TORINO - La Regione Piemonte
e il Gruppo Abele lavoreranno insieme per favorire il reinserimento sociale
delle persone straniere immigrate, vittime di abuso e di sfruttamento.
Lo stabilisce una delibera della Giunta regionale, approvata su proposta
dell'assessore alle Politiche sociali Mariangela Cotto. L'iniziativa, attuata
in base alla legge n. 40 del 1998, si inserisce nelle linee guida della
politica di integrazione sociale a cui il governo regionale dichiara di
volersi ispirare, al fine di creare un clima di accoglienza e di serenità,
non solo per i cittadini immigrati, ma anche per le popolazioni locali.
"E' intenzione dell'assessorato
- asserisce Mariangela Cotto - costruire una rete regionale di soggetti
con cui attivare programmi finalizzati alla realizzazione di misure di
accoglienza, inserimento sociale e lavorativo, formazione ed informazione,
destinati a immigrati, in particolare donne e minori, che manifestino la
volontà di sottrarsi alla violenza e agli abusi".
Proprio per attuare in
concreto questa rete è stato redatto un progetto a carattere regionale,
denominato "Reinserimento sociale di persone straniere immigrate vittime
di abuso e sfruttamento". Per realizzare il progetto, che prevede una spesa
complessiva di 2 miliardi, è stato chiesto un finanziamento al Dipartimento
per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;
la Regione Piemonte interverrà con 600 milioni di fondi propri.
"L'obiettivo prioritario
del progetto - aggiunge l'assessore - è quello di attivare risorse
per dare risposte concrete a donne e minori stranieri che intendono uscire
dal giro della prostituzione e della tratta e che possono elaborare nuovi
progetti di vita o di reinserimento nei paesi d'origine, contribuendo al
miglioramento dei rapporti all'interno della comunità locale, incrementando
la percezione di sicurezza".
Il progetto riguarda l'intera
regione, quindi non soltanto le grosse aree urbane, ma anche le zone limitrofe
ove progressivamente è comparso e si sta estendendo il fenomeno
della prostituzione. Non soltanto di donne di provenienza africana: a seguito
dei recenti mutamenti sociali e politici, è aumentata la presenza
su tutto il territorio regionale anche di donne provenienti da Romania,
Albania, Moldavia e più in generale dai Paesi dei Balcani e dell'Est
europeo.
Oltre alla Regione, quale
soggetto proponente, e al Gruppo Abele, quale soggetto attuatore, il progetto
prevede anche la partecipazione delle Province, degli Enti gestori delle
funzioni socio assistenziali e del privato sociale, e si propone la riduzione
dell'allarme espresso dalle popolazioni locali, attraverso la costruzione
di una rete di sicurezza sociale. Lo sbocco finale del progetto sarà
la creazione di borse lavoro, la messa a disposizione di strutture idonee
all'accoglienza e l'eventuale rientro in patria dei soggetti recuperati,
ovvero donne e minori immigrati dediti alla prostituzione.
Si prevede di coinvolgere
200 soggetti bisognosi di percorsi di protezione sociale, di cui un centinaio
in inserimento o reinserimento in strutture di accoglienza, e di assegnare
30 borse lavoro.