SETTIMO VITTONE - L’itinerario qui
proposto, dal titolo di “Lungo la Dora: da Montestrutto a Castruzzone”,
coincide con un piano di recupero dei valori ambientali insiti nel territorio
attraversato.
La chiesa romanica di San Giacomo
di Montestrutto, molto visibile perché posta sulla rupe, era una
tappa importante per i pellegrini che percorrevano la via francigena: di
ciò è indizio il campanile in facciata che s’incorpora con
il lato meridionale, seguendo i dettami dell’architettura itinerante europea.
Vicino ad essa sorse il castello vescovile.
Più su, incombeva Castruzzone,
un castello monferrino costruito prima del 1171, per intercettare il transito
delle mole, che ci ha lasciato una labile traccia di sé.
Il sistema viario prevedeva allora
diverse diramazioni verso i valloni laterali, derivanti dall’arteria principale:
ma soltanto a Donnas si conserva ancora un tratto di strada romana direttamente
tagliato nella pietra.
Contro il marchese di Monferrato,
Guglielmo il Vecchio, fedele del Barbarossa, si mosse militarmente il comune
molario eporediese, insieme ai vercellesi.
L’atto di pacificazione dopo l’assedio
riporta gli antecedenti, come s’evince dal doc. CLXXVIII del Libro rosso.
La fortezza di Castruzzone era stata costruita proprio con la volontà
di controllare la via commerciale delle macine da mulino.
Il testo, scritto dal notaio Oldeprandus,
ne sottolinea l’arditezza strategica derivante dall’impervia posizione
tale da consentire attacchi subitanei contro i carri che procedevano lenti
lungo la Dora a causa del loro pesante carico.
Ritrovata la concordia, si consente
il passaggio di quattrocento plaustra molarum per castrum uçionem,
ad un pedaggio relativamente basso. Viene estinto, inoltre, ogni maleficio
de merchandia grani.
Tra i consules che trattarono con
il marchese aleramico svolsero un ruolo importante alcuni membri delle
famiglie de Solero, de Civitate e della Torre, ottenendo un esito felice
in quanto vennero autorizzati a transitare “salvi et securi”.
I sentieri tracciati a mezza costa
sono stati riattivati in due punti: dalla chiesa di S. Giacomo di Montestrutto
alla pieve di S. Lorenzo di Settimo Vittone; e da Cesnola a Torre Daniele.
Il disegno dei vigneti che fortemente
caratterizza la zona, formato dalla successione modulare dei pilastrini
topiari, presenta un’armonia paesistica come risultato del lavoro di più
generazioni.
A livello della microstoria anche
il castello di Cesnola, ora ridotto ad un rudere, era adatto alla rapina.
Nella calma del sacro recinto di
Settimo Vittone, di fronte al battistero, rimane a cielo aperto il sarcofago
in pietra d’età alto-medievale di Ansgarda, sorella di Anscario,
per rievocare la memoria della “grande marca d’Ivrea”.
Tale reperto è ora tenuto
separato nelle sue due parti: la cassa, prima utilizzata come vasca da
fontana, si distanzia dal proprio coperchio, che ha delle ali rialzate
agli angoli.
Sull’area sottostante insisteva,
in prossimità della Dora, lo xenodochio di San Leodigario, di probabile
fondazione anscarica.
La carità s’esercitò
solerte nel luogo di confine dove la valle d’Aosta incontra la terra di
Canavese: protetta dall’alto da un San Cristoforo gigante, raffrescato
da Guglielmo d’Orta, nel Duecento, in veste di regale viandante.
aldo moretto