VIOLENZE E UMILIAZIONI IMPOSTE
DAL REGIME DEI TALIBAN
Guerra contro le donne
La condizione femminile in Afghanistan
oggi
Già da alcune settimane "gira"
per la rete Internet questo documento sulla situazione femminile in Afghanistan;
documento che riportiamo, insieme alla conseguente petizione che, una volta
firmata da 50 persone (alla firma va aggiunta l'indicazione della città
e della nazione in cui si vive), va inviata ai seguenti indirizzi: 1) Mary
Robinson, Alto Commissario delle Nazioni Unite, UNHCHR: webadmin.hchr@un.org;
2) Angela King, Consulente Speciale su Problemi del Genere femminile e
l'Emancipazione delle Donne, presso le Nazioni Unite: daw@undp.org
Il governo dell'Afghanistan
è impegnato in una vera guerra contro le donne. La situazione sta
degenerando a tal punto da indurre una giornalista del Times a paragonare,
in un editoriale, il trattamento cui sono sottoposte le donne a quello
subito dagli ebrei nel periodo che ha preceduto l'olocausto in Polonia.
Da quando i Taliban hanno
preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto indossare il burqua e sono
state picchiate e prese a sassate in pubblico per non avere l'abito corretto,
anche se questo vuole dire semplicemente non avere la maglia che copre
il loro volto fino agli occhi. Una donna è stata colpita a morte
da una folla adirata di fondamentalisti per avere accidentalmente esposto
il suo braccio mentre stava guidando. Un'altra è stata lapidata
per aver tentato di lasciare il paese con un uomo che non era un suo parente.
Alle donne non è permesso lavorare nè presentarsi in pubblico
senza un parente maschio. Le donne professioniste, come ad esempio professoresse,
traduttrici, medici, avvocati, artiste e scrittrici, sono state costrette
a lasciare i loro lavori e ad vivere segregate nelle loro case, cosicché
la depressione sta divenendo tanto diffusa che ha raggiunto livelli di
emergenza.
Non è possibile,
in una società islamica a tal punto estremista, conoscere con certezza
il tasso di suicidi, ma operatori assistenziali stanno valutando che esso
è aumentato considerevolmente fra le donne che non possono trovare
adeguata cura e trattamento per grave depressione e che preferiscono piuttosto
togliersi la vita che sopravvivere in simili condizioni. La casa dove vive
una donna deve avere le finestre dipinte, cosicché lei non possa
essere vista dall'esterno. In casa esse devono portare scarpe che non facciano
rumore, in modo da non essere sentite. Le donne vivono nel terrore per
la loro vita, per l'enormità delle conseguenze del minimo 'sbaglio'
che possono compiere. Non potendo lavorare, le donne che non hanno parenti
maschi o un marito non hanno altra scelta che fare la fame o chiedere l'elemosina
sulla strada (anche se sono laureate). Quasi non vi sono presidi medici
disponibili per le donne, e gli operatori assistenziali hanno quasi tutti
lasciato il paese. In uno dei rari ospedali per le donne, un giornalista
ha trovato donne quasi esanimi che giacevano immobili sui letti, avvolte
nel loro burqua, senza voglia di parlare, di mangiare o di fare altro se
non lentamente deperire sempre più. Altre sono impazzite e sono
state viste rannicchiate negli angoli, dondolandosi o piangendo, la maggior
parte di esse piene di paura. Un medico sta considerando la possibilità
di lasciare queste donne davanti alla residenza del Presidente afgano,
non appena saranno esauriti i pochi medicinali ancora disponibili. Come
pacata forma di protesta.
Siamo al punto in cui l'espressione
"violazioni dei diritti umani" è quasi divenuta inadeguata e priva
di significato. Gli uomini hanno il potere di vita e di morte sulle donne
loro parenti, specialmente sulle loro mogli; ma anche un gruppo di persone
arrabbiate ha tutto il diritto di lapidare o picchiare una donna, anche
a morte, perché ha osato esporre qualche centimetro di carne; o
di offenderla in modo molto pesante.
David Cornwell ha detto
che gli occidentali non dovrebbero giudicare gli afgani per un simile trattamento
perché questo è un "fatto culturale": ma ciò non è
affatto vero. Fino al 1996 le donne hanno goduto una relativa libertà,
potevano lavorare e vestire generalmente come volevano, potevano guidare
l'auto e apparire in pubblico da sole. Fino al 1996. La rapidità,
oltre che l'inaccettabile ingiustizia, del successivo cambiamento è
la ragione principale della depressione e del suicidio. Le donne che una
volta erano educatori o medici, o che semplicemente usufruivano delle libertà
umane fondamentali, sono ora severamente limitate e trattate come sottoprodotto
umano; questo nel nome dell'ala destra dell'Islam fondamentalista.
Non è la loro tradizione o "la cultura", ma è l'esatto contrario
per loro, e costituisce un eccesso anche per altre culture dove il fondamentalismo
è la regola. Inoltre se dovessimo giustificare tutto sul piano culturale,
allora perché atterrire per i cartaginesi che sacrificavano i loro
bambini, per le bambine costrette a essere circoncise in alcuni paesi dell'Africa,
per i neri cui negli anni '30, nel profondo sud degli Stati Uniti, era
proibito di votare, che venivano linciati e furono comunque costretti a
sottostare alle ingiuste leggi di Jim Crow? Ognuno ha diritto a un'esistenza
umana tollerabile, anche le donne in un paese musulmano, in una parte del
mondo che gli occidentali possono faticare a capire. Se l'Occidente può
minacciare e mettere in atto l'uso della forza militare nel Kosovo, in
difesa dell'etnia albanese e in nome dei diritti umani, allora l'ONU, la
Nato e l'Occidente possono certamente (e devono) esprimere il loro pacato
sdegno di fronte all'oppressione, all'ingiustizia e all'assassinio commessa
dai Taliban contro le donne.
* * *
Nel firmare questa petizione,
noi conveniamo che il trattamento attuale contro le donne in Afghanistan
è del tutto inaccettabile, e la lotta contro questa abuso merita
attenzione, appoggio e azione da parte dell'Organizzazione delle Nazioni
Unite, poiché la situazione attuale in Afghanistan non deve essere
ulteriormente tollerata. Quello dei Diritti delle Donne non è un
problema piccolo in nessun luogo, ma in alcuni luoghi assume dimensioni
enormi: è inaccettabile che nel 2000 esista un paese dove, come
in Afganistan, le donne siano trattate come sottoprodotto umano e alla
stregua di una proprietà. Libertà, uguaglianza e decoro umano
sono un diritto di ogni uomo e donna, qualsiasi sia il paese in cui vive.
Anche in Afghanistan.
|
Notizie Flash | Nota
politica | Art 3 | Art 4 | Art
5 | Art 6 | Art 7
|
|
|