CALUSO - L'ha introdotto, primo e
unico tra i consorzi socio-assistenziali piemontesi, il Ciss-ac: è
l'"assegno di cura" e ora, dopo i primi sei mesi di sperimentazione, si
tirano le somme dell'iniziativa.
"Sappiamo bene - spiega il presidente
del Ciss-ac, Elio Lepore - che assistere un anziano non autosufficiente
tra le mura domestiche è una fatica non indifferente; sappiamo anche
che il ricovero in casa di riposo ha costi molto elevati per la collettività
e, solitamente, è problematico per l'assistito, che viene sradicato
dal suo ambiente familiare e dal circolo di affetti". Ecco quindi l'idea
del Consorzio intercomunale per i servizi socio-assistenziali di Caluso
(che coinvolge i 19 Comuni della ex Ussl 41): proviamo a riconoscere, a
chi assiste gli anziani in casa, una piccola quota che vada a contribuire
alle spese che si devono sostenere, quota da corrispondere in soldi o,
direttamente, in prestazioni di assistenza domiciliare.
"Abbiamo lanciato la proposta -
aggiunge il presidente - stimando di avere un certo numero di richieste,
mentre ne sono arrivate molte di più: addirittura 114. Si pensi
che nelle Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali, del nostro territorio
sono ospitate 87 persone, e altre 104 sono in lista d'attesa; ad esse si
aggiungano queste 114 che, avendo i requisiti, hanno ottenuto i contributi,
e chissà quante altre che, pur avendone diritto, non hanno fatto
richiesta... Sono dati che dovrebbero far riflettere".
Nel bilancio 2001, per questa iniziativa,
il Ciss-ac aveva destinato in un primo tempo 50 milioni delle vecchie lire;
quando ha avuto in mano il numero totale di richieste, è risultato
evidente che quella cifra era veramente esigua; la Regione, pur plaudendo
all'iniziativa, ha fatto sapere che contributi non avrebbe potuto offrirne,
per cui si è dovuti arrivare all'approvazione del consuntivo del
consorzio per poter rendere disponibili altri soldi, precedentemente accantonati
in vista di altre necessità. Alla fine, per i sei mesi del 2001,
sono stati stanziati 190 milioni di lire.
"I contributi - dice Lepore - sono
variabili, da un minimo di 1 milione 200 mila lire a un massimo di 2 milioni
800 mila lire: si è tenuto conto, per fare questa differenziazione,
di vari parametri, come il numero di familiari in grado di assistere l'anziano,
il grado di non autosufficienza dello stesso, il numero dei non autosufficienti
nel nucleo familiare... Ci sono stati contatti con l'assistente sociale,
che ha potuto stilare brevi relazioni per ciascuno degli assistiti, permettendoci
di quantificare gli interventi".
L'iniziativa è stata lanciata,
si sono ingenerate aspettative, e ora non può essere abbandonata.
E così, anche se i fondi sono scarsi, verrà ripetuta anche
per il 2002. "Lo stanziamento - annuncia - è pari a quello dello
scorso anno, ovvero 380 milioni di lire, perchè dobbiamo considerare
due semestri. Alcuni degli assistiti sono nel frattempo mancati, ma altri
potrebbero aggiungersi, avendone i requisiti. Chi aveva già ricevuto
il contributo lo scorso anno dovrà solamente firmare un'autocertificazione
di esistenza in vita e dichiarare il reddito del proprio nucleo familiare,
dal momento che quest'anno abbiamo deciso di introdurre anche questo parametro
per valutare come distribuire i contributi. I nuovi, invece, dovranno presentare
la domanda, per la quale è possibile contattare i nostri uffici
e l'assistente sociale".
Il presidente è soddisfatto,
di questa iniziativa. Sa che, sul tema, esistono due scuole di pensiero
- "E' un problema di carattere sanitario, se ne deve occupare la Sanità
e non l'Assistenza" -; sa che, questo progetto, ha creato qualche imbarazzo
in altri consorzi socio-assistenziali regionali - "Lo hanno fatto a Caluso,
si è saputo, e adesso lo vengono a chiedere anche a noi: ma noi
non abbiamo soldi..." -. "Ma noi che possiamo farci - si chiede -? Se ci
si impegola nel dibattito su chi deve fare che cosa, certe situazioni rimarranno
ferme in eterno; e comunque ogni consorzio ha una propria autonomia gestionale,
e sceglie come meglio spendere i soldi in favore della collettività.
I cittadini avranno tutto il diritto di venirmi a chiedere conto del mio
operato, e io dovrò essere in grado di spiegare le decisioni assunte".
m.s.