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A
metà del I secolo a.C., circa un secolo dopo la
costruzione della via Postumia, i Romani decisero
di costruire una vera città seguendo le loro
rigide regole ingegneristiche: lo schema della centuria. La centuria era una area sufficiente
alla sopravvivenza di cento legionari congedati e
trasformati in coloni. La centuria teorica era un
quadrato col lato di 710/715 metri, suddiviso in
isolati quadrati col lato di 74 metri; i due assi
principali prendevano il nome di Decumano massimo e Cardo
massimo, normalmente
orientati nord-sud ed est-ovest. A Verona, però, la teoria non si potè
mettere in pratica, perché l'ansa dell'Adige
lasciava uno spazio irregolare e, comunque,
insufficiente. Si decise, quindi, di impostare il
Decumano massimo ed il Cardo massimo secondo un
orientamento diverso, in maniera tale da poterne
mantenere le misure consuete; il Decumano massimo
fu fatto coincidere con la via Postumia. Il resto
della centuria si sviluppò di conseguenza nello
spazio disponibile. Fu, inoltre, costruito un
secondo ponte allineato al Decumano massimo: il
Ponte Postumio, del quale però non ci sono
informazioni sicure.
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Il disegno a sinistra
presenta la pianta della città romana; in giallo
è evidenziata la via Postumia, che all'interno
della città veniva a coincidere con il Decumano
massimo ed attraversava il fiume sul nuovo ponte. In verde
è indicato il Cardo massimo, in azzurro il Foro che si trovava
all'incrocio delle due strade principali ed era
il centro della vita politica, sociale ed
economica della città. Le mura chiudevano
la città lungo i due lati che non erano protetti
dal fiume (sud-est e sud-ovest). In
corrispondenza delle due strade principali si
aprivano le porte della città.
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Nella pianta di Verona
attuale (cartina a sinistra) si può riconoscere
ancora perfettamente l'antico tracciato delle
strade romane (in giallo i decumani, in verde i
cardi). L'antico decumano massimo corrisponde
agli attuali Corso Porta Borsàri e Corso S.
Anastasia, mentre il cardo massimo corrisponde a
Via Cappello. Il Foro si trovava dove ora c'è
Piazza Erbe (che però è leggermente più
piccola del Foro romano). Le strade che non ricalcano quelle
romane sono, di solito, di origine medievale: era
un periodo in cui non ci si curava molto di
seguire degli schemi ordinati.
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Nell'anno 49 a.C.,
Verona era un Municipium
iscritto nella Tribù Poblilia. Il
Municipio romano era una città con cittadinanza
romana governata da propri magistrati; a Verona,
in quel periodo, erano 4: P. Valerius, Q.
Caecilius, Q. Servilius e P.
Cornelius. I 4 magistrati si possono
considerare i fondatori di Verona romana e furono
coloro che appaltarono tutti i lavori per le
mura, le porte e le strade della città. Nel corso dei 2-3 secoli successivi,
Verona, diventata "Colonia Augusta" (titolo onorifico dato ai
Municipi più importanti), si sviluppò
notevolmente. Tutta la città fu abbellita: si
costruirono monumenti e ville, si ricoprirono di
marmi le porte, mentre le mura (che al momento
non servivano più) furono conservate solo a
scopo ornamentale.
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