BASSO CANAVESE E TORINESE SI
STANNO PREPARANDO
PER INCENERITORE
E DISCARICA PRESTO IL TEMPO DELLE SCELTE
Per inceneritore e discarica è
giunto il momento di stringere i tempi: l'impianto torinese delle Basse
di Stura si esaurirà il 31 dicembre del 2003, per allora sarà
necessario avere individuato soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti dei
comuni che compongono il bacino di utenza torinese, la cosiddetta "area
di pianificazione". E il comitato tecnico costituito tra i rappresentanti
designati dai consorzi Amiat di Torino, Aisa di Chivasso, Torino Nord di
Settimo e Volpiano e Chierese ha, nei giorni scorsi - stando a quanto ha
riportato La Stampa dello scorso venerdì -, indicato quelle che
potrebbero essere le aree ove far sorgere gli impianti in questione: aree
"non inidonee", come il linguaggio tecnico-burocratico dice, in questi
casi.
Quando si trattano argomenti
del genere scatta, pressochè immediato, l'allarme nelle località
direttamente coinvolte dal progetto. Vediamo, allora, quali sarebbero queste
località e quali indicazioni avrebbe fornito il comitato tecnico,
basandosi in primo luogo sul piano provinciale dei rifiuti, che in ognuno
dei quattro grandi bacini in cui è suddiviso il territorio prevede
la realizzazione di un inceneritore e di una discarica (per quella parte
di rifiuti che non può venire trattata termicamente).
I siti individuati per
l'inceneritore - più correttamente, impianto di termodistruzione
- risulterebbero essere 11, rispondenti ad alcune caratteristiche (che
si aggiungono a quelle proposte dal citato piano provinciale): collocazione
all'interno di un'area industriale già esistente, o prevista dal
piano regolatore di quel particolare comune; disponibilità di almeno
20 mila metri quadrati; distanza minima dal camino della prima abitazione
civile di almeno 500 metri. Due siti - sempre a voler dare credito a La
Stampa - sono a Torino, uno in zona Mirafiori, l'altro alla ex Michelin
di corso Romania, in prossimità dell'Auchan; gli altri in centri
minori della provincia, segnatamente ad Andezeno, a Fontaneto di Chieri,
nella ex Lancia di Chivasso, a Foglizzo, a Montanaro, a Poirino, a San
Benigno presso lo stabilimento della Servizi Ecologici, a Torrazza e a
Volpiano.
Per quanto concerne le
zone per la discarica, invece, i criteri aggiuntivi introdotti dalla commissione
tecnica prevedono una disponibilità di almeno 20 mila metri quadrati,
una distanza dalla prima abitazione di almeno 250 metri e una profondità
della falda acquifera, nel punto in cui è più prossima alla
superficie, di almeno 5 metri. E anche in questo caso esistono 11
siti "non inidonei": a Carmagnola, a Chieri, a Foglizzo (sono ben 3), a
Montanaro (2, in questo caso), a Poirino, Pralormo, a Santena o a
Torrazza.
Queste le indicazioni tecniche,
dice il giornale; adesso tocca ai politici fare le loro valutazioni. Basta
prendere visione dell'elenco dei siti indicati per rendersi conto del fatto
che tra i più preoccupati ci possono essere gli abitanti dei paesi
del basso Canavese e del chivassese. Senonchè…
Senonchè la Provincia,
nelle persone della presidente Mercedes Bresso e dell'assessore all'ambiente
Giuseppe Gamba, è intervenuta per fare le sue precisazioni: viene
detto, in sostanza, che il lavoro fin qui svolto dai tecnici è da
considerarsi solo come preliminare; che le aree prese in considerazione
non sono solo quelle indicate nell'articolo; che prima di arrivare a decisioni
politiche, devono essere ancora effettuate le valutazioni di impatto ambientale.
Insomma, si sarebbe fatto dell'inutile allarmismo.
"In effetti - sostiene
Riccardino Massa, sindaco di Montanaro, una delle località più
'citate' come possibile sede di un impianto - ritengo che la presa di posizione
della Provincia sia giustificata. Da quell'articolo si sarebbe potuto dedurre
che siamo prossimi a decisioni che verrebbero prese in gran segreto o quasi.
Invece mi risulta che le aree in questione siano molte di più di
quelle indicate nell'articolo, e che si stia per andare a una fase di analisi
approfondita e partecipata". Massa fa notare come esistano vari motivi
per far ritenere che l'inceneritore potrebbe trovare una collocazione più
idonea in prossimità della città, piuttosto che nei centri
di provincia. "E per quanto riguarda le discariche - aggiunge -, va sottolineato
che stiamo parlando di impianti per stoccare le ceneri dei rifiuti combusti,
non discariche onnicomprensive come quelle di un tempo, che peraltro la
legge attuale non permette più di realizzare. Comunque sia, nulla
è ancora deciso, né una scelta sarà presa a stretto
giro di posta. Una cosa è comunque certa: non si può più
perdere tempo nell'individuare soluzioni, né, in futuro, ci potranno
essere ancora discariche come quella delle Basse di Stura".
Intanto gli incontri tra
i responsabili politici e tecnici dei diversi consorzi si susseguono. Bisognerà
capire, fra l'altro, quale sarà il destino di Amiat, prossima a
trasformarsi in società per azioni, e quale ruolo potranno avere,
in essa, i Comuni che fanno parte dell'area di pianificazione. Ci vorranno,
probabilmente, ancora alcuni mesi per avere le idee un po' più chiare.
m.s.
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