LA CASA DI ABRAMO
E IL PROBLEMA ACCOGLIENZA
La "Casa di Abramo" dal 1992 è
parte del panorama della città, dove svolge un lavoro prezioso,
probabilmente non da tutti conosciuto, grazie alla volontà e alla
generosità del gruppo che la dirige e che rappresenta (questa è
la caratteristica che ha dato origine all'iniziativa) tutte le Comunità
religiose di Ivrea: Chiesa Cattolica, Chiesa dei Fratelli di Chiaverano
e di Ivrea, Chiesa Valdese, Comunità Ebraica.
L'Assemblea annuale, tenuta
la sera del 31 di venerdì 31 marzo presso la sede di via Torino
217, è l'occasione per ricordare l'attività della Casa e
conoscerne i problemi odierni.
L'anno che si è
concluso è trascorso nel complesso bene; gli 80 ospiti che si sono
avvicendati (qualcuno per pochi giorni, altri ritornando una seconda volta)
hanno tenuto un comportamento corretto, senza creare problemi. La maggioranza
di essi, 49, era di nazionalità marocchina, 11 erano algerini (un
aumento rispetto agli anni scorsi). Ricordiamo che dall'anno di apertura
della Casa gli ospiti sono stati 400. La Casa ha una capienza di 9 posti
ed è sempre completa; stretta è la collaborazione con il
Dormitorio comunale, di 6 posti, aperto dallo scorso ottobre.
Per il futuro una forte
richiesta è stata espressa dal Presidente Bruno Saccuman: quella
di un luogo di accoglienza femminile, la cui necessità si fa sentire
ogni anno più urgente. Ma altrettanto importante il secondo problema:
una Casa di seconda accoglienza, cioè per coloro che trovano lavoro
(per fortuna oggi più numerosi di ieri) e quindi diventano stabili,
ma rimanendo alla Casa tolgono il posto a chi ha bisogno di una prima accoglienza.
Cercano casa, possono pagare, ma non cifre esagerate e tanto meno le somme
di anticipo e caparra richieste. E poi spesso non sono desiderati come
inquilini.
Questo grave problema,
che mette in luce aspetti poco simpatici della nostra città, è
stato ampiamente dibattuto nell'assemblea, con gli interventi anche dell'assessore
alle Politiche Sociali Salvatore Rao e del sindacalista Loris Rossi, invitati
espressamente per cercare soluzioni alla grave sitauzione. Oltre che la
questione alloggio, c'è anche quella della sanità, della
lingua, della conoscenza della legge, dell'inserimento nella nostra cultura.
Nella discussione sono state suggerite alcune linee di intervento, ma soprattutto
è stata affermata la necessità di un cambiamento della città
nei suoi atteggiamenti, è stata auspicata una "battaglia culturale
per la casa".
Attività collaterale
della Casa è il Doposcuola, sorto insieme alla Casa per i ragazzi
stranieri con problemi scolastici, allargato poi alle loro madri e infine
aperto a chiunque, quindi anche italiani. Impossibile precisare il numero
dei frequentanti, variabile secondo le necessità dei ragazzi, appartenenti
a tutte le scuole, dalle elementari alle superiori. Le sedi sono quattro
(Chiesa Valdese, Oratorio S. Giuseppe, Centro del Castellazzo, locali della
parrocchia del Borghetto); li assistono una cinquantina di volontari, quasi
tutti giovani studenti; molti ragazzi frequentano fin dai primi anni del
doposcuola; sono spesso gli insegnanti stessi a indirizzare gli studenti
a questa struttura, di cui evidentemente la città ha bisogno. Così
come ha bisogno di luoghi di incontro per i giovani - ha concluso Carla
Raboglietti , che dirige il doposcuola e ha voluto però esprimere
una nota di ottimismo, constatando la generosità dei giovani che
si dedicano a questi ragazzi. Doppiamo conoscerli, prima di parlare male
della gioventù d'oggi.
Ancora: due sollecitazioni
sono state espresse nell'assemblea: che nuove forze vengano a dare il cambio
alle persone impegante da tanti anni nel direttivo e che nelle nostre comunità
si preghi per la "Casa di Abramo".
liliana curzio
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