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IL FILTRO

 

Ho da poco acquistato un acquario usato da 60 litri netti e nel filtro a camera ci ho trovato dei cannolicchi, tubetti corti di materiale che sembra ceramica, ci ho azzeccato ? A cosa servono ?

Quei cannolicchi sono proprio di ceramica, sono in materiale molto poroso, in modo da essere colonizzati da grandi colonie di batteri. Sono la parte piu' importante del filtro biologico. L'acqua, passando attraverso tutti i pori dei cannolicchi, viene a contatto con i batteri i quali trasformano le sostanze di rifiuto.

 

 

Mi hanno consigliato di creare un filtro con lana di Perlon, canolicchi e, in mezzo ,uno strato di 300 g di carbone attivo +300 g di carbone iperattivo racchiusi in una calza;la domanda e' : faccio il bene del mio acquario? (acqua dolce)

Secondo me no. Io penso che il carbone attivo o superattivo ( la differenza e' poca ) vada usato solo quando c'e' da "ripulire" l'acqua dopo un trattamento con medicinali o dopo qualche inquinamento. Il carbone assorbe anche tutte quelle sostanze che servono alle piante.

E' importante seguire un ordine preciso nel mettere le cose... l'entrata un po' di Grow-fil quella plastica verde a maglie larghe, per trattenere il grosso, lana di perlon messa a strati e non ammassata, in modo da poter rimuovere lo strato superiore, o uno strato intermedio, e sotto, una buona massa di cannolicchi che non devi MAI muovere. Accanto alla pompa di uscita o poco prima, lasci dello spazio per un sacchettino di carbone, da utilizzare OCCASIONALMENTE, e per non piu' di 5-10 giorni.

 

 

Ogni quanto devo cambiare il filtro nel mio tropicale dolce???

MAI !!!! Un filtro ben avviato e' l'unico modo per stare tranquilli. Io, quando cambio l'acqua, aspiro un po' di sporco dal filtro cercando di muovere il materiale meno possibile. Se, nel primo scomparto del filtro, ci tieni della lana di perlon, vedrai che lo sporco non passera' e quindi non avra' bisogno di essere pulito. Basta lavare la lana quando la vedi troppo sporca.

 

 

Se nell'acquario e' gia' presente un filtro interno con spugna sintetica, lana di perlon e cannolicchi serve anche il filtro sottosabbia tanto publicizzato nelle varie publicazioni?

Se hai un acquario di acqua dolce ti sconsiglio di utilizzare il filtro sotto sabbia che e' piu' dannoso che utile. Forse le pubblicazioni alle quali ti riferisci sono un po' datate, ai nostri giorni penso che nessuno possa consigliare il filtro sotto sabbia in un acquario d' acqua dolce soprattitto se con piante. Il problema principale e che c'e' un alto rischio che si intasi.

 

 

Qualcuno mi sa dire precisamente cosa e' un filtro percolatore??? Ho avuto una risposta vaga dal negoziante e non trovo nessun testo che ne parla.

Si tratta di un filtro biologico, nel quale i batteri aderiscono alle superfici del materiale solido in esso contenuto e sono bagnati dall'acqua da trattare che per caduta fluisce sul materiale solido. Il materiale solido puo' essere di varia natura, ma e' importante che offra un'elevata superficie colonizzabile dai batteri per quantita' di volume occupato e percio' si usano spesso, oltre ai soliti cannolicchi, materiali plastici porosi come bio balls ecc.. Il vero vantaggio rispetto agli altri filtri biologici e' che il filtro non funziona immerso nell'acqua, bensi' materiali solidi e batteri vengono semplicemente lambiti dalla corrente liquida. In tal modo si ha solo un film di acqua che avvolge il materiale ed i batteri ed i processi di scambio degli inquinanti e dell'ossigeno in particolare sono estremamente efficienti. Dunque le rese, a parita' di volume del filtro sono molto piu' elevate rispetto agli altri filtri biologici. Sono comunque leggermente piu' complessi degli altri filtri biologici dal punto di vista idraulico. Infatti deve essere carantita la caduta della corrente di acqua e la sua distribuzione uniforme sul materiale solido e percio', tra l'altro, non possono essere inseriti direttamente all'interno della vasca. La loro alta efficienza fa' anche si' che negli acquari marini, in cui si utilizza uno schiumatoio per rimuovere gli inquinanti organici, non siano consigliati da tutti, in quanto trasformano i composti prima che questi possano essere rimossi dallo schiumatoio. Poiche' i prodotti ultimi della trasformazione sono si' meno inquinanti, ma anche estremamente difficili da rimuovere (si pensi ad esempio ai nitrati) e comunque non eliminabili attraverso lo schiumatoio, molti preferiscono non avere filtri percolatori in acqua marina. La maggiore efficienza di un filtro percolatore consente di ridurre il volume del filtro od il tempo per la trasformazione dei rifiuti rispetto ad un biologico convenzionale (cioe' con il materiale filtrante immerso nell'acqua). Gli svantaggi principali sono:

a) occorre avere un prelievo di acqua dall'acquario (o per sfioramento o con un sifone che pero' in caso di interruzione deve essere in grado di innescarsi di nuovo), l'acqua deve passare per caduta e distribuirsi uniformemente sul materiale filtrante ed una pompa adeguata deve riportare l'acqua in acquario spesso dovendo superare con un'alta portata un dislivello significativo in quanto generalmente tali filtri sono appoggiati a pavimento e la vasca sta in alto. Questo significa una maggiore complessita' idraulica e maggiori spese per il consumo di energia elettrica della pompa che in genere deve avere una potenza relativamente alta;

b) livello di rumore piu' alto che con altri filtri (pero' ad alcuni piace; sembra di vivere in vicinanza di un fiume);

c) evaporazione piu' alta;

d) raffreddamento dell'acqua piu' elevato per effetto della maggiore evaporazione. Questo fenomeno in estate potrebbe rappresentare un vantaggio, altrimenti si hanno maggiori costi per il riscaldamento dell'acqua.

e) Per molti sono "fabbriche di nitrati".

In realta' visto che anche gli altri filtri biologici devono portare a completamento il ciclo di mineralizzazione dell'azoto con i nitrati come prodotto finale, in teoria non vi dovrebbe essere differenza. In realta', quando si utilizzano in parallelo altri sistemi di depurazione dell'acqua che rimuovono parte del materiale organico prima che questo si trasformi (in ammoniaca inizialmente, poi in nitriti ed infine in nitrati), e' importante che questi sistemi abbiano il tempo di attuare la desiderata rimozione. Se il filtro percolatore trasforma i composti organici troppo velocemente in sali (quali sono i nitrati) l'efficienza degli altri sistemi (principalmente lo schiumatoio) si riduce drasticamente. Quindi alla fine si avranno piu' nitrati nell'acqua perche' quasi tutti i composti organici sono stati trasformati e solo pochi sono stati rimossi prima della trasformazione.

 

 

Ho sentito parlare di "filtro di diatomee", che cosa e'?

Per filtro di diatomee si intende un filtro riempito di scheletri fossili di diatomee. Il filtraggio che si ottiene e' quasi puramente meccanico (fisico) cioe' non biologico.

Il vantaggio di tali filtri e' che, data la struttura porosa del letto di diatomee con pori estremamente piccoli, sono in grado di trattenere particelle solide anche finissime ed in gran parte anche batteri, che come noto, sono normalmente di dimensioni relativamente grandi (rispetto a molte molecole ad esempio).

Svantaggi:

-necessitano di un prefiltro per intercettare le particelle piu' grossolane ed evitare di intasare il filtro precocemente.

-il filtro deve comunque essere pulito (o deve essere sostituito il materiale filtrante) relativamente spesso.

-la pompa di circolazione deve possedere una buona prevalenza per fare fronte alle perdite di carico attraverso il letto di diatomee.

-non ha effetti sulla maggior parte degli inquinanti chimici.

Vantaggi:

-il processo e' semplice e veloce (il tempo di maturazione del filtro e' nullo) e dunque e' un filtro adatto anche per interventi di emergenza.

-trattiene anche particelle solide molto fini.

-il costo del materiale filtrante (almeno alla fonte, se non all'utente finale) e' piuttosto basso.

 

 

Qualcuno riesce a darmi una spiegazione di cosa sono e come funzionano i filtri a letto fluido, che eventuali vantaggi e svantaggi danno ?

Un filtro a letto fluido e' invece un filtro biologico esterno costituito da un recipiente solitamente cilindrico entro cui particelle solide (in genere sabbia silicea od altro materiale granulare) sono mantenute in sospensione (fluidizzate) dal passaggio del fluido da "filtrare". Il materiale granulare "fluidizzato" fa' da supporto ai batteri che attuano la depurazione biologica ed aderiscono alle superfici di questo materiale solido. La portata deve essere sufficientemente alta da mantenere fluidizzate le particelle, ma non troppo per evitare che esse vengano trascinate verso l'uscita del filtro. Il vantaggio che deriva dal letto fluidizzato e' che in esso l'agitazione favorisce la disponibilita' per i batteri dell'ossigeno disciolto in acqua e dei composti da degradare, inoltre le piccole dimensioni delle particelle offrono un'elevata superficie disponibile per l'insediamento dei batteri in rapporto alla quantita' del materiale granulare e del volume del filtro (la superficie esterna disponibile per unita' di massa di materiale e' in effetti inversamente proporzionale alla dimensione delle particelle). Per questi motivi i filtri fluidizzati sono, a parita' di volume, normalmente piu' efficienti dei filtri biologici sommersi tradizionali.

 

 

Che cos'è un filtro denitratore?

Il filtro denitratore è un filtro dove si instaurano condizioni di anaerobicità, cioè un livello di ossigeno prossimo allo zero. In queste condizioni si sviluppano batteri anaerobici che trasformano i nitrati in azoto gassoso; quest'ultimo si libera nell'aria ed è innocuo.

Un filtro denitratore può essere realizzato artigianalmente, ma richiede un buon progetto e una persona esperta per la realizzazione, la regolazione e la manutenzione.

Esistono per contro modelli commerciali di varie marche. I migliori modelli dispongono di un apparecchio per il controllo del potenziale redox, un apparecchio che consente di verificare continuamente le condizioni di riduzione che si instaurano nel filtro; possono anche disporre di una pompa dosatrice per dosare con precisione la portata d'acqua o l'alimentazione dei batteri. Un simile denitratore è più facile da usare, ma costoso per via dell'attrezzatura aggiuntiva.

I batteri nel filtro denitratore devono essere alimentati in vari modi, con soluzioni di alcool, o di zucchero, o con specifici prodotti commerciali forniti dalla ditta che produce il filtro stesso.

Il denitratore va usato SEMPRE dirigendo l'uscita dello stesso verso l'ingresso di un filtro ad azione aerobica/ossidante. Gli effluenti di un denitratore possono infatti essere pericolosi se immessi direttamente in vasca.

 

 

Che cos'è uno sterilizzatore a raggi UV? A cosa serve?

E' un apparecchio dotato di una lampada sterilizzatrice a raggi ultravioletti nel quale viene fatta passare l'acqua dell'acquario che viene così esposta all'azione battericida della lampada. La sua azione sterilizzatrice si rivela utile per ridurre la presenza di batteri e altri agenti patogeni che possono causare malattie agli ospiti della vasca. E' usato per lo più da negozianti, allevatori e impianti di stabulazione che non possono permettersi epidemie alle quali sono però particolarmente esposti. E' poco usato invece negli acquari domestici anche per le presunte (ma non meglio accertate per ora) conseguenze negative sulla chimica dell'acqua. Gli sterilizzatori possono infatti causare trasformazioni chimiche indesiderate su alcune molecole organiche presenti nell'acqua come le proteine, ma anche su sostanze inorganiche come i nitrati che verrebbero ridotti in nitriti.

 

 

Che cos'è il filtro a alghe?

Questo tipo di filtro viene utilizzato per il marino e il principio su cui si basa è che le alghe assorbono dall'acqua alcuni composti derivanti dalla trasformazione delle sostanze di rifiuto emesse dai pesci (ammoniaca, nitrati, fosfati), sottraggono anidride carbonica e cedono ossigeno all'acqua, almeno nella fase diurna.

Fin qui sembrerebbe il filtro ideale... . I lati negativi sono che di per sé non può provvedere alla mineralizzazione della sostanza organica (non si parte dall'ammoniaca ma da pipì e pupù e qui devono intervenire i batteri) e che le alghe oltre ai metaboliti primari (zuccheri, lipidi) producono anche metaboliti secondari (terpeni, composti contenenti fenoli) che non sono certo graditi in acquario e producono tra l'altro l'ingiallimento dell'acqua.

Questa è la teoria, la pratica consiste nel realizzare un recipiente adeguatamente largo (l'ampiezza dipende dalla capacità e dal grado di inquinamento della vasca) e alto solo 3-4 cm., ad esempio in PVC.

All'interno si può montare su un telaio una tela per zanzariere, quale supporto per le alghe, di dimensioni tali da entrare a forza nel filtro.

Tutto il filtro è illuminato generosamente 24h/24h. L'acqua deve essere distribuita uniformemente su un lato e scorrere verso il lato opposto dove ritornerà nella vasca. Adey e Loveland che sono i sostenitori dei filtri ad alghe fatti in questo modo ne parlano un gran bene, ma purtroppo non sembra che riescano ad evitare i principali problemi, che vanno dalla manutenzione frequente alla sottrazione di oligoelementi e dall'enorme spazio richiesto all'ingiallimento dell'acqua.

Molti autori concludono che, se lo spazio non è un problema, il f. ad alghe può essere valido per vasche dedicate principalmente ai pesci, ma nelle vasche che ospitano anche invertebrati non sembra abbia permesso di ottenere risultati vicini a quelli ottenuti con altri metodi di filtraggio.

Vorrei aggiungere che, anche con molto spazio a disposizione, i filtri ad alghe non sono in grado di risolvere completamente IL problema principale per cui sono, all'origine, stati concepiti: la solita rimozione dei nitrati e dei fosfati. In effetti da un semplice bilancio dell'azoto risulta che, anche con superfici molto elevate (ad esempio quelle risultanti dalla regola di 2 cm²/litro, ma anche con superfici maggiori) e' possibile rimuovere solo quantita' piuttosto limitate di nitrati, pur con raccolti frequenti di alghe. Il filtro ad alghe sembra invece abbastanza utile (ma non indispensabile) per "stabilizzare" il funzionamento della vasca, anche se non sono da sottovalutare gli inconvenienti prima citati.

In conclusione per acquari con invertebrati gli inconvenienti potrebbero essere maggiori dei vantaggi, mentre per acquari dedicati principalmente a pesci il filtro ad alghe potrebbe risultare comunque insufficiente per lo scopo previsto.

 

 

Cos'e' la prevalenza?

A rigore la prevalenza fornita da una pompa e' l'energia che la pompa fornisce al fluido per unita' di peso del fluido stesso. Di conseguenza la prevalenza ha le dimensioni di una lunghezza e viene percio' misurata spesso in metri (l'unita' di misura dell'energia nel sistema internazionale e' il joule e quella della forza peso il newton; 1 J=1 N x m --> la prevalenza H puo' essere misurata in metri). Tale prevalenza viene utilizzata a grandi linee per:

1) aumentare la velocita' del fluido (dunque movimentare il fluido)

2) fare fronte alle perdite (di carico) nelle tubazioni e nei vari raccordi e valvole

3) fare superare al fluido dislivelli (che e' in pratica quanto tu hai detto). Tutti questi termini compaiono nell'equazione di Bernoulli, utilizzata appunto per il calcolo delle portate di liquidi in tubazioni.

Il fatto importante e' che, per una certa pompa centrifuga, la prevalenza cala all'aumentare della portata seguendo una curva detta "caratteristica", che dipende dalle peculiarita' costruttive ed operative della pompa quali la forma ed il tipo della girante, il numero di giri, ecc. Spesso nelle pompe per uso acquariologico viene indicata solo la prevalenza massima che la pompa e' in grado di fornire, cioe' quella a portata nulla e che quindi rappresenta proprio la quota massima a cui la pompa e' in grado di portare il liquido senza avere nessun flusso del liquido stesso. E' facile ottenere il valore di questa prevalenza massima azionando la pompa collegata ad un lungo tubo verticale e misurando la quota che il fluido raggiunge nel tubo senza che l'acqua esca. Fortunatamente negli ultimi tempi pero' ho notato che anche per molte pompe per uso acquariologico viene riportata la curva che fornisce la prevalenza in funzione della portata. La portata di funzionamento si puo' ricavare conoscendo le caratteristiche del circuito in cui la pompa e' inserita e la curva "caratteristica" della pompa. Se le precedenti voci (1) e (2), cioe' le variazioni di energia cinetica e le perdite di carico nel tubo, negli imbocchi, negli sbocchi, nei raccordi e nelle eventuali valvole sono trascurabili, allora la valutazione della prevalenza fornita dalla pompa e' molto semplice attraverso la curva caratteristica. In tale ipotesi, per esempio se la pompa pesca da un vano in cui la superficie dell'acqua e' 15 cm al di sotto della superficie dell'acqua nella vasca e la tubazione di sbocco e' completamente sommersa nella vasca (non importa a quale profondita' sbocca, basta che sia completamente sommersa), allora la prevalenza sara' 15 cm e la portata sara' quella che fornisce tale prevalenza secondo la curva caratteristica. Se invece lo sbocco e' 5 cm al di sopra della superficie di acqua nella vasca allora la prevalenza sara' di 20 cm e la portata sara' piu' bassa sempre seguendo la curva caratteristica della pompa. Per tubazioni particolarmente lunghe o con la presenza di valvole o molti raccordi, le perdite di carico non sempre sono trascurabili ed il calcolo si complica perche' anche esse dipendono dalla portata. Un'ultima osservazione riguarda l'andamento della prevalenza della pompa che puo' presentare un calo piu' o meno accentuato all'aumentare della portata. Insieme alla prevalenza massima tale andamento e' altrettanto importante. Alcune pompe possono anche avere prevalenze massime relativamente alte, ma essere penalizzate da una sensibile diminuzione della stessa in corrispondenza di un leggero aumento della portata. Viceversa altre pompe possono essere caratterizzate da portate abbastanza alte con prevalenze basse, ma abbastanza costanti. Normalmente il valore nominale indicato per la portata di una pompa per uso acquariologico e' quello di portata massima, dunque quello con prevalenza praticamente nulla. In mancanza della curva "caratteristica" completa e' comunque un dato che insieme a quello di prevalenza massima puo' essere utile a determinare le prestazioni della pompa. In mancanza di altre informazioni in prima approssimazione si puo' assumere che la prevalenza cali linearmente dal valore massimo a portata nulla fino al valore zero a portata massima. La scelta della pompa dovrebbe percio' dipendere dall'uso che se ne deve fare. Ad esempio una pompa per la semplice movimentazione dell'acqua nella vasca, non e' necessario che sia contraddistinta da prevalenze alte, ma e' meglio che presenti una portata abbastanza alta, dovendo fornire al fluido soltanto una certa energia cinetica, senza il superamento di alcun dislivello. Viceversa una pompa per riportare l'acqua in vasca dal vano di un filtro posto a pavimento e' bene che abbia un'alta prevalenza con una portata adeguata, ma eventualmente non rilevante.