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“Abbiamo costruito le città per le macchine, non
per la gente. Solo gli alberi salveranno le città e la gente”
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E’
una specie molto diffusa nelle zone temperate di tutto il mondo. Esiste
un unico genere, Platanus, che costituisce la famiglia delle Platanacee.
Che si tratti di una specie molto antica è dimostrato anche dal
reperimento di pollini di platano in depositi del Cretaceo. Fu una delle
prime famiglie di dicotiledoni ad apparire sulla terra. Nel Quaternario
la glaciazione ha relegato il platano nelle zone che oggi noi indichiamo
come temperate: Messico ed America del Sud, dove si è differenziato ed
evoluto il Platanus occidentalis, Persia, Iran e Bacino del
Mediterraneo, dove si è differenziato il Platanus orientalis.
Dell’importanza del platano nel bacino del Mediterraneo è data conferma,
per esempio, dal toponimo Teheran che significa “luogo dove crescono i
platani”. In tutto l’Oriente è considerata una pianta sacra, simbolo di
Dio e pertanto piantata vicino ai templi e alle fonti. Nella mitologia,
Zeus era solito incontrare Venere sotto un platano. Nel 400 a.C. fu
introdotto in Italia, dove fu pianta molto venerata: si narra che un
senatore romano, per rispetto verso la pianta, annaffiasse i suoi
platani con il vino. Anche Plinio il Vecchio testimonia, con i suoi
scritti, la diffusione del platano nella Gallia ad opera dei Romani.
Dopo un periodo buio coincidente con il Medio Evo in cui non se ne parla
più, il platano ebbe nuova diffusione nel Rinascimento, quando l’Italia
divenne riferimento artistico per tutto il continente e condizionò,
quindi, anche l’arte dei giardini determinandone la diffusione in Gran
Bretagna.
Nel 1750 la pianta si diffuse in maniera capillare in tutta la Francia
per opera di Luigi XV e alla passione di Napoleone per il platano e i
viali alberati è legata la sua nuova diffusione in tutti i Paesi
interessati dalle campagne di guerra. Due sono considerate le specie
appartenenti all’areale europeo: il platanus occidentalis ed il platanus
acerifolia. Il Platanus acerifolia, indicato anche come Platanus hybrida,
è quello piantato comunemente lungo le strade e nelle città. La sua
origine è controversa, ma l’ipotesi più accreditata sembra essere quella
secondo la quale il Platanus acerifolia sarebbe una varietà coltivata
del Platanus orientalis e non un ibrido naturale tra il Platanus
occidentalis ed il Platanus orientalis.
Tutti i platani hanno in comune una maestosa statura ed una
caratteristica corteccia a placche. Le foglie spiccano per il colore
autunnale e per quello estivo, ma soprattutto per la grandezza e la
lobatura. L’apparato radicale è possente. Il platano è anche
caratterizzato da un accrescimento molto rapido negli ambienti che gli
sono congeniali. Perciò al momento dell’impianto occorrerà valutare le
dimensioni che la pianta raggiungerà a maturità: questo aspetto non è
assolutamente da sottovalutare in quanto errori di progettazione,
utilizzando distanze modeste tra le piante, portano, poi forzatamente a
drastiche riduzioni della chioma che, normalmente avviene con i soggetti
che stiamo vedendo.
Ma alberi così grandi e maestosi, così rustici, presentano alcuni punti
di debolezza non trascurabili: sono sensibili, per esempio, al gas nel
suolo, al sale antigelo. Tra le fitopatie ricordiamo l’Antracnosi, il
mal bianco e il Tingide del platano, i funghi agenti di carie e,
soprattutto, il più temibile, il cancro colorato. La Ceratocystis
fimbriata è il fungo responsabile della malattia che ha decimato il
patrimonio di platani di tante città d’Italia. Fortunatamente in Francia
è stato prodotto, recentemente, un platano ibrido denominato “Vallis
clausa”, resistente al cancro colorato. Così la malattia oggi incute
meno paura agli amministratori pubblici ed ai professionisti che non
dovranno più rinunciare ad una specie tipica delle nostre città.
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