L'hanno trovata morta a due giorni dal decesso, Jeanne Constant Zabo,
una donna di colore di 49 anni, che molti conoscevano a Bollengo. Una storia
come tante, una vita tumultuosa (l'emigrazione dalla natia Martinica, un
matrimonio e diverse unioni in diversi paesi, dei figli lontani, tanti
lavori svolti qua e là, per sbarcare il lunario…) conclusasi nella
solitudine più totale, in un alloggio di via Marconi a Bollengo.
Eppure erano in parecchi a darle l'ultimo saluto, lo scorso sabato.
Alcune amiche del Quincy Blue Choir di Quincinetto, al momento delle esequie,
le hanno fatto dono di struggenti spiritual e per lei hanno recitato una
bellissima preghiera di don Tonino Bello.
Eppure, al di là di molte simpatie, legate ad un carattere discreto
ma cordiale, "Pamela" (così era conosciuta) Jeanne Constant, era
una donna di colore, un esemplare dei tanti "diversi" (per colore della
pelle, per lingua, cultura, religione…) che incontriamo ogni giorno, che
(spesso) facciamo fatica ad accettare, salvo servircene quando, ad esempio,
occorre lavoro poco retribuito, fuori delle regole, e poco gradito agli
altri.
Davvero la capacità di misurarci con il "diverso" è sempre
di più la cartina di tornasole del grado di civiltà delle
nostre comunità, orientate verso un assetto sempre più multiculturale,
ma in evidente difficoltà ad assumersene tutte le responsabilità.
Quanti e quali volti assume il "diverso" nella famiglia umana? E' il diverso
razziale e religioso, spesso tentato da atteggiamenti e reazioni
intolleranti (vedi le vicende in Nigeria), è il diverso segnato
da qualcosa che lo umilia e lo degrada (leggi: tossicodipendenza,
ma anche infermità mentale e difficoltà relazionali, come
quelle dei ragazzi del centro "Gongolo" di Caluso…). "Diverso", rispetto
ai nostri stereotipi culturali e ai nostri standard di benessere. A Chivasso
l'hanno chiamata "Altri mondi, altri modi" la mostra-mercato di prodotti
organizzata dal Centro di salute mentale. Un segnale, fra i tanti,
di buona volontà, di chi non si limita ad analizzare, discutere,
sentenziare, ma intraprende vie di accoglienza e di valorizzazione concreta
dei "diversi". Perché quegli "altri mondi" acquistino sempre di
più piena cittadinanza nel nostro mondo.
piero agrano