Siamo alla conclusione dell’anno giubilare. Si stanno tentando i primi bilanci, ed anche a livello locale non sarà inutile raccogliere la documentazione di quanto è stato fatto, di come il grande evento ha attraversato il nostro Canavese. Mi limito a ricordare il giubileo dei malati e le giornate di agosto con i giovani ospiti da vari paesi, prima delle giornate memorabili di Roma. Ma ognuna delle chiese giubilari della nostra diocesi ha qualcosa da raccontare e mi auguro che nessun frammento vada perduto. Sono i volti ed i momenti del giubileo di casa nostra, che ha fatto meno rumore ovviamente dei grandi eventi romani ma che non ha portato meno gioia e speranza a tante persone. Quindi ne valeva la pena. Come credo ne sia valsa la pena per i numerosi pellegrinaggi diocesani e parrocchiali che hanno puntato su Roma e sulla Terrasanta.
Venerdì 5 gennaio
2001 anche nella nostra Cattedrale, come in tutte le altre del mondo, si
terrà la liturgia di ringraziamento. Spero ci possiamo ritrovare
numerosi per la celebrazione eucaristica delle 15,30. Esito a chiamarla
liturgia di conclusione o di chiusura. Mi pare che questo anno giubilare
abbia avuto piuttosto la funzione di aprirci allo straordinario. Chiudere
vorrebbe dire tornare all’ordinaria amministrazione, ritirare gli addobbi
come si fa ogni anno per il presepio e per l’albero e rinchiuderli nel
cassetto.
Il grande giubileo del
2000 voleva farci aprire gli occhi su due eventi straordinari. Il primo
è quello della venuta di Gesù in mezzo a noi, e nessuna cerimonia
di chiusura potrà mai eliminare il fascino e la luce che ci vengono
dalla sua persona. Il secondo evento straordinario è il momento
storico che stiamo vivendo, con i passaggi e le trasformazioni che sempre
più interpelleranno la comunità cristiana sulla sua missione
di evangelizzazione. Dobbiamo ringraziare il Signore di vivere in questo
tempo, per tutte le sollecitazioni che ci manda e che c’impediscono di
accontentarci di una fede troppo tranquilla, da vivere solo per noi, quasi
un bene spirituale da “consumare” privatamente. Il messaggio del Papa per
la XXXIV giornata mondiale per la pace sul “dialogo tra le culture per
una civiltà dell’amore e della pace” c’invita a non avere paura
del confronto e del dialogo, sempre che la fede ed i valori cui facciamo
riferimento siano vivi in noi.
In questa prospettiva le
“folle” delle celebrazioni giubilari (che poi rapportate alla popolazione
mondiale sono sempre il piccolo gregge evangelico), eterogenee sotto ogni
aspetto, hanno avuto un significato emblematico, prefigurando il contesto
in cui la Chiesa sarà sempre più chiamata a vivere e testimoniare
nel terzo millennio. Il dopo Giubileo sarà molto diverso dagli anni
che lo hanno preparato, anche se ci sembrano ancora vicini.
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