IVREA - LA VITA, LA CULTURA,
LE DIVISIONI, I GIOVANI DI OGGI NELLA BOSNIA DEL DOPOGUERRA
STUDENTI NELLA
CITTA’ MARTIRE, MOSTAR
DUE QUINTE DEL LICEO
“GRAMSCI” HANNO RACCONTATO LA LORO ESPERIENZA
Nello scorso febbraio due classi quinte
del Liceo "Gramsci" (indirizzo socio-pedagogico), accompagnate da 4 insegnanti
sono state a Mostar, in Bosnia, ospiti in famiglie di studenti, per una
settimana. Non si è trattato di una "gita", ma di un soggiorno di
studio e di formazione, più utile, come è stato osservato,
di una gita a Parigi.
Di questa esperienza è
stato presentato un preciso ed articolato resoconto nella mattinata di
sabato 6, nella Sala S. Marta di Ivrea, con la presenza del sindaco Grijuela,
dell'assessore Rao, della Preside Bocca e di un gruppo di professori e
studenti delle scuole superiori di Mostar con le quali era stato organizzato
lo scambio. Infatti un anno fa una cinquantina di studenti e professori
mostarini erano stati ospiti ad Ivrea, in famiglie, nel quadro di un progetto
iniziato un anno prima, nello spirito del legame che unisce Ivrea e Mostar.
Anche per questo il convegno
non è stato fatto nei locali del Liceo, ma in città, perché
è un'esperienza che riguarda tutti i cittadini. Per aiutarci a comprendere
la difficile realtà nella quale i nostri studenti si sono, sia pur
brevemente, immessi, il prof. Savegnago (uno dei partecipanti al viaggio)
ha illustrato sinteticamente le recenti vicende dell'ex-Jugoslavia, complesse
e disastrose, ma tutt'altro che concluse, malgrado gli accordi di Dayton,
non attuati per cui le truppe NATO non possono ancora ritirarsi.
Per operare la ricostruzione
di questi martoriati paesi si è parlato di Cooperazione internazionale,
ma la dott. Molfetta (che dal '93 opera in Bosnia nei campi profughi) afferma
polemicamente che la grande Cooperazione internazionale è costosa,
macchinosa e poco utile; migliori risultati ha la piccola Cooperazione
operata da organismi non governativi, più agile e più controllata,
ma sempre dipendente da fondi erogati dall'alto.
Ancora meglio la Cooperazione
spontanea, come quella effettuata da Ivrea, numerosa in Italia, ad opera
di città, enti, gruppi, in grado di stabilire rapporti reali e sinceri
con gli altri, pur in mezzo a molti errori. Viene chiamata "Cooperazione
decentrata", perché indipendente ed autonoma. "Stiamo attenti -
ammonisce la dott. Molfetta - a come si fa la Cooperazione; essa deve coinvolgere
l'altro, come dice la parola stessa". Questa difficoltà nel realizzare
un intervento veramente utile è stata ben espressa dal giovane bosniaco
Dario Korsic, con parole piene di pathos, applauditissime, che ha sostenuto
la validità dei gemellaggi, che stabiliscono contatti veri, fisici,
perché spesso quello che ci manca, ha detto, è la "tenerezza".
Il "Progetto Mostar", cioè
il gemellaggio tra le scuole di Ivrea e di Mostar, è stato illustrato
nei particolari dalla prof. Nadia Burzio, che lo ha definito "laboratorio
di relazioni umane", perché in essa si ricercano e si producono
contatti, conoscenze, osservazioni tra le diverse realtà. I primi
risultati sono stati sinteticamente esposti al pubblico dagli stessi ragazzi,
che, divisi a gruppi, hanno analizzato diversi aspetti di ciò che
hanno potuto osservare a Mostar, confrontando anche le aspettative nostre
(spesso veri pregiudizi) con la realtà. Ad esempio, la cultura degli
studenti appare ampia, con buona conoscenza delle lingue e buoni rapporti
con i professori; le famiglie sono di pochi membri, con molto rispetto
per il padre e in esse si affrontano argomenti per noi tabù, come
il sesso e la droga. Importante la divisione della città in due
zone: est, musulmana, ed ovest, croata, i contatti tra i giovani delle
due zone sono rari e l'incontro con i nostri studenti è stato per
molti la prima occasione di trovarsi anche con i connazionali dell'altra
sponda e visitarla. All'est la religione islamica è rispettata,
anche se non tutti sono praticanti; il Corano è conosciuto, ma anche
abbastanza la Bibbia; c'è sentimento di tolleranza per le altre
religioni; ad ovest c'è rispetto per la propria religione, ma un
certo senso di superiorità verso l'Islam. Della guerra si parla
di più a est; in tutti una gran voglia di vivere, senza fermarsi
troppo a pensare.
Una bella testimonianza
del viaggio è stata offerta dalle foto scattate dai ragazzi e soprattutto
dal video, nel quale le immagini di Mostar e anche di Sarajevo e di Dubrovnik,
con la loro gente, le rovine, le antichità, i contrasti tra segni
di guerra e di pace, accostate a semplici, ma significative parole, ci
hanno trasmesso le emozioni vissute dai nostri studenti. Per i quali sicuramente
questo viaggio e le relazioni che ci auguriamo continueranno con la Bibbia
costituiscono un cammino di maturazione prezioso.
liliana curzio
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