Riassumiamo qui in forma sintetica le conclusioni che il lavoro di analisi effettuato consente di trarre.
Nel complesso l'intero progetto appare fondato su presupposti economici e tecnici inconsistenti ed è stato sostenuto e giustificato con argomentazioni mutevoli a seconda delle circostanze, sovente contraddittorie, in assenza di dati precisi e di ipotesi operative credibili.
In particolare risulta evidente che la scelta di un sistema ferroviario a standard speciale, quale quello oggetto di questa analisi, è stata posta come un a priori che è andato via via cercando le proprie motivazioni. Rivelatasi inconsistente quella della risposta ad una potenziale domanda di trasporto passeggeri è stata battuta la via delle merci senza alcuna seria analisi delle condizioni di questo particolare tipo di trasporto ferroviario.
Ora anche le merci appaiono non essere una motivazione sufficiente; il loro trasporto su linee ad alta velocità, lungi dal risolvere le difficoltà economiche, aggrava quelle tecniche.
In tutta quanta la vicenda la partita dei costi è stata in generale gestita come se non esistesse, tanto è vero che non ci sono stime congruenti dell'entità delle eventuali opere di mitigazione, dell'ammontare degli indennizzi, degli aggravii derivanti dalle varianti e modifiche promessi un po' ovunque alle amministrazioni locali.
Quanto era ed è vero per l'asse iniziale del progetto (TO-MI-NA) si è ulteriormente accentuato nel caso delle diverse diramazioni, raccordi, estensioni quali la TO-Lione, MI-VE, MI-GE. Per queste ultime tratte le valutazioni economiche a giustificazione del tipo di collegamento sono pressoché assenti, ancorché vagamente e genericamente ricondotte al tema delle merci. E' significativo al riguardo che, nel caso della MI-GE, non vi sia una ipotesi di esercizio che tenda a prevedere le modalità di gestione contemporanea di un flusso indeterminato, ma dichiaratamente intenso, di merci ed uno di passeggeri, disperatamente esiguo ma che cionondimeno si pretende a 300 km/h, su di una linea di circa 130 km.
I criteri che dovrebbero guidare la verifica e la ridefinizione del progetto AV fanno sostanzialmente riferimento agli obiettivi generali citati in premessa: si tratta di progettare un ammodernamento ed una velocizzazione dell'intera rete ferroviaria nazionale, finalizzato ad incrementare al più elevato livello possibile la quota di domanda persone e merci orientata al vettore ferroviario.
Per fare ciò, occorre però verificare in dettaglio e con la massima precisione possibile quanta sia, e come si distribuisca, la domanda attuale e quella potenzialmente recuperabile. Partire dalla domanda significa abbandonare una volta per tutte la perversa logica degli investimenti infrastrutturali finora seguita, per cui prima si definisce la soluzione e poi si analizza il problema cui la soluzione dovrebbe rispondere. Partire dalla domanda significa definire le aree strategiche di sviluppo della rete (aree, non linee: trasporto locale, trasporto di media e lunga percorrenza, trasporto merci, intermodalità, ecc.) selezionando gli interventi in base alla loro efficacia nel conseguire gli obiettivi assunti per ciascuna area, preferendo quelle soluzioni in grado di massimizzare i benefici rispetto alle diverse aree problema.
Nella ormai vasta letteratura relativa a studi di fattibilità e progettazione di linee AV disponibile nel nostro paese, ricorrono frequentemente analisi di offerta delle linee che, pur individuando in alcuni e localizzati tratti i punti critici, propongono la duplicazione di intere linee quale unica soluzione per evitare situazioni di saturazione, senza di fatto considerare, se non a titolo di citazione, la possibilità di un intervento "prioritario" là dove effettivamente le linee mostrano una tendenza alla saturazione [nota 27].
Occorre, viceversa, disporre di un aggiornato e dettagliato censimento dei punti critici, che documenti anche le cause della criticità: se il problema è determinato dalle merci, non è detto che la duplicazione degli itinerari esistenti sia la soluzione migliore (le merci presentano evidentemente "linee di desiderio" del tutto differenti dai passeggeri; se il problema è il traffico di persone, occorre garantire comunque l'approdo dei treni alle stazioni "urbane", cercando per quanto possibile di non sacrificare aliquote consistenti di domanda alla maggiore velocità fra gli estremi di tratta (questa, del resto, è la lezione "tedesca").
Si è detto, nelle note precedenti, di quanto paradossale appaia una soluzione di esercizio articolato sulle due linee quale quella prefigurata fra Milano e Bologna, dove il traffico passeggeri si troverà a correre all'esterno dei capoluoghi provinciali presenti lungo la direttrice "storica" (pur risultando il tracciato tangente agli stessi, con tutto ciò che questo significa in termini di impatto ambientale e territoriale) ed il traffico merci continuerà a transitare sulle linee esistenti, ovvero "dentro" le aree urbane.
Ma la stessa paradossale situazione potrebbe verificarsi anche lungo le altre direttrici (Milano-Genova e Torino-Venezia), posti i vincoli, del tutto sottovalutati, che l'esercizio misto merci - passeggeri impone ad una linea AV [nota 28], in termini sia di gestione delle tracce, che, soprattutto, di compatibilità fisica del transito di treni merci ed elettrotreni passeggeri ad altissime velocità (oltre i 220 - 250 km/h).
Ora, che tale soluzione possa porre le basi per un potenziamento complessivo della rete FS appare quanto meno dubbio: si tratterebbe di disporre delle linee sbagliate nel posto sbagliato lungo tutte le principali relazioni servite.
La forma estrema della curva di distribuzione delle relazioni O/D in funzione dei viaggi/giorno è un evidente campanello di allarme: sia perché, come si è visto, le relazioni più corpose sono di fatto escluse dal nuovo sistema, sia perché, soprattutto, la duplicazione delle direttrici principali con le caratteristiche attualmente proposte tenderebbe comunque a consolidare tale situazione, condannando nei fatti la gran parte della rete ferroviaria nazionale ad un repentino declino.
É in questo senso che appare fondamentale dare avvio ad un rapido, ma non frettoloso, processo di ridefinizione di obiettivi e strategie. Un processo che non può ovviamente esaurirsi nell'ambito ristretto di FS SpA (men che meno, in quello ancor più ristretto di TAV), ma che deve coinvolgere tutti i soggetti a diverso titolo interessati alla questione.
Un processo che porta alla definizione di un Master Plan per l'ammodernamento
delle ferrovie italiane del secondo millennio, partendo dalla domanda attuale,
individuando gli obiettivi di sviluppo dei diversi segmenti di domanda,
evidenziando puntualmente le carenze infrastrutturali che ostacolano il
conseguimento di tali obiettivi, predisponendo uno o più scenari
alternativi di intervento e di ammodernamento, e comparando infine tali
obiettivi in ordine ai costi (economico - finanziari, ma anche ambientali
e territoriali) ed ai benefici attesi.
Quanto alle modifiche operative da apportare immediatamente al progetto AV, queste dovrebbero indirizzarsi innanzitutto alla "mitigazione" di tutte le specifiche tecniche e progettuali oggettivamente orientate ad una specializzazione "intrinseca" delle nuove linee.
Un possibile "percorso" da attivare per una ricomposizione dei diversi problemi evidenziati potrebbe essere in primissima ipotesi riconducibile alle seguenti opzioni: