IVREA - Le ferite dell'alluvione
di metà ottobre devono ancora rimarginarsi, ma non è questo
l'unico esame per la A5 Torino-Aosta. Ormai da diverse settimane il tratto
canavesano dell'autostrada è tenuto sotto controllo dai tecnici
del dipartimento di Ivrea dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione
ambientale), che stanno eseguendo i rilevamenti sull'inquinamento atmosferico
e acustico della fascia attorno a questa grande arteria di scorrimento.
Si andrà avanti per alcuni mesi, per usufruire di tutte le situazioni
climatiche. E tra circa un anno (quando il traforo del Monte Bianco dovrebbe
essere riaperto) si ricomincia da capo.
L'obiettivo è semplice:
comparare i dati della situazione attuale con quelli che si otterranno
quando il traffico tornerà ad essere a pieno regime, dopo l'apertura
del tunnel. Gli stessi dati, poi, saranno determinanti per valutare dove
intervenire e in che modo, per tutelare l'ambiente e soprattutto la salute
pubblica. "L'analisi qualitativa - spiega Giovanni d'Amore, direttore dell'Arpa
- viene eseguita utilizzando piante di tabacco e licheni, sensibili rispettivamente
all'ozono e ai metalli pesanti. Successivamente verrà effettuata
un'indagine di tipo quantitativo, questa volta con metodi chimici".
Contemporaneamente, l'Arpa
(il cui progetto è stato commissionato dalla Provincia su sollecitazione
dei sindaci dei paesi attraversati dalla A5) ha avviato la campagna per
valutare l'inquinamento acustico. "Il livello del rumore - spiega Francesca
Gazzani - viene misurato giorno e notte da 4 centraline installate lungo
l'autostrada. Gli stessi rilievi saranno ripetuti dopo la riapertura del
traforo del Monte Bianco, anche in questo caso per comparare i dati". Dalle
prime indagini, comunque, sarebbero già emerse situazioni critiche,
per esempio nella zona di Quincinetto.