IVREA - “PELLEGRINAGGIO” IN TUTTA
ITALIA PER SCUOTERE LE COSCIENZE Donne che implorano
la pace L’incontro con Alba, palestinese,
e Edna, israeliana
IVREA - Giovedì 19 giugno,
nel pomeriggio, ha avuto luogo in Santa Marta l’incontro proposto dalle
“Donne in nero”, con Alba Masroujeh e Edna Zaretsky, palestinese di Nablus
la prima, israeliana di Haifa la seconda, entrambe impegnate da anni in
associazioni che lottano per la pace tra i due popoli.
Le due donne sono giunte da noi
dopo aver tenuto incontri in molte città del Veneto e della Lombardia
nel corso del loro viaggio che continua ora in Italia centrale.
Perché sono venute? Le ragioni
del loro faticoso e “doloroso” peregrinare per le città d’Italia
in questo caldissimo giugno sono molteplici. Le “donne in nero” italiane
hanno fortemente voluto incontrarle per conoscere dalla loro voce la tragedia
che stanno vivendo.
Alba e Edna non solo hanno testimoniato
con i loro volti sofferenti e con le loro espressioni le insostenibili
condizioni in cui sono costrette a vivere a causa della situazione dei
loro paesi e delle loro genti: Alba in Nablus (occupazione, violenze, mancanza
di ogni cosa, paura), Edna in Israele (paura, angoscia, difficoltà
e offese per il suo essere pacifista); ma soprattutto hanno rivolto una
richiesta di aiuto: ci hanno supplicato di far pressione sui nostri rappresentanti
politici , sulle nostre autorità, perché ci sia un intervento
della Comunità internazionale capace di far evolvere in direzione
della pace la situazione della Palestina.
Il pubblico ha seguito con grande
attenzione e partecipazione gli interventi che, dovendo essere tradotti
ed essendo molto articolati oltre che drammatici, lo hanno impegnato intensamente.
Non è possibile in un solo
articolo riferire gli interventi (le trascrizioni saranno pronte tra breve
e potranno essere richieste al Centro documentazione pace di Ivrea).
Mi limito ad indicare alcuni passaggi
salienti. Alba oltre a narrare l’esperienza di violenza e di sopraffazione
subita con la sua gente da parte dell’esercito israeliano e a fare un’analisi
della realtà palestinese, ha sottolineato come sia impossibile costruire
qualcosa di positivo sulla vendetta.
Edna, come sociologa, ha riflettuto
su quali siano i meccanismi che portano gli israeliani e il loro governo
a comportarsi in modo inumano nei confronti del popolo palestinese ed ha
affermato: “Ma le azioni del governo israeliano non sono distruttive solo
per i palestinesi, bensì anche nei confronti del nostro stato. Prima
di tutto perché quando si de-umanizza l’altro, si de-umanizza anche
se stessi”.
Concludo con il documento prodotto
da un gruppo di donne che domenica, 16 giugno, in Israele, ha costituito
un “presidio di rifiuto” (concretizzato in una tenda) e letto da Edna:
“Noi donne israeliane, ebree e palestinesi ci opponiamo all’occupazione
dei territori palestinesi e ci rifiutiamo di prendere parte alla distruzione
del popolo palestinese. Ci rifiutiamo di vivere come nemici. Ci rifiutiamo
di svolgere i ruoli che ci si aspetta che le donne assumano in tempi di
guerra, ci rifiutiamo di pagare il prezzo economico e sociale dell’occupazione.
Ci rifiutiamo di essere costrette all’ignoranza, al terrore e al silenzio.
Ci rifiutiamo di crescere i nostri figli in un clima di guerra, di povertà,
di oppressione. Ci rifiutiamo di rimanere in silenzio”.
maddalena micotti per il centro documentazione pace