MAGNANO - Mettere in circolo nell’intera
ecumene cristiana i tesori disseppelliti dalla tradizione spirituale e
teologica d’Oriente: proprio su quest’obiettivo la Comunità di Bose
svolge instancabilmente la sua missione ecumenica. Così l’oriente
cristiano è messo in dialogo con il Cristianesimo d’Occidente e
con la modernità.
Un itinerario ormai decennale scandito
dai Convegni Ecumenici, che si svolgono a Bose e che coinvolgono esponenti
ecclesiali e culturali, pastori, monaci, teologi e docenti universitari,
provenienti da tutto il mondo, all’insegna, dicono a Bose, di un “pluralismo
rispettoso della diversità ed insieme capace di riscoprire nella
propria tradizione le ragioni dell’accoglienza dell’altro”. 130 partecipanti,
per un convegno veramente internazionale ed interecclesiale.
Quanto ai temi di studio, e alle
figure da riscoprire e da riproporre, la scelta, per la prima sessione
(15/17 settembre), è caduta su Simeone, il nuovo teologo, figura
di spicco nel mondo monastico bizantino intorno agli anni mille, riformatore
ed, al tempo stesso, ancorato alla tradizione più autentica; figura
discussa, al punto che da alcuni era considerato eretico e, dalla chiesa
Ortodossa è venerato come santo. Accostare il pensiero ricchissimo
di Simeone equivale a sondare le caratteristiche peculiari del pensiero
e della vita della Chiesa d’Oriente.
Così Kallistos Ware, vescovo
ortodosso e docente ad Oxford, illustra il tema della deificazione, categoria
tanto importante per la teologia orientale, quanto quasi sconosciuta alla
teologia occidentale. La salvezza dell’uomo ad opera di Cristo non è
solo “riparazione dei guasti” prodotti dal peccato e dal male, ma reale
metamorfosi dell’uomo salvato che ricupera quella dimensione ‘cristica’
con cui è stato creato. Diventare Dio non è, ovviamente,
opera che spetta all’uomo. e Grazia in assoluto, che affonda le sue radici
in quello scambio che - come sostiene soprattutto la teologia dei Padri
- ebbe luogo all’incarnazione: il verbo assume l’umanità, offrendo
all’uomo la partecipazione alla sua divinità.
La deificazione, dunque, opera congiunta
di Cristo e dello Spirito, la cui azione si offre alla percezione e all’esperienza
dell’uomo. E’ un tratto caratteristico del pensiero di Simeone, che afferma:
“Non dire di avere lo Spirito, se non lo conosci”. Una conoscenza che è
consapevolezza di fede, fatta di esperienza, e che si connota come visione.
Anche la visione di Dio non è
impresa umana, ma frutto di un’illuminazione dello Spirito, cui corrisponde,
come compito sul versante umano, la purificazione degli occhi e del cuore.
La base, infatti, di ogni tentativo di conoscenza di Dio, non è
per Simeone di ordine speculativo: consiste nell’osservanza dei comandamenti,
come frutto dell’azione dello Spirito Santo.
A questo punto s’inserisce la dottrina
dei sensi spirituali. Nella visione di Dio, infatti, secondo Simeone, si
diviene ciò che si contempla. L’intera persona, spirito e carne,
è coinvolta e toccata da questa visione/illuminazione. Per Simeone
si tratta soprattutto dell’ apparire alla Luce divina, che stabilisce una
sorta di circolarità fra il vedere e l’essere veduti: “Chi vede
Dio sa e ‘sente’ che Dio lo vede”. In questa percezione dell’unità
di Dio, (che è più che la somma di tutti i beni) il credente
(e non solo il mistico raffinato) si percepisce come “uno” e singolare.
e’ nello stare “davanti a Dio” che si avverte e si costruisce la propria
individualità. Uno spunto che avvicina Simeone alla cultura della
modernità, attenta alle dimensioni soggettive, come rivela uno dei
pochi studiosi italiani che abbia svolto una relazione, Basilio Pedrà
(Firenze). C’è ancora una conseguenza ecclesiale, che merita di
essere rilevata, fra i tanti, ricchissimi, spunti offerti al Convegno.
Simeone, pur avvertendo una certa tensione fra grazia ed istituzione, esperienza
mistica ed organizzazione giuridica, non la enfatizza al punto di farla
diventare contrapposizione ecclesiale e dal ricorso agli strumenti che
le sono necessari. Resta l’intuizione che il Metropolita Kallistos si spinge
a chiamare personalistica: le persone valgono più delle regole,
e queste contano solo se interpretate in un contesto personale ed interpersonale.
d.p.a.