museo - Centro
Studi “A. d’Andrade” di Pavone Canavese. Scenario delle ricerche è
stata la Paraj Auta, breve altura tra Ivrea e Pavone posta all’interno
dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
Le campagne di scavo condotte dal
Gruppo Archeologico Canavesano nelle estati 1999-2001, han prodotto risultati
significativi per la protostoria del territorio.
La Mostra, corredata da un elegante
catalogo, presenta materiali fittili, litici, vitrei e metallici oltre
a numerosi pannelli illustrativi ed è suddivisa nei seguenti settori:
- La natura e l’uomo. Ambiente,
geologia ed interventi antropici. La Paraj Auta è un’area di particolare
interesse di carattere geologico, per la flora e per la fauna, oltre
ai vigneti, le aree umide e antichi sentieri tra i boschi.
- L’avventura dell’Archeo-logia.
Le ricerche e le attività del Gruppo Archeologico Canavesano. Oltre
alle ricerche di incisioni rupestri (rilevate alcune centinaia), nelle
campagne delle estati 1999-2001 i soci del Gac hanno ricuperato nell’area
del laghetto, in cima alla Paraj Auta, alcune migliaia di reperti, per
lo più fittili, di cui oltre 500 diagnostici.
I materiali ricuperati sono stati
studiati ed illustrati in una tesi di laurea presentata dal nostro socio
Francesco Ruberto Borel presso l’Università di Torino (a.a. 1999-2000)
dal titolo: “Insediamenti celto-liguri d’altura nell’Italia nord-occidentale
tra l’età del Bronzo finale e l’età del Ferro: il caso del
Monte Appareglio - Paraj Auta”.
- I primi Canavesani. La preistoria
e l’occupazione del territorio. Dal Neolitico medio (4800-3800 a.C.) all’Eneolitico
(3500-2200 a.C.) la presenza umana è attestata nel Canavese orientale
da reperti della cultura. Vaso a bocca quadrata (S. Martino C., Montalto
Dora) e dalle stele litiche di Tina (Vestignè).
Nel Bronzo medio (1500-1450 a.C.)
gli abitati su palafitte del lago di Viverone documentano una vasta presenza
umana nell’area.
- Il mitico Eridano. Commercio,
scambi, esplorazioni nel Bronzo finale. Sviluppo delle attività
commerciali lungo il corso del fiume Po e attraverso la Dora Baltea sino
ai piedi delle Alpi. Di seguito, con trasporti via terra, trasferimento
di prodotti sino al lago di Ginevra. Alla base della Paraj Auta c’era un
porto, terminale dei trasporti via acqua.
- Le porte verso il Nord. La Paraj
Auta nel Bronzo finale. Nell’Anfiteatro Morenico di Ivrea il massiccio
della Paraj Auta domina il territorio. E’ sede di insediamenti umani
dell’età del Bronzo e del Ferro, come documentato dai reperti ricuperati.
- Nuove armi per la guerra, L’avventura
di un metallurgo dell’età del Bronzo. La forma per fusione di tre
modelli diversi di spade in bronzo tipo Erbenheim (Renanica), ricuperata
a Piverone (Ivrea) attesta attività metallurgiche della cultura
dei Campi d’Urne, sul finire dell’età del Bronzo.
- Tra Liguri e Celti. L’età
del Ferro in Canavese. Le stele monolitiche di Chivasso, Lugnacco e Mazzè,
oltre alla tomba principesca a cremazione del tumulo di Perosa Canavese
sono elementi significativi dell’età del Ferro per l’area in studio.
- La prima Eporedia. I Salassi del
Canavese. Nella II età del Ferro la Val d’Aosta e il Canavese sono
attraversati dalle tribù celtiche dei Boi e dei Lingoni che migrano
verso la Valle Padana. Sulle falde del Monte Rosa e sulle rive dei fiumi
e torrenti che scendono dalle Alpi, sabbie aurifere sono sfruttate dalle
popolazioni locali, in particolare sulle aurifodinae della Bessa, nell’Anfiteatro
Morenico di Ivrea. Anche i Salassi, citati da Catone intorno al 150 a.C.,
sfruttano le sabbie aurifere.
- Le tracce dei commerci: i materiali
della Paraj Auta nell’età del Ferro. La Paraj Auta è il sito
più a ovest nel Piemonte ove sinora si è trovato il bucchero
(VI-V sec. a.C.). Ceramiche a vernice nera e un asse romano (coniato da
C. Terenzio Lucano nel 147 a C.) attestano le ultime presenze romane nell’altura.
- Guerre e coloni: la romanizzazione
dei salassi del Canavese. L’invasione delle legioni di Roma del 143 a.C.,
la fondazione di Eporedia (100 a.C.) dopo la sconfitta ai Campi Raudii
dei Cimbri da parte di C. Mario (101 a.C.) e poi la vittoria finale sui
Salassi e la fondazione di Augusta Praetoria (Aosta, 250 a.C.) sono vicende
documentate da autori classici.
- Roma ridisegna il paesaggio: la
centuriazione e la deviazione della Dora. Dopo la fondazione di Eporedia
il territorio viene centuriato ed i romani mutano il corso della Dora Baltea
per motivi economici e strategici.
- La città e la campagna.
Le tracce del popolamento in età romana e medievale.
pietro ramella