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L’ASPETTO SPIRITUALE DELL'ENERGIA

“La forma della foglie dell’olmo è stata modellata
non solo dalla selezione naturale della Terra,
ma anche dall’azione dell’intera galassia”

 

Per meglio chiarire alcuni riferimenti che appaiono nel testo, è il caso di premettere che questo scritto è incluso nella dispensa di un seminario di Ki-Therapy, una tecnica che insegna vari protocolli di trattamenti energetici di problematiche psico-fisiche. Si tratta di un percorso che, come nel caso del presente scritto, suggerisce anche spunti di approfondimento interiore, che costituiscono un aspetto non secondario della formazione del guaritore olistico (aspetto “evolutivo”).

 

Abbiamo trattato la guarigione energetica soprattutto attraverso la sperimentazione di tecniche terapeutiche. Quanto più le praticheremo, tanto più ci renderemo conto di quanto siano potenti ed efficaci.

Abbiamo anche compreso quanto il grado di efficienza del terapeuta sia in funzione non solo del suo livello energetico, ma anche della profondità della centratura con la quale si predispone al trattamento e all’ascolto di se stesso e del paziente.

A parità di tecnica ed esperienza, ci sono terapeuti più bravi di altri. Vi sono perciò altri attributi o virtù che concorrono a determinarne la bravura.
E dunque, quali sono le qualità che, predisponendosi alla terapia, il terapeuta dovrebbe vivere profondamente - direi quasi incarnare?

• l’amore, che non ha nulla a che fare con il “sentimento”;
• la compassione, che non ha nulla a che fare con la “pietà”;
• il distacco, che non ha nulla a che fare con il “disinteresse”,
• l’intento non solo di far star meglio il paziente, ma anche di raggiungere lo scopo ultimo della terapia, che è l’armonia tra corpo e spirito, attraverso la purificazione della struttura energetica del paziente, volta a facilitare la sua presa di coscienza;
• il contatto con il Divino, perché la terapia olistica è (o dovrebbe essere) un “ménage à trois”- il paziente, il terapeuta e i cosiddetti Piani Alti, o Sfere Celesti che dir si voglia, cui il terapeuta, lungo tutto l’arco della terapia, rimane - per così dire - “agganciato” per trarre ispirazione e guida.


e infine


• la consapevolezza che la malattia è una lezione, un ostacolo sul cammino evolutivo - e che bisogna ritrovare la strada per andare oltre.

La tecnica di per sé stessa può essere in fondo considerata un tantino meccanica, quasi... asettica. “Asettica” è forse un’aggettivazione un po’ esagerata, ma dà l’idea.
La tecnica conferisce una struttura precisa e sperimentata alla terapia e, se applicata correttamente, garantisce sicuramente risultati positivi. Ma personalmente la sento più come contenitore, che come contenuto, perché in fondo il contenuto è costituito dalle qualità insite nell’Uomo-terapeuta.

Abbiamo già incominciato, nel corso del nostro cammino insieme, a riempire questo contenitore con ingredienti importanti: amore, compassione, distacco, intenzione, consapevolezza e contatto con il Divino.
Manca ancora qualcosa? Forse sì.

Io credo che non abbiamo dato ancora abbastanza importanza all’aspetto spirituale dell’Energia Cosmica e al modo di vivere questo aspetto.
Ed è in questa direzione che cercheremo altre risposte.

Come comprendere che il Tutto si riallaccia all’Uno

Vi racconterò il mio percorso.

Per anni questa storia che il Tutto si riallaccia all’Uno mi era suonata come una specie di slogan, una di quelle frasi ad effetto per iniziati che non mancavano mai nel bagaglio dell’esoterico d.o.c. Erano in parecchi a dirlo, con una ovvietà mista a condiscendente saggezza, come se fosse la cosa più scontata e lampante del mondo. Devo ammettere che mi sentivo una specie di povero sempliciotto, perché non riuscivo a penetrarne l’ermetismo.

In effetti avevo avuto momenti durante i quali mi ero sentito così bene, così integro, e anche così “integrato” con tutto ciò che mi circondava, come in uno stato di grazia, che mi sembrava di sperimentare un lampo di comprensione... Capitava spesso quando avevo modo di immergermi nella natura: alberi, erba, cielo, nuvole, brezza... o anche il mare: il mare visto da fuori e visto “da dentro”: pesci, alghe, giochi di luce, che creavano un mondo così diverso ed estatico di cui, con una stilettata di gioia intensa, riuscivo per un momento ad essere parte, come se riuscissi a “sentire”... come deve sentirsi una foglia, un albero, un uccello, un delfino...
Era emozionante abbandonare i miei confini e fluire...

E un giorno compresi finalmente - o credetti di comprendere... (mai essere troppo sicuri!) che cosa stavo sperimentando: era l’espansione del centro energetico del cuore. Se portavo l’ascolto interiore al chakra del cuore e mi lasciavo andare e scendevo, scendevo sempre più giù, questa indescrivibile sensazione di espandermi e, nello stesso tempo, di aprirmi “per accogliere”, diventava sempre più intensa e seducente. Capii che... non dovevo “capire” niente: dovevo solo aprirmi all’ascolto.

Poi incominciai a praticare la meditazione.

Meditando, quando mi veniva in mente mi abbandonavo ad un gioco. Giocavo ad espandere la mia essenza, la mia energia... magari fino all’Everest; o la proiettavo nell’immensità del Cosmo, a Sirio, alle Pleiadi, nella Cintura Fotonica, oppure sopra un laghetto di montagna, sulle cui acque immobili si rifletteva il cielo con qualche nuvola bianca... o nell’essenza profonda di una secolare sequoia, di una quercia, di un immenso albero di tasso (il maestoso albero che adorna i graveyards, gli intimi cimiteri delle chiese inglesi), che sempre mi accoglievano con indicibile amorevolezza e senza condizioni, come se fossi veramente un vecchio amico che tornava a casa. Mi sentivo molto onorato della loro amicizia!

Le sensazioni, pur mutando di volta in volta a seconda dell’habitat in cui mi proiettavo, erano di gioiosa pienezza... e mi sembrava di assorbire in ogni cellula un’esperienza di cambiamento molto interessante e senz’altro rigenerante: uscivo dai limiti angusti e rigidi della mia individualità, aprivo la gabbia e... sì, in effetti, era molto simile ad una sensazione di libertà.
Non so perché sto usando il passato, perché sono cose che mi capita di fare anche oggi.

Per chi conosce il Reiki secondo l’insegnamento di Usui, il terzo simbolo del 2° livello, tracciato sul limite dell’aura o su un chakra, produce una specie di dissolvenza dei confini personali, favorendo il fluire della nostra essenza nell’essenza cosmica. Attenzione, ricordate il nostro accordo: non dovete accettare acriticamente quello che vi dico. Non “credete”… mai - a nessuno! Provate! È l’unico modo per “conoscere”… Usate il “tatto eterico” che avete imparato ad usare e sperimentate.

Un giorno, trovai una chiara spiegazione di un fenomeno molto importante: l’ologramma.
Detta in due parole, la fotografia olografica si ottiene proiettando un raggio laser attraverso un prisma, che lo scompone in due. Dopo che uno dei due raggi (raggio attivo) ha illuminato il soggetto da fotografare, si ricongiunge all’altro (raggio di riferimento) sul piano di una pellicola fotografica, creando un’interferenza, esattamente come interferiscono i cerchi provocati da due sassi gettati nello stesso specchio d’acqua.
Questa interferenza crea un’immagine virtuale che appare - anzi: “è” - tridimensionale: cioè l’oggetto fotografato può essere osservato davanti, di dietro, di sopra e di sotto.... e la sua prospettiva cambia, a seconda dell’angolatura del punto di osservazione. Magico!

Poi lessi una cosa veramente straordinaria.
Se si ritaglia una piccola porzione di una fotografia olografica e si illumina adeguatamente questa porzione, l’immagine olografica che si osserva sarà quella dell’oggetto originario nella sua interezza! Tagliate una foto in cento pezzettini e in ciascuno di essi rivedrete l’immagine completa! Si deve ad uno scienziato rumeno, J. Dumitrescu, la famosa dimostrazione fatta fotografando olograficamente una foglia. Dalla foto, era stata poi ritagliata una piccola porzione circolare. Illuminando con luce laser questa parte asportata, vi appariva l’immagine olografica dell’intera foglia
Rimasi letteralmente folgorato, perché compresi l’immensità del significato. Il concetto espresso dalla frase “l’Uno nel Tutto” era chiarissimo: l’Uno, cioè la porzione del Tutto, era essa stessa il Tutto.
Anche la famosa citazione del dio egiziano Thot (che i Greci chiamarono Ermete Trismegisto) “Come in altro, così in basso” incominciava ad avere un senso.

A questo punto, l’analogia con ciò che avviene tra le cellule ed il DNA viene spontanea.
È risaputo che ogni cellula incorpora il programma del DNA sufficiente a costruire l’intero corpo: il che vuol dire che da una cellula si può costruire - cioè clonare - l’essere cui tale cellula appartiene.

Però... però è anche vero che ogni cellula, pur contenendo le informazioni per creare il Tutto, ha essa stessa una proprio programma personale: una deve diventare osso, una nervo, una muscolo, una costruisce proteine, ecc. Ognuna ha l’intelligenza per svolgere un proprio ruolo che armonizzerà in modo sublime con l’intelligenza del Tutto, secondo un programma di coordinamento generale.
E vedremo fra poco come questa dualità della cellula ricalchi esattamente la dualità dell’Uomo, confrontato sia con il proprio percorso evolutivo che con il proprio rapporto con il Cosmo, con il Tutto. O forse è più semplice dire… con Dio?.

La coordinazione dei vari ruoli è assolta da una matrice energetica olografica, da una “rete di interferenza” che interpenetra ogni sistema vivente – stiamo parlando dell’aura del corpo eterico. La struttura olografica del corpo eterico guida lo sviluppo del corpo fisico. Forse ora si comprende più facilmente quanto sia importante un’accurata pulizia dell’aura del corpo eterico! L’esistenza di questa aura - vale la pena di ricordare - era stata dimostrata fino dagli anni Trenta dalla elettrofotografia Kirlian.

Basta cercare e le risposte si trovano.
Che dire del cosiddetto “feto auricolare”? Gli agopuntori hanno scoperto che i punti della agopuntura nell’orecchio formano la sagoma di un essere umano in miniatura : il Tutto nell’Uno. La riflessologia plantare ci regala lo stesso messaggio...

Ricapitolando, in ogni cellula vi è l’ologramma dell’essere compiuto e la struttura energetica del corpo eterico di ogni creatura si comporta come un ologramma... Fin qui ci siamo, spero.

Ma sappiamo di avere anche altre reti di interferenza. Lo sappiamo perché le sperimentiamo quotidianamente. Queste altre reti di interferenza agiscono su piani vibratori ancora più sottili e interpenetrano il piano fisico-eterico.
È certa l’esistenza del piano astrale e del piano mentale, dato che viviamo emozioni e produciamo pensieri. I pensieri stimolano le emozioni, che influenzano il corpo eterico, che le manifesta sul piano fisico. È su questo percorso che si fonda il concetto di disturbo “psicosomatico”.
È interessante notare una volta di più che l’input arriva dall’esterno, cioè dai corpi più sottili verso il corpo più denso, non viceversa.

Con il corpo mentale siamo giunti ai confini della nostra personalità, di ciò che identifichiamo come “io”.
Ma la nostra essenza si spinge oltre la personalità. I pensieri sono l’elaborazione mentale, il processo metabolico di idee e concetti astratti che si formano su un altro piano di coscienza - un altro piano di interferenza olografica - ancora più sottile ed universale (nel senso che trascende la personalità), al quale viene dato il nome di corpo causale, o mente superiore astratta.

E infine vi è un altra qualità di energia, ancora più sottile, che è percepibile dall’uomo perché ne avverte l’influenza: è l’energia dello Spirito, anch’essa indubbiamente di natura olografica, che ci stimola ad evolvere, cioè a percorrere il cammino di ritorno al Padre... che inesorabilmente ci spinge a “guardare in alto”verso l’Uno, che è la Fonte del Tutto.

Abbiamo inizialmente circoscritto all’aura eterica l’identificazione della matrice energetica olografica – il che è evidentemente riduttivo… certamente il concetto è da estendere all’aura esterna, vista come il nostro veicolo evolutivo interagente con l’ologramma cosmico. O forse ancora più in là.

In effetti, la fisica quantistica è giunta alla conclusione che la struttura energetica dell’intero universo è in effetti un immenso ologramma cosmico. Se ciò è vero, se il Tutto è l’Uno e viceversa, vorrebbe dire che quello che succede in una minuta particella dell’ologramma energetico influenza l’intera struttura, e che vi è un rapporto di profonda e intima correlazione fra tutte le parti dell’ologramma cosmico... E le implicazioni sarebbero straordinarie e immense.

Significherebbe, per esempio, che, se invio energie di Luce a una particella, il Tutto ne è immediatamente informato - perciò, guarendo una parte... contribuisco a guarire il Tutto. A questo punto, non penso sia azzardato prevedere che, in un futuro abbastanza prossimo, le tecniche di guarigione olistica si ispireranno ad un approccio terapeutico che potremmo definire quantistico-olografico.
La prospettiva evolutiva della fisica quantistica sembra andare proprio in questa direzione.
Nella fisica quantistica già si definisce “paradigma olografico” (oppure, analogia o addirittura metafora olografica) tutto quel corpo di idee, che hanno trovato nel fisico David Bohm e nel neurofisiologo Karl Pribram i padri più autorevoli, e che appunto postulano che la struttura dell’universo sia un reticolo olografico.
In tale visione, il rapporto tra l’Uomo e il Cosmo ricalca esattamente il rapporto tra l’Uno e il Tutto e il significato di un’altra frase che avevo sentito ripetere spesso – “la scintilla Divina in ciascuno di noi” – diventa chiarissimo.

Due parole sul karma.
Alla luce della logica quantistica, anche il concetto di karma trova una perfetta spiegazione olografica. Se siamo parte dell’ologramma cosmico, qualsiasi nostra espressione energetica è registrata dal Tutto, che “risponde” per risonanza.
Solo apparentemente possiamo farla franca, mentre in effetti tutto l’universo “ci vede e sa”, e reagisce secondo le leggi dell’armonia energetica. Sta a noi decidere con quale moneta vogliamo essere ripagati.

Aggiungo che vi è una corrente di ricercatori quantistico-spirituali (dove finisce l’uno e dove inizia l’altro?) che sta esplorando i collegamenti fra il veicolo della nostra evoluzione individuale, che è l’aura (di natura elettromagnetica) ed il reticolo dell’ologramma cosmico. È un nuovo e affascinante campo di indagine e chi volesse approfondirlo può documentarsi sul “Reticolo Universale di Calibrazione”, postulato dalla “EFT Balancing Technique”, una disciplina elaborata da Peggy Phoenix Dubro in collaborazione con il fisico David P. Lapierre.
E per finire - udite, udite! - c’è già una straordinaria definizione pronta per la fisica post-quantistica ed è la fisica della coscienza, coniata dal fisico Alan Wolf nell’ormai lontano1967. Bella, vero? È, come si dice, “tutta un programma”!!
Potremmo porci un’ultima domanda: e se la cellula si rapportasse al corpo, esattamente come la cellula-Uomo si rapporta all’organo-Terra e al corpo-Galassia?

Le convinzioni antiche e le intuizioni più recenti stanno confluendo in visioni concordi di sublime armonia, dalle quali, se prestiamo attenzione, riusciamo a captare un senso di profonda poesia...
Questo senso è ben espresso da Michael Talbot con queste parole: « ... Proprio come ciascuna porzione di un ologramma contiene l’immagine dell’intero, così ogni porzione dell’universo cela l’intero. Questo significa che, se sapessimo come accedervi, potremmo trovare la galassia di Andromeda nell’unghia del pollice della nostra mano sinistra. Potremmo anche trovarsi il primo incontro di Cesare e Cleopatra, perché, in linea di massima, l’intero passato e le implicazioni per l’intero futuro sono anch’esse celate in ciascuna piccola parte di spazio e di tempo. Ogni cellula del nostro corpo cela l’intero cosmo. Così come ogni foglia, ogni goccia di pioggia e ogni granellino di polvere, il che porta un nuovo significato alla famosa poesia di William Blake :

Vedere un mondo in un granello di sabbia
E un paradiso in un fiore selvatico,
Tenere l’infinito nel palmo della tua mano
E l’eternità in un’ora. »

Ecco, oltre a “sentire” che il Tutto si riallacciava all’Uno, a questo punto riuscivo anche a spiegarmelo razionalmente (non per niente ho il Sole in Vergine!). Non solo, mi sembrava di aver scostato una cortina, al di là della quale si apriva un nuovo universo di indagine e di estatica meditazione. E anche di umile e fiducioso ascolto.
Per l’anima degli antichi figli della Terra, ad esempio per quella degli Indiani del Nordamerica, questo sentire era un modo di essere spontaneo come l’aria che respiravano.
Ho tradotto una condivisione di Gregg Braden (v. bibliografia), in occasione di una conferenza che tenne a Seattle nel ‘95. Credo che riassuma bene questo spirito e mi piacerebbe a mia volta condividerla con voi.

Ti sento, Spirito...
Ti sento attraverso le orecchie del mio Spirito Lupo,
Ti sento, Spirito, negli alberi...
mentre il vento mormora tra le fronde che coprono il mio villaggio nella sera
Ascolto la tua voce nell’acqua,
mentre scorre sulle pietre del ruscello che passa accanto alla mia famiglia,
alla mia gente...
Ti sento, Spirito in tutte le cose...
E ti vedo, Spirito...
Ti vedo attraverso gli occhi del mio Spirito Falco,
ti vedo nel viso dei bambini del mio villaggio, quando fisso i loro occhi...
E ti vedo quando guardo le stelle nella volta del cielo notturno,
che copre la mia casa...
Ti vedo al lavoro nelle pennellate del paesaggio dipinto nel deserto che mi circonda... Ti vedo, Spirito, in tutte le cose!
Ti assaporo, Spirito...
attraverso la lingua del mio Spirito Serpente,
assaporo la tua brama per la mia saggezza...
assaporo la tua tolleranza verso il mio apprendimento...
assaporo la tua compassione per l’anima mia.
Assaporo la tua compassione per l’anima mia...


L’applicazione nella pratica terapeutica

Eccola l’ultima tessera del puzzle! O, quanto meno, del “mio” puzzle... (almeno per il momento!!)
Quanto più riusciremo a incarnare la consapevolezza di questa identità tra microcosmo e macrocosmo (le cellule e l’essere di cui fanno parte, l’uomo e Madre Terra con le sue creature, il pianeta e il Cosmo, ecc., ecc.) mentre pratichiamo le nostre tecniche di guarigione, tanto più penetreremo nell’Essenza nostra e in quella del paziente, interagiremo con lui su piani vibratori molto più elevati e saremo veramente efficaci.
In fondo una terapia è anche una meditazione di guarigione.

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