Il "provvedimento di tutela" che
la Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio del Piemonte
ha emanato a riguardo dell'area eporediese, su cui dovrebbe sorgere il
"Millennium Canavese" è stato accolto (da molti?) come una grande
seccatura, che ostacolerà o comunque rallenterà la creazione
del megaparco tematico. La grande - sempre secondi i 'molti' - occasione
di sviluppo del Canavese orientale. Se questa è l'opinione diffusa
fra amministratori e cittadini, chi mantiene ancora perplessità
- e fra questi anche il sottoscritto - rischia di passare per oscurantista,
o, semplicemente, per irresponsabile. Come rinunciare, a cuor leggero,
a tante opportunità di lavoro, in tempo di "vacche magre" e di chiusure
di stabilimenti?
Nessuno ovviamente sottovaluta l'emergenza
occupazione (in Canavese e altrove). Si tratta invece di porre a confronto,
disponendo di un'informazione adeguata, i vantaggi e anche i danni che
un insediamento del genere potrebbe arrecare a un'area così bella
sotto il profilo paesaggistico. Come arrendersi all'idea che siano gli
interessi commerciali (piuttosto che quelli occupazionali, siamo sinceri!)
a risultare determinanti in scelte destinate a mutare in profondità
e in maniera irreversibile il nostro ambiente naturale? Un pugno di nuovi
occupati vale una bruttura arrecata al paesaggio? Non vi sono davvero altri
modi di valorizzare questo suggestivo angolo di Canavese, in termini turistici
e occupazionali, senza impoverirne l'attrattiva anche per chi viene da
fuori? "Della vita non si fa mercato", recita lo slogan per la "Giornata
per la vita" di quest'anno. Mi viene voglia di riscriverlo così:
"Della natura non si fa (o non si dovrebbe fare) mercato". E' solo utopia?
E scusate se questa è una
voce fuori del coro...
piero agrano