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    MONTALTO DORA - IL TEOLOGO HA PARLATO DI ECONOMIA, ECOLOGIA E SOCIALITA’
    PRENDERSI CURA DELLA CREAZIONE
    BOFF PRESENTA IL SUO LIBRO DI FRONTE A UN FOLTO PUBBLICO

    Un incontro con Leonardo Boff è un avvenimento. Ed è stato dimostrato dal numerosissimo pubblico che ha riempito l’Anfiteatro comunale di Montalto Dora la sera di venerdì 12 maggio. Un pubblico eterogeneo, si può dire, non dei soliti “addetti ai lavori’’, che ben rispecchia la risonanza del pensiero di Boff. La serata era organizzata dal Comune di Montalto, che quattro anni fa conferì la cittadinanza onoraria al teologo, cui il Sindaco porse un caloroso saluto ed era occasione per presentare il suo ultimo libro “Il Creato in una carezza’’ (ed. Cittadella), che il giorno dopo sarebbe stato presentato anche al Salone del Libro di Torino. 
       Leonardo Boff ha scritto un gran numero di opere, non solo sulla teologia della liberazione, cui il suo nome è comunemente legato, ma anche di argomento ecologico; basta scorrere la bibliografia contenuta nel volume di cui parliamo per rendersene conto, così come dai titoli delle opere citate abbiamo un’idea della vasta ed eterogenea cultura di Boff, che è stato anche docente universitario a Rio de Janeiro. La carezza del titolo è espressione della “cura’’, che è il nociolo del libro, che ha per sottotitol: “Verso un’etica universale: prendersi cura della terra’’, cioè del creato, di tutti gli esseri. 
       Due sono i poli della vita: il lavoro, che ha trasformato la terra, ma che negli ultimi due secoli è diventato una dittatura, creando contraddizioni, divari tra ricchezza e povertà, e la cura, che significa sentirsi coinvolto con gli altri, avere rapporti di tenerezza con tutti e tutto. La cura obbliga il lavoro a non essere distruttivo, è sensibile ai drammi sociali ed ecologici. Il lavoro è un aspetto maschile, la cura femminile. 
       Avere cura della terra, vuol dire rispettarne la sacralità, non consumarne tutte le risorse. Dopo tre secoli di sfruttamento intensivo della terra andiamo verso la catastrofe; già nel 2030 l’attuale stato di cose potrebbe non essere più sostenibile. Tre secoli di cultura occidentale, materiale, che voleva creare l’abbondanza, ha messo al centro di tutto l’economia, sopra anche all’etica ed alla politica. I risultati sono i 2/3 dell’umanità ridotti in miseria e la terra sull’orlo del collasso. 
       Dobbiamo fermare tutto ciò. L’economia deve essere un mezzo, non il fine, bisogna riequilibrare cura e lavoro; questa è la sfida per l’avvenire. Boff ha speranza per il domani: se l’oggi è in crisi, vuol dire che la terra deve finire, ma che deve finire questo tipo di mondo e nascere nuove istituzioni, nuove politiche, nuova cultura. Ci vuole una grande rottura tra vecchio e nuovo. Le Chiese hanno una grande missione in questo processo: fratellanza e solidarietà tra esseri umani e non umani sono valori fondamentali del cristianesimo e segnatamente di San Francesco. 
       La gente oggi ha sete di spiritualità ed anche di questa sete bisogna avere cura. E parlando di cura ai deboli non poteva mancare l’esempio dei bambini di strada del Brasile, cui si devono cure specialissime. Basta un particolare a delineare la situazione: interrogati su quale sia il loro maggior desiderio, i ragazzi delle favelas brasiliane rispondono: arrivare a 25 anni. E poi ancora Boff ci parla del lavoro (o meglio, cura) che volontari svolgono nella sua città, Petropolis, a favore di questi ragazzi (asili, comunità, scuole, cooperative, ecc.), sempre sotto la minaccia della malavita che nessuna forza legale riesce a contrastare. 
       Avere cura è possibile. Il libro di Boff termina con nove brevi biografie di figure esemplari di cura: le madri, Gesù, San Francesco, Fra Antonio, Gandhi, due sconosciute donne, rumene; il brasiliano Josè da Trino, i filosofi cinesi del Feng-Shui. Dice nella prefazione Aldo Terrin: “Abbiamo bisogno di teologi e studiosi come Boff che sappiano pensare in grande, perché forse questo è il solo modo oggi di sperimentare il valore dell’esperienza religiosa e di vivere il senso della nostra fede’’. 
      
    liliana curzio 

     
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