Davide Pace mantenne i contatti con i suoi più stretti
amici-collaboratori attraverso numerosissime lettere,
vergate con personalissima
calligrafia che
spesso,
come per pergamene antiche,
doveva
essere decriptata sia nei segni che nelle parole mutate
in latinismi e arcaismi. "Conio della fervida officina lessica
di cui pertinacemente mi diletto."
Le buste, gialle, erano affrancate con francobolli scelti
fra quelli meno comuni
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