La vocazione al sacerdozio,
come tutte le vocazioni, inizia sempre in modo misterioso, in un dialogo
profondo tra il Signore ed il giovane che viene chiamato. Ci possono essere
degli interventi esterni che danno una spinta, che influiscono, ma la scintilla
si accende nel segreto che solo Dio conosce.
Da quel momento inizia
un cammino di discernimento, che normalmente l’interessato non può
portare avanti da solo, e che progressivamente viene preso in mano dalla
Chiesa, attraverso le persone incaricate di accompagnare coloro che si
presentano con questa gioiosa scoperta nella loro vita. Di solito è
così, un momento di grande gioia e di trepidazione, quasi increduli
che il Signore abbia pensato proprio a noi.
Durante il tempo del Seminario
il cammino si struttura, nei momenti di formazione, di studio, di preghiera
comunitaria e personale. E’ il tempo in cui la vocazione si prepara a diventare
chiamata. Non sembri questa una tautologia, anche se i due termini esprimono
lo stesso concetto.
Uno sente la vocazione
ma per diventare diacono o presbitero della Chiesa deve essere chiamato.
E’ il passaggio dalla dimensione strettamente individuale a quella comunitaria,
l’ambito ecclesiale dove la vocazione cessa di essere un desiderio o un’esigenza
personale e diventa un servizio richiesto dal Signore per il suo Corpo.
Nella liturgia dell’ordinazione questo aspetto viene messo in grande evidenza:
al termine di un lungo discernimento il vescovo chiama ufficialmente, di
fronte e con il consenso della comunità ecclesiale. E’ Cristo che
chiama, attraverso il suo Corpo che è la Chiesa. E’ la Chiesa che
chiama, interpretando i segni della vocazione, sempre invocando la luce
dello Spirito Santo.
La giornata per il Seminario
dev’essere vissuta come momento importante di questo compito che coinvolge
tutta una Chiesa particolare.
Non è solo la giornata
destinata ad offrire il sostegno della preghiera e dell’aiuto materiale,
è la giornata in cui la diocesi viene interpellata se vuole ancora
chiamare, se ritiene di aver ancora bisogno di preti, se ha ancora il coraggio
di proporre questa chiamata.
Non può essere solo
qualche voce isolata che chiama, dev’essere la voce di una Chiesa intera.
Preti, genitori, educatori, cristiani impegnati nei vari ambiti e gruppi,
non possiamo limitarci ad aspettare che il Signore chiami, o a pregare
perché il Signore chiami.
Questo è necessario,
ma non dimentichiamo che la strada seguita dal Signore è sempre
quella dell’Incar-nazione: Egli chiama attraverso una Chiesa che osa chiamare.
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