Spettacoli


...un pò in costruzione...


In tutta Italia
scrittori, editori e librai promuovono serate di letture per sostenere la libertà di informazione contro il ddl che vieta la pubblicazione delle intercettazioni

il Caffè Letterario aderisce e sostiene l'iniziativa proponendo a Bergamo
Venerdì 11 Giugno ore 20,30:

IN LIBRERIA PER LA LIBERTA'
letture e canzoni sulla libertà
con Alessandro Mancuso
Letture poetiche abbinate all'interpretazione-illustrazione di canzoni d'autore che avrà un doppio intento. Il primo è quello di riflettere insieme su ciò che il presente governo ci sta togliendo definitivamente (come se non bastasse quanto ci è stato rosicchiato, poco per volta, in modo più o meno silente, negli ultimi vent'anni) in termini di libertà di espressione. Stampa, letteratura, arte, pensiero e cultura in genere sono ormai sotto un tiro incrociato che, dichiarazione dopo dichiarazione, smentita dopo smentita, emendamento dopo emendamento, decreto dopo decreto, la maggior parte degli italiani non ha più (duole dirlo) gli strumenti per valutare in tutta la sua gravità. La maggioranza di noi è troppo distratta a baloccarsi con gli strascichi del consumismo o con le fandonie di un federalismo che sembra quei sonaglietti colorati utili a far star buono il pupo quando ha un po' voglia di rompere le balle. Tocca ad una minoranza che tenta di conservare lucidità il compito di far sentire la propria voce.
Il secondo degli intenti della serata è ancora quello di salutarci.
Vi informo, inoltre, che i miei contatti sono modificati...

Letture sulla libertà nella poesia e della poesia, nella letteratura e della letteratura, dai seguenti autori:
GIOVANNI RABONI, da Le case della Vetra - 1960-1961
Politica estera
FRANÇOIS VILLON, da Poesie diverse II
Ballata delle contraddizioni
PAUL VERLAINE, da Poesie - Primi versi
A Don Chisciotte
WALT WHITMAN, da Foglie d'erba - Epigrafi
Anche se l'uomo che canto
QUINTO ORAZIO FLACCO, da Satire - Libro I
In difesa della poesia satirica
GIUSEPPE PARINI, da Il GiornoMattino
PIER PAOLO PASOLINI, da Le ceneri di Gramsci e da Scritti corsari
Il canto popolare e letture sparse
EDOARDO SANGUINETI, letture sparse
ALDA MERINI, letture sparse
GIORGIO PIOVANO da Canzone del 14 Luglio
Canzone del 14 luglio
EUGENIO MONTALE da La Bufera e altro
Il sogno del prigioniero
CARLO PETRINI da I pallonari (saggio-inchiesta)
ROBERTO SAVIANO da La bellezza e l’inferno
Interpretazioni (e variazioni sul tema) di canzoni italiane d’arte degli autori seguenti:
PIERANGELO BERTOLI, FABRIZIO DE ANDRÉ, GIORGIO GABER,
FRANCESCO GUCCINI, CLAUDIO LOLLI, ROBERTO VECCHIONI.
"Pirata per un quarto d'ora"

    L’argomento di partenza riguarda i momenti della vita in cui a ciascun individuo è dato di “assomigliare ai propri sogni”. Non sogni di carriera, di successi economici e nemmeno sentimentali o familiari, ma sogni di un immaginario, individuale oltre che collettivo, che mettano in contatto con la fantasticheria interiore, l’avventura, il guardarsi vivere di ciascuno con gli occhi del bambino che osservi incantato l’eroe preferito delle letture. E per un momento, anzi, per un quarto d’ora solo, talvolta quell’eroe è proprio lui. Il mondo intorno non lo sa e non se ne accorge ma questo, per gli occhi del bambino di ogni età, ha un’importanza del tutto secondaria.

Purtroppo questi quarti d’ora di eroismo interiore e privato vanno conquistati a caro prezzo; occorre passare attraverso fatiche e lordure del quotidiano che consentono, nello spettacolo, di far emergere sia il lato melanconico e riflessivo che il lato apertamente comico, burlesco e satirico delle canzoni. Si parla quindi anche di piccole vergogne personali così come di grandi vergogne sociali e politiche, e ci si ride sopra, in versi, in rima, in ballata.

L’organizzazione dell’inizizativa è del Prof. Angelo Pagani, insegnante del Liceo ed ex collega di Mancuso. Si tratta di 13 canzoni nuove, legate da inserti parlati in un percorso narrativo e riflessivo unitario, come nella tradizione ormai consolidata del cantastorie genovese.



    Mancuso ha scritto lo spettacolo, che di autobiografico non ha nulla, per un motivo che è invece
squisitamente autobiografico: l’artista, insegnante di lettere nei licei, dopo 18 anni di permanenza a
Bergamo lascia la nostra città per trasferirsi definitivamente nella sua Genova. Ha pertanto avvertito
la necessità di congedarsi da quell’eterogeneo pubblico che lo ha seguito con affetto e interesse in
tutti questi anni, nei locali, nei piccoli teatri, negli auditorium della provincia e nelle scuole superiori.
Presentare un’antologia di canzoni e monologhi già fatti in anni più o meno recenti sembrava un’idea
debole e il congedo sarebbe risultato raccogliticcio e non adeguato all’occasione. Ecco quindi una
produzione tutta nuova, che mantiene lo schema consueto del teatro-canzone di ispirazione gaberiana
ma si stacca dagli accenti puramente cabarettistici per sondare un terreno questa volta più poetico,
visionario e sognante, pur senza rinunciare alla satira civile e di costume.
Le canzoni sono d’impostazione ritmico-melodica leggera, di taglio artistico cantautorale, e presentano
dinamiche testuali ora liriche e narrative ora ironiche e divertenti.
L’argomento di partenza riguarda i momenti della vita in cui a ciascun individuo è dato di “assomigliare
ai propri sogni”. Non sogni di carriera, di successi economici e nemmeno sentimentali o familiari, ma
sogni di un immaginario, individuale oltre che collettivo, che mettano in contatto con la fantasticheria
interiore, l’avventura, il guardarsi vivere di ciascuno con gli occhi del bambino che osservi incantato
l’eroe preferito delle letture. E per un momento, anzi, per un quarto d’ora solo, talvolta quell’eroe, quel
pirata perso nelle avventure mozzafiato dell’esistenza, è proprio lui. Il mondo intorno non lo sa e non se
ne accorge ma questo, per gli occhi del bambino di ogni età, ha un’importanza del tutto secondaria.
Purtroppo questi quarti d’ora di eroismo interiore e privato vanno conquistati a caro prezzo; occorre
passare attraverso fatiche e lordure del quotidiano che consentono, nello spettacolo, di far emergere sia il
lato melanconico e pensoso (è il caso di “Licaone”, storia di un figlio dei fiori fuori tempo già negli anni
Ottanta) che il lato apertamente comico, burlesco e satirico di canzoni quali “La Ford Escort”, “Ho
sognato il lupo di Cappuccetto rosso” o la trascinante ballata del “Condomino”, personaggio schiavo di
ossessioni e normative sulla gestione dei palazzi di città. Ritorna anche l’ormai tradizionale dialogo con la
sgarbata voce preregistrata che fu già del “Bancomat” e del “Servizio ricerca clienti telefonici”, questa
volta impegnata a dare consigli di tipo… psicologico al sempre smarrito e inerme interlocutore nel ruolo
della vittima. Si parla quindi anche di piccole vergogne personali così come di grandi vergogne sociali e
politiche, e ci si ride sopra, in versi, in rima, in ballata.
Mancuso si esibisce da solo, con la chitarra e con l’ausilio di basi musicali preregistrate, rifacendosi alla
formula espressiva del Gaber anni Settanta, quello di Far finta di essere sani che affrontava in solitudine
una scena disadorna da riempire con la voce e con la gestualità.
I monologhi sono scarni, per lo più introduzioni ai brani cantati, con le uniche eccezioni di “In prima
convocazione”, di taglio cabarettistico, e “Aristarco Scartafaccio” significativamente ripreso da una
storia dello spettacolo con cui l’allora giovane insegnante-cantastorie aveva chiuso il suo ciclo genovese
prima di iniziare l’avventura bergamasca che conosce la sua conclusione proprio in questi mesi e con
questa nuova e ultima produzione.

NONOSTANTE TUTTO INSISTO...
e canto

Gaber


Due ore di canzoni teatrali, dalle più comiche alle più impegnate, e l'interpretazione di alcuni monologhi per ripercorrere, voce e chitarra, gli ultimi tre decenni del Novecento italiano attraverso il teatro del SIGNOR "G".

Dal “Signor G” del 1970 a “Un’idiozia conquistata a fatica” degli ultimi anni del XX secolo, Giorgio Gaber ha raccontato l’individuo, l’amore, la politica, la filosofia del vivere quotidiano e l’Italia in genere attraverso canzoni, narrazioni e riflessioni rivolte ad un pubblico molto vasto, eterogeneo, costantemente attento ed appassionato.
Una forma “alta” di cabaret e di canzone, una struttura teatrale semplice, popolare ma linguisticamente e concettualmente ricca di contenuti, hanno costituito il modello di un genere artistico unico, inventato dal cantautore milanese in coppia con l’amico pittore ed intellettuale Sandro Luporini.
Gaber, attraverso la sua espressione, è riuscito ad entusiasmare, divertire, commuovere,
appoggiare l’indignazione civile e politica; sempre contro il potere, sempre lontano dalla normalizzazione politica e dalle etichette che, negli anni, hanno tentato di cucirgli addosso, dopo la sua morte prematura ha conosciuto e conosce un successo costante ed un riconoscimento pressoché unanime, anche in quei settori culturali e politici che solo qualche anno prima sarebbero stati bersaglio della sua satira e delle sue invettive.
Gettonatissimo sulle reti Mediaset da improvvisati e improbabili replicanti,
per questioni che purtroppo sono note a tutti, Gaber è stato molto di più di ciò che viene presentato nei salotti televisivi.
Ricantarlo nella sua dimensione più semplice, e libera dai lustrini dei “grandi presentatori” del piccolo schermo, è un modo per riappropriarci, almeno per una sera, del valore profondo di chi in Tv, negli ultimi decenni, cercava proprio di non andarci. Chissà perché…


Alessandro Mancuso ha improntato tutto il suo ventennale percorso artistico sul genere del teatro-canzone. Si occupava di Gaber all’Università di Genova ai tempi del Grigio
(fine anni Ottanta) e, nonostante tutto, non vuole smettere.

LA LETTERATURA E I CANTAUTORI:
Roberto Vecchioni

Serata a tema, monografica, di letture e interpretazioni (ma ci sono io che canto, non lui...)


LA LETTERATURA E I CANTAUTORI:
Fabrizio De Andrè

Serata a tema, monografica, di letture e interpretazioni (anche in questo caso, purtuppo, ci sono solo io...)