Mentre proseguivano le solite manovre
preelettorali in Italia e Rutelli presentava il suo programma, l'attenzione
era rivolta a Nizza, dove si è svolto un importante summit fra gli
Stati aderenti all'UE.
UNA DELUSIONE? I risultati dell'incontro di Nizza sono
apparsi deludenti, inferiori alle aspettative. Un giudizio così
severo rischia però di non tenere conto delle difficoltà
oggettive. Vi sono Stati dotati di una forte identità nazionale
e potenti. Vi sono Stati di piccole dimensioni che temono di essere schiacciati.
Vi è l'incognita dell'ingresso di nuovi Stati che potrebbe cambiare
gli equilibri esistenti. In questa situazione era difficile pretendere
il raggiungimento di tutti gli obiettivi. Qualcosa si è raggiunto.
Un maggior potere alla Commissione europea, ad esempio, che prefigura
una maggior coesione politica. Gran parte delle decisioni comunque sono
state rinviate. Ogni singolo Stato deve convincersi che senza una unità
politica ed economica l'Europa non potrà pesare sulla storia mondiale.
Inoltre l'Europa ha un insieme di valori che possono incidere positivamente
sul liberismo selvaggio che oggi domina.
LE CONTESTAZIONI Intorno al summit di Nizza si sono svolte
contestazioni, anche violente, da parte dei movimenti contrari alla globalizzazione.
E' fuor di dubbio che le forme violente vanno stigmatizzate. Però
le istanze portate avanti vanno prese sul serio. La globalizzazione è
un processo irreversibile, ma non fatale. In altri termini l'economia e
la vita sociale non possono più essere costrette all'interno delle
frontiere, ma hanno dimensioni mondiali. Però questo processo può
assumere diverse caratteristiche: da una globalizzazione secondo le forme
di un liberismo selvaggio, dove l'interesse dei poteri economici detta
le regole, ad una globalizzazione governata da regole internazionalmente
riconosciute, che penalizzino lo sfruttamento del lavoro, soprattutto quello
minorile. La richiesta di governare la globalizzazione è non solo
legittima ma necessaria se vogliamo difendere i ceti più deboli
dalla prepotenza e la natura dallo sfruttamento selvaggio.
GIUSTIZIA PERSONALE? Diversi fatti in Italia hanno dimostrato
il crescere di una pericolosa tendenza. Quella di farsi giustizia da sé.
L'uccisione di ladri, di aggressori vengono non solo giustificate ma esaltate.
Aumenta il numero di chi acquista armi. Il problema è umano, culturale
e politico. Da un punto di vista umano è difficile valutare chi
compie certi gesti. Spesso esiste un grado di paura che rende poco coscienti.
Qui interviene il punto di vista culturale. Infatti la paura cresce per
una informazione che deforma i fatti, che delegittima le istituzioni e
criminalizza lo straniero. E il punto di vista culturale si unisce a quello
politico. Questa informazione infatti è figlia di forze politiche
che usano la paura per affermarsi. Non importa se l'esito è uno
stile di vita peggiore per tutti. Credo che i politici che si dicono cristiani
dovrebbero combattere questa mentalità, ma è vietato illudersi.