Mille dubbi sugli
organismi geneticamente modificati
CALUSO - Ma allora questi Ogm, organismi
geneticamente modificati - il frutto delle biotecnologie, in definitiva
-, che cosa sono: un'opportunità per lo sviluppo dell'agricoltura
e per ottenere prodotti più resistenti ai parassiti e meno necessitanti
di pesticidi; o al contrario un pericolo per la salute e un elemento di
riduzione della biodiversità?
Il convegno dello scorso
venerdì, promosso da Confederazione Italiana Agricoltori, Legambiente
e istituto agroambientale "Ubertini" non è stato in grado di dirimere
la questione - ne lo hanno fatto iniziative di più alto livello
-: ancora troppo poco si sa degli effetti sulla salute e sull'ambiente
degli Ogm, per cui è davvero improbo poter offrire risposte esaustive
e definitive.
In apertura di serata è
stato presentato il risultato della ricerca condotta dai ragazzi dell'Ubertini,
coordinati dalla professoressa Rosanna Vigliocco: un ottimo lavoro davvero,
che ha presentato al pubblico con chiarezza dati e prospettive. Quindi
spazio alla tavola rotonda, coordinata dal giornalista Tiziano Passera.
"Sì alla cautela
- ha detto il presidente provinciale della Cia Lodovico Actis Perinetto
-, sì alla serietà nell'affrontare il tema, no agli allarmismi.
Il mondo agricolo è molto interessato agli sviluppi di questa vicenda,
ma non intende concedersi scatti in avanti. Certo, dobbiamo considerare
il fatto che noi, qui, sulla soia facciamo due trattamenti con fitofarmaci,
mentre i nostri colleghi americani, dov'è ammessa la soia transgenica,
di trattamenti ne fanno uno solo: risparmiano e inquinano meno. Ma attualmente,
e ancora per alcuni anni, non potremo avere garanzie assolute sulla sicurezza
di ciò che viene prodotto, commerciato e consumato".
"Quello che ha noi interessa
- gli ha fatto eco Diego Calabrese della Federconsumatori - è avere
la massima trasparenza nelle informazioni. Noi non vogliamo demonizzare
i prodotti transgenici, ma vogliamo avere la sicurezza che sulle etichette
sia indicato con precisione di che cosa si tratta. Vogliamo che le sperimentazioni
siano molto più controllate di come sono attualmente, e che le notizie
fornite siano complete e chiare. Il fatto è che, attualmente, è
stato stravolto il principio di precauzione: la logica dice che finchè
non siamo sicuri che qualcosa non fa male, dobbiamo temerlo; qui, al contrario,
siamo cavie inconsapevoli, si mettono in commercio questi prodotti per
poi verificare tra qualche anno, sulla nostra pelle, che effetto avranno
fatto".
Ancora più netto
il no di Enrico Moricone di Legambiente, che ha annunciato proposte di
legge che vietino assolutamente l'uso di cibi transgenici nelle mense di
scuole, ospedali, case di riposo… "Per un sacco di anni - ha detto - la
scienza ci ha fornito garanzie a iosa su questo e su quello… Eppure anni
dopo si è scoperto che le garanzie non valevano più, e i
danni erano irreversibili. Non vogliamo che anche questa volta succeda
così. E anche i contadini, che credono di poter risparmiare, non
ne avranno dei benefici, poiché i prezzi del prodotto caleranno,
mentre i semi costeranno di più’’.
Ultimo intervento quello
di Elena Pisani dell'Arpa di Grugliasco. "La nostra prima preoccupazione
- ha sostenuto - è quella della riduzione della biodiversità.
Con queste biotecnologie si sta facendo una vera e propria opera di 'taglia
e cuci' sui geni per migliorare l'organismo finale. Sono cose che avvengono
anche in natura, per la selezione della razza. Ma compiute in modo artificiali,
queste operazioni hanno un impatto troppo pesante sull'ambiente; di fatto
l'immissione 'di botto' in natura non permette all'ambiente di assorbire
il colpo, creando scompensi: la selezione naturale avviene su tempi lunghi,
non nell'arco di una sola generazione".
Non è mancato un
serrato dibattito sull'argomento. Come dicevamo, però, la questione
non è risolta: in merito all'introduzione, nei nostri campi e sulla
nostra tavola, degli organismi geneticamente modificati, sono maggiori
i pro o i contro?
m.s.
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