IVREA - QUALCHE SIGNIFICATO
CHE POSSIAMO ATTRIBUIRE ALL’EVENTO
Teresa, padrona
delle missioni
Le reliquie della
santa accolte in diocesi il 10 settembre
Se il peregrinare di Teresa lungo le
strade del Piemonte non è troppo ambiguo, se la minuscola reliquia
contenuta in una mastodontica teca non smentisce troppo la sua previsione
(o speranza) di diventare terra come tutti e d’essere lasciata nel suo
cimitero comune, a Lisieux, dov’era stata sepolta... ci potrebbe almeno
servire per ridomandarci perché mai la Chiesa abbia dichiarato "dottore"
una ragazza che non aveva frequentato neanche le medie, è entrata
in monastero a 15 anni ed è morta, senza aver fatto niente di speciale,
a 24.
Teresa ha cercato per tutta la sua brevissima
ma intensa vita il segreto della santità, - insoddisfatta evidentemente
delle risposte correnti al suo tempo: ed è arrivata a capire e vivere
sempre più radicalmente che questo segreto, questa via è
l’amore, perché sorpassa e raccoglie tutte le altre vie: E’ il Vangelo
stesso - notava già Pio XII - il cuore del Vangelo, che ella ha
ritrovato, ma con quanto fascino e freschezza.
Infatti, Dio è amore, come dice
tutto il NT, ma Teresa si è personalmente convinta che ciò
vuol dire che Dio vuole essere amato, anzi, gli piace essere amato, come
Amore. Ogni altro discorso su Dio, ogni altro sentiero per arrivare a Lui,
rischia di essere fuorviante.
Avviene come un rovesciamento dell’ottica
del rapporto tra l’uomo e Dio, che è Padre. Questo Dio "diventa
un mendicante del nostro amore" - e, come nella parabola del figlio prodigo,
noi facciamo una fatica immensa a capire un Padre che sa solo amare, aspettare,
perdonare - facendo festa, invece che castigando. E il figlio maggiore
protesta continuamente, anche dentro di noi.
Eppure nonostante una vita chiusa in
monastero, donata totalmente al Signore e alle sue sorelle, le sembra di
non aver nulla in mano, di fronte a Dio - proprio come i poveri, la gente
comune, i disperati...
"Alla sera di questa vita io comparirò
davanti a te, Signore, con le mani vuote...".
Le mani vuote, perché il Signore
gliele aveva svuotate di tutti i regali che prima le aveva fatto: la mamma,
morta quando lei era piccola; le sorelle, ad una ad una partite per il
monastero; il papà adorato, ricoverato in manicomio... Ma ancor
più: i suoi ideali di grande santità, in frantumi; la fede
luminosa di cui godeva, accecata, dentro un tunnel nebbioso senza fine;
il fisico corroso dalla tisi...
Le mani svuotate, perché potessero
tenere per mano i peccatori, i piccoli, i missionari... e sentire nella
pelle che le loro mani sono vuote da sempre: eppure proprio per questo
sono i privilegiati del Vangelo.
Anche la Chiesa - oggi forse come mai
- si trova le mani svuotate dei suoi antichi doni, del suo potere, delle
sue pretese, dei diritti acquisiti...: inerme di fronte ad un mondo postmoderno
senza pace e senza speranza, drammaticamente diviso tra pochi ricchi e
troppi poveri; incapace ella stessa di fare comunione neppure tra i cristiani;
impotente di fronte alle turbe di giovani, del terzo mondo soprattutto,
senza lavoro e senza speranza; incerta di fronte alla donna, liberata dal
tradizionale ruolo silenzioso e riduttivo, ma ancora senza voce autorevole.
Ed ecco la Chiesa si ricorda di una ragazza
morta un secolo fa, tanto amata e stimata tra la gente, ma troppo semplice
e sprovveduta, troppo giovane, e per di più donna... Una ragazza,
chiusa in un monastero di Normandia, ma il cuore aperto ai più grandi
orizzonti umani: sposa e madre, martire e profeta, prete e laico, esegeta
e dottore, conquistatore e apostolo... pur di esser vicina a tutti gli
uomini e annunciare il Vangelo contemporaneamente nelle cinque parti del
mondo - e contaminare tutti con il suo segreto. Che è questo: Dio
ama con tenerezza instancabile tutti gli uomini, a cominciare dai più
piccoli, poveri e misseri, perché "la caratteristica propria dell’amore
è abbassarsi".
E’ il cuore dell’annuncio di Gesù,
come è la più appassionata convinzione di S. Paolo. Tutto
il Nuovo Testamento è lì... Certo! Ma ce ne eravamo un po’
dimenticati, affannandoci dietro alle nostre troppe cose da fare e da insegnare.
Ecco il segreto sorprendente, secondo
Teresa:
"...Gesù... voleva fare scoppiare
in me la sua misericordia, poiché ero piccola e debole, si abbassava
varso di me, mi istruiva in segreto sulle cose del suo amore. Ah! Se qualche
sapiente, dopo aver passato tutta la vita nello studio, fosse venuto a
interrogarmi, credo che si sarebbe stupito di vedere come una ragazza di
quattordici anni capiva i segreti della perfezione, segreti che tutta la
sua scienza non gli poteva scoprire, perché per comprenderli bisogna
essere poveri di spirito!..."
Oggi, forse i sapienti della Chiesa hanno
capito, da questa ragazza, che Dio si diverte a rendere i giovani, i poveri,
le donne... più sapienti di loro!
fr. giuliano
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