|HOME | art 1 | art 2 | art 3 | art 4 | art 5 | art 6 | art 7 |

IL VESCOVO RIPERCORRE UN CAMMINO CHE E’ STATO DIFFICOLTOSO, MA ANCHE MOLTO POSITIVO
30 ANNI DI PRESENZA IN TERRA BRASILIANA
LA COOPERAZIONE DELLA DIOCESI DI IVREA CON BARRA, BARREIRAS E SALVADOR

Sono passati trent’anni da quando è iniziata la cooperazione della nostra diocesi dapprima solo con la diocesi di Barra poi con quella di Barreiras, nata dallo smembramento di Barra, e successivamente anche con l’arcidiocesi di Salvador, capitale della Bahia. Possiamo affermare che il gemellaggio fa parte ormai della storia della nostra chiesa locale, ma questo non deve significare abitudine o assuefazione quando invece motivo ulteriore per lasciarci interpellare sia dal punto di vista ecclesiale sia da quello culturale e sociale. 

Undici presbiteri della nostra diocesi hanno svolto, o stanno svolgendo, il loro ministero in quelle chiese, alcuni per periodi anche assai lunghi. Parimenti molti laici, specialmente giovani, hanno prestato, o stanno svolgendo, la loro opera come volontari accanto ai sacerdoti. Per oltre quindici anni abbiamo avuto la presenza delle suore di Montanaro. Molti anche i gruppi che, specialmente nell’ultimo decennio, sono stati in Bahia per una visita ai centri collegati con noi e questi viaggi hanno sicuramente contribuito assai a far crescere la sensibilità verso le chiese sorelle del Brasile oltre ad offrire una documentazione di prima mano, de visu, sull’opera svolta e sull’impiego degli aiuti raccolti. 

Credo che il bilancio debba senz’altro essere considerato positivo, senza cadere nel trionfalismo o nell’autocelebrazione. Sono state realizzate decine di strutture destinate alla pastorale e alla promozione umana di tutta la popolazione, non solo dei cattolici. Più importante ancora è il numero delle persone che sono state aiutate a crescere, materialmente, ma soprattutto dal punto di vista culturale ed ecclesiale. Oggi s’incontrano da quelle parti donne e uomini impegnati in vari modi a servizio della gente e delle comunità ecclesiali, persone che svolgono il loro servizio grazie agli aiuti ricevuti dalla nostra diocesi. Era precisamente questo l’obiettivo di partenza: far crescere le comunità locali e aiutarle a giungere prima o poi ad essere autosufficienti, almeno dal punto di vista ecclesiale. Resta ancora da fare della strada, ma molta è stata percorsa. 

Questo bilancio positivo non viene intaccato dai nostri limiti, che non potevano mancare. Rispondere sì ad una chiamata, partire per una terra lontana, non annulla problemi e difficoltà che ciascuno si porta appresso, limiti che le comunità brasiliane hanno saputo guardare sempre con grande senso di comprensione, più di quanto non sappiamo fare noi nei loro confronti, portati spesso o a mitizzare o a considerare irrecuperabili aspetti e situazioni umane e culturali. 

Un ruolo particolare in questi trent’anni è stato quello dei vescovi coinvolti nell’esperienza, anzitutto del vescovo Bettazzi e del vescovo di Barra dom Tiago, che diedero il via all’esperienza. Mons. Bettazzi ha seguito passo passo tutto il cammino, visitando regolarmente ogni anno persone e luoghi, credo più di qualsiasi altro vescovo italiano. A Barra si sono succeduti altri tre vescovi, con i quali è continuato un rapporto fraterno. Nella nuova diocesi di Barreiras la presenza ormai ventennale di dom Riccardo ha permesso di approfondire in modo eccezionale la collaborazione e l’affiatamento, in una diocesi che continua a crescere e a sviluppare problemi e risorse. 

Più che fermarci a contemplare quanto abbiamo donato, anche se bisogna ammettere che la nostra diocesi è stata molto generosa, e le cifre dei rendiconti annuali parlano da sole, mi pare importante interrogarci su quanto abbiamo ricevuto e forse anche su quanto non abbiamo ancora saputo ricevere. Un certo stile brasiliano ci ha aiutati qualche volta a portare un po’ di vivacità ne nostri incontri e nelle nostre assemblee, ma credo che dobbiamo ancora molto imparare dalla chiesa brasiliana nel suo insieme, dalla concretezza e dal rigore dei suoi progetti pastorali, dal suo impegno d’inculturazione nelle diverse realtà di un paese grande come tutta l’Europa, dalla sua capacità di fare verifiche, discernimento, revisione di metodi pastorali sviluppatisi proprio in questi trent’anni e che chiedono di essere rivisti e confrontati con le nuove situazioni e problematiche: problema dei senza terra, dei bambini di strada, dei nuovi insediamenti industriali, ma anche delle comunità di base, dei nuovi movimenti e dei reciproci rapporti ecclesiali. 

Sono molte le considerazioni e le domande che possono venire in mente, guardando alla ricchezza di quest’esperienza e la riflessione dovrà continuare da parte di tutta la nostra chiesa. Barreiras, il Brasile, e la quaresima di fraternità che ogni anno rinnova il nostro impegno di cooperazione, costituiscono anzitutto un impegno "missionario’’, di evangelizzazione, e oggi sappiamo per esperienza quanto sia utile per ogni chiesa locale avere una propria dimensione missionaria, in quanto diocesi, oltre a sostenere tutte le altre iniziative analoghe sorte a vario titolo nelle diverse parrocchie. Avere un comune impegno diocesano fa crescere la coscienza missionaria anche a vantaggio delle altre "missioni’’, legate a parrocchie o congregazioni religiose. 

Non è facile sapere fino a quando dovrà prolungarsi la nostra presenza in Bahia, ma è facile pensare che non potremo fare a meno di quest’apertura missionaria, in Brasile o altrove. 
  
+ arrigo miglio

|HOME | art 1 | art 2 | art 3 | art 4 | art 5 | art 6 | art 7 |