Il senatore Massucco mi accoglie
sorridente e cordiale, nella sala luminosa, all’ultimo piano degli uffici
della ditta di stampaggio, ereditata dal padre. Poco lontano il torrente
Piova scorre alle pendici di questo lembo delle Prealpi Canavesane, a pochi
chilometri da Castellamonte.
Si sottopone con pazienza al rituale
dell’intervista.
Massucco, perché in politica?
- Imprenditore, amministratore, e ora senatore. Che cosa l’ha portata alla politica?, gli domando. - “E’ stato il caso, risponde, e l’invito di amici. Io ho il difetto di farmi convincere con facilità”. Dietro al caso, a un insieme di circostanze più o meno occasionali, il desiderio di rendersi utile e di mettere a frutto anche in politica l’esperienza acquisita come imprenditore. Parlare di spirito di servizio, soggiunge, è forse ricorrere a un’espressione abusata, eppure fondamentale. Per questo, confessa Massucco, “non farò il politico a vita. Una cosa del genere non la concepisco nemmeno”.
Cosa si fa in Senato?
- Mi parli della sua attività
di senatore... Quale valutazione dà, per ora, di quest’esperienza
politica?
- “Si lavora molto più di
quanto s’immagini, e di quanto si facesse in passato - annota il senatore
castellamontese -: l’attività frenetica del governo impone ritmi
sostenuti”. A questo si aggiungono le pastoie burocratiche, talvolta imposte
dall’ostruzionismo dell’opposizione, con i controlli snervanti del numero
legale e dei pulsanti... L’attività più interessante è
quella svolta in Commissione “Industria, Commercio e Turismo”. Lì
non ci sono schieramenti opposti e in perenne lite, ma un clima che favorisce
“una buona collaborazione anche con l’opposizione. E’ il ‘teatrino della
politica’, come la chiama Berlusconi, che impone di recitare certe parti,
mentre, dietro, non c’è tutto l’odio e la tensione che si vorrebbe
far credere”. La “X commissione permanente”, di cui Massucco fa parte,
lavora soprattutto intorno a progetti di incentivazione delle attività
produttive, allo scopo di rilanciare un’economia ora in fase stagnante.
Si tratta poi di esercitare un controllo sui prezzi e sulle compagnie di
assicurazione.
- Fuori commissione, mi sembra di
ricordare, senatore, che avesse sollevato il problema sociale della prostituzione...
- “Sì, la mia idea - fa notare
Massucco - è di evitare la prostituzione in pubblico: uno spettacolo
indecoroso e non affatto educativo per i bambini”. Ora le varie proposte
sono state raccolte da una Commissione presieduta dai ministri Prestigiacomo
e Bossi, che sta redigendo un testo definitivo.
- Fra gli altri disegni di legge
da lei presentati, c’è anche quello riguardante l’abrogazione dell’istituto
dei senatori a vita... Perché non li vuole?
- “E’ un’istituzione che risale
allo Statuto Albertino, quando i senatori erano nominati dal Re... Non
si può dire che ora, non essendo eletti dal popolo, rappresentino
davvero la volontà popolare”. E poi si dà il caso che parecchi
non si facciano mai vedere. Salvo il senatore Andreotti, osserva umoristicamente
Massucco, “per l’evidente difficoltà a muoversi dal suo scanno!”.
In ogni caso, propone Massucco, “alle persone che hanno fatto del bene
alla nazione possiamo assicurare altri generi d’onorificenze”.
Perché con quella parte politica?
- Lei ha scelto la Casa delle Libertà,
e il Partito di Alleanza Nazionale. Perché quella scelta? Quali
valori vi ravvisa?
- “Da un punto di vista economico
- dichiara Massucco - sono sempre stato liberale. I valori del liberalismo
so di trovarli nel centro-destra”. Si tratta di una visione dello stato
“alleggerita”, rispetto a quella sostenuta dal “centro-sinistra”. “Per
me lo Stato deve occuparsi di poche cose essenziali: la giustizia, la difesa...
Per il resto deve lasciare spazio agli individui e alla società
civile. Alleanza nazionale, poi, tiene viva l’attenzione ai valori sociali...”.
A proposito di fede e politica...
- Lei è credente... Quale
punto di aggancio vede fra dimensione della fede e quella dell’impegno
politico?
- “Non un impulso diretto della
sfera religiosa sulla sfera dell’azione politica, ma coincidenza di valori.
Non è, la religione, la “molla” per l’impegno politico”. Mi sembra
di capire che per Massucco c’è una netta distinzione fra i due ambiti.
Ciò non gli impedisce di apprezzare sinceramente le dichiarazioni
del Papa in Parlamento, soprattutto per quanto concerne “la difesa dell’identità
cristiana: il Papa ha invitato l’Europa ad aprire le porte a Cristo”. Una
generica apertura alle differenti religioni non autorizza a disperdere
il “bagaglio” cristiano del nostro Paese. Si tratta del tema, recentemente
dibattuto, delle radici cristiane dell’Europa. “Questa è la nostra
origine - osserva Massucco - questa è la nostra cultura, da difendere.
E’ soprattutto una questione di principio. Il riferimento a Dio è
utile alla difesa di un’identità culturale”, fatta salva, naturalmente,
la libertà di coscienza.
Quanto alla pace e ai pacifisti...
- E sulla pace, di cui tanto si discute...?
- “E’ facile gridare: Pace, pace!”.
Massucco mette in guardia nei confronti di un “appello semplicistico”.
“Tutti o quasi sono a favore della pace. Le differenze stanno sul come
raggiungere la pace. E sul come programmarla nei prossimi anni”. “Non mi
è piaciuto, per i termini in cui è stato posto, il referendum
di ‘Famiglia Cristiana’: ‘Sei con Bush o con il Papa?’. La questione non
è, in realtà, così semplice”. Piuttosto che a delle
utopie, occorre pensare a programmi praticabili per disarmare regimi violenti
e pericolosi per la convivenza internazionale.
Il rischio di non saper più ascoltare
- Un’ultima domanda, di carattere
personale: le è mai capitato di pentirsi di essersi dedicato alla
politica?
- “Assolutamente sì - mi
risponde il senatore - in tanti momenti ci si domanda: chi me lo fa fare?
Soprattutto quando si ha l’impressione di non essere capiti... Decisiva
è la consapevolezza di rendere un servizio. Per essere tale, conclude,
quella politica non può essere una carriera a vita. “I politici
di professione rischiano di perdere i contatti con la realtà quotidiana.
Non sanno più ascoltare”.
d.p.a.