VALLE SOANA - Anche i primi dati
provvisori dell'Istat relativi al recente Censimento della popolazione
sembrano confermare che lo spopolamento della Valle Soana non accenna assolutamente
ad arrestarsi: anzi, il comune di Ingria rischia seriamente di soffiare
a quello di Moncenisio il “primato” di paese più piccolo della provincia
di Torino.
Moncenisio, 46 residenti, vede comunque
aumentare i suoi abitanti rispetto a dieci anni fa, mentre Ingria, rimasta
con 61 residenti, in forte calo percentuale dal precedente censimento (-25%),
ormai lo tallona sempre più da vicino. E, per restare ai record,
Valprato Soana, alla testata della valle, è il comune della provincia
di Torino con la più bassa densità di popolazione rispetto
al territorio: meno di due abitanti al chilometro quadrato. Ingria, Ronco
Canavese e Valprato Soana, messi insieme, raccolgono poco più di
seicento residenti in tutto, che diventano ancora di meno in inverno: inoltre,
c’è da dire che le giovani coppie stabilmente residenti in valle
sono sempre di meno, e di ciò risente negativamente anche la scuola
elementare di Ronco, l’unica rimasta in Valsoana, ormai ai limiti di “sopravvivenza”
come statale, visto che il prossimo anno scolastico potrà contare
soltanto su sei alunni in tutto. Oltre che di scuole, Ingria è priva
anche di bar e negozi. Senza rivendita di alimentari è da tempo
anche Valprato, seppure ci si augura che quest’anno apra i battenti la
nuova struttura polifunzionale (negozio e pubblico esercizio) realizzata
dal Comune nel piazzale del capoluogo.
Vista la situazione odierna, pare
quasi impossibile credere che, solo 40 anni fa, Ingria contava ancora 400
abitanti, Valprato 450 e Ronco 1.600, ben quattro volte gli attuali residenti,
mentre le scuole erano aperte non soltanto nei capoluoghi, ma anche in
molte frazioni oggi completamente disabitate. Dagli anni Ottanta dello
scorso secolo in poi la frana è diventata inarrestabile: hanno chiuso
bar, ristoranti, negozi, discoteche; su molte frazioni è sceso un
cupo silenzio nei lunghi mesi invernali; ha cessato di operare l’unica
piccola realtà produttiva della valle ubicata a Valprato. Poi il
dramma delle alluvioni, quasi un estremo grido di dolore di una montagna
abbandonata dall’uomo. Fatta di case belle e comode ma irrimediabilmente
vuote per undici mesi all’anno, mentre prati e campi si trasformano in
boschi ed i boschi in foreste impenetrabili dove i sentieri sono ormai
scomparsi e le tracce della colonizzazione alpina vengono cancellate.
Un mondo in estinzione: questa è
oggi, al di fuori di ogni retorica e al di là di ogni facile ottimismo,
la valle Soana. E anche se il futuro è imprevedibile e tutto
potrebbe ancora succedere, in alcune realtà, si è già
probabilmente superato il cosiddetto “punto di non ritorno”, laddove cioé
la situazione socio-economica risulta così compromessa e la popolazione
effettivamente residente così esigua e per lo più anziana
da non poter più ragionevolmente ipotizzare la concreta possibilità
di innescare un’inversione di tendenza. Ed in questi casi, spiace dirlo,
l’estinzione definitiva della specie “montanaro” diventa inevitabile: purtroppo
è solo questione di (poco) tempo, e poi una civiltà alpina
vecchia di secoli, che seppe affrontare e vincere sfide e avversità
che oggi al solo pensarci ci fanno tremare i polsi, sarà definitivamente
annientata, nell’indifferenza dei tanti che avrebbero potuto e dovuto assumere
iniziative concrete per evitarne il drammatico sfacelo che oggi abbiamo
davanti ai nostri occhi.
marino pasqualone