La prima “Ave Maria” della storia
è stata detta da Dio, per bocca di Gabriele, in un piccolo paese
sperduto della Galilea, di nome Nazareth. Dio l’ha iniziata, Elisabetta
l’ha continuata, e la Chiesa l’ha accolta e prolungata con una seconda
parte: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori...”. La Trinità
ha riversato la sua gioia nel grembo di quella ragazza, che è diventata
“causa nostrae letitiae”. Nazareth è il luogo della prima “Ave Maria”
ed è il luogo di un “sì”, dell’ “eccomi” che ha cambiato
la storia. Ed è l’ “eccomi” della Chiesa, perché Maria è
la punta perfetta della Chiesa, senza macchia e senza ruga. La Chiesa
nasce sul Golgota, ha la sua Epifania nella Pentecoste, ma a Nazareth c’è
l’anticipo, in profezia. A Nazareth si compie in pienezza la richiesta
del Padre nostro: “sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra”. In cielo ci sono i tre “eccomi”: il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo. A Nazareth c’è una famiglia che, vivendo in modo ordinario,
realizza il progetto di Dio. In modo ordinario: lo scandalo del figlio
del carpentiere di Nazareth (Marco lo chiama “il carpentiere”!), lo scandalo
del Figlio di Dio che per lunghi anni non esce allo scoperto, rimanendo
nell’ordinario, continua e forse cresce nel mondo del terzo millennio,
dove conta chi realizza, chi si afferma e, anche in senso apostolico, chi
raccoglie successi clamorosi. La “pastorale” di Nazareth è una pietra
miliare comunque. Sappiamo che Luca fa di Maria di Nazareth il suo personaggio
tipo. I grandi temi dell’evangelista confluiscono in questa figura, favorita
dalla grazia (kecharitômènê). Maria, per Luca, è
comunque la Chie-sa. La Chiesa non è la gerarchia (anche se necessaria),
non è l’organizzazione, la struttura, ma l’umile popolo credente,
magari persone che non hanno potere di decidere. E’ paradossale: l’opera
di Luca è tutta sull’azione (pensiamo alle figure di Pietro e Paolo
negli Atti), eppure la Chiesa non è né Pietro né Paolo,
ma l’umile popolo che crede: Maria rappresenta questa Chiesa).
Maria è colei che “ascolta”.
Un ascolto non facile, molte volte senza capire (Lc. 2,50). L’arte di Maria
di Nazareth è la lectio divina, è fare una lettura “simbolica”
(contraria di “diabolica”) degli eventi, saldando insieme i fatti strani
che capitano con la Parola di Dio.
Cosa sta sotto questo “martellamento”
di Luca? Forse un pericolo in agguato nella Chiesa: cultura, potere, ricchezza,
protagonismo... Luca sembra stanco di un certo tipo di profezia aggressivo
e sterile che non risolve niente, che scoraggia. La profezia biblica del
Nuovo Testamento è il canto di Maria, il Magnificat: una profezia
non da piazza, umile, mite, gioiosa, incoraggiante, inquietante!
domenico machetta