Nereo Villa - Numerologia della Triarticolazione Sociale - 1° capitolo.
RIPARTENDO DA GIORDANO BRUNO


GIORDANO BRUNI FRATE APOSTATA DA NOLA

Giovedì a dì 16 febbraio 1600

hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si dovea far giustizia di un inpenitente; et però alle 6 hore di notte radunati li confortatori e capellano in sant'Orsola, et andati alla carcere di Torre di Nona, entrati nella nostra capella e fatte le solite orazioni, ci fu consegniato l'infrascritto a morte condennato, cioè:Giordano del quondam Giovanni Bruni frate apostata da Nola di Regno, eretico inpenitente. Il quale esortato da' nostri fratelli con ogni carità, e fatti chiamare due padri di san Domenico, due del Giesù, due della Chiesa Nuova e uno di san Girolamo, i quali con ogni affetto et con molta dottrina mostrandoli l'error suo, finalmente stette senpre nella sua maladetta ostinatione, aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinatione, che da' ministri di giustitia fu condotto in Campo di Fiori e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, aconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie, e li confortatori sino a l'ultimo punto confortandolo a lasciar la sua ostinatione, con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita.

 


La pubblicazione di questo documento(1), resa possibile dal decreto governativo di sequestro di registri per il loro trasferimento all'Archivio di Stato, chiarì definitivamente le modalità del supplizio di Giordano Bruno, la cui morte violenta era negata dalla Chiesa ancora alla fine dell'Ottocento(2).

Questo grande pensatore era sostanzialmente "colpevole" di rifiutare ogni religione confessionale e di aspirare a un rinnovamento morale e intellettuale che si fondasse su di una religione e un'etica razionali. Il suo processo e la sua condanna costituirono "l'esito tragico di una vita interamente dedicata a questo progetto e non priva di illusioni nei confronti di un ambiente che non poteva accoglierlo"(3).

Ripartendo da Giordano Bruno, l'umanità del terzo millennio dovrà rifarsi, risalendo verso un cielo collocato non nello spazio esterno ma celato all'interno di di ogni individualità, attraverso il "lume" e la chiarezza residenti in quello spazio interiore, chiamato da Giordano Bruno

"sindéresi"(4).

Dai tempi più antichi la sindéresi è propriamente il termine per esprimere quel luogo incontaminato della nostra interiorità (incontaminato anche dal "peccato originale") in cui è possibile il discernimento morale, cioè il discernere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, il vero dal falso. Fin dai primordi dell'umanità l'uomo ha commesso e commette infatti molti errori, che durante il suo cammino evolutivo poi regolarmente recupera, "riaggiustando il tiro".

L'uomo ingenuo, per esempio, considera le sue sensazioni come dati che hanno un'esistenza totalmente indipendente da lui. In tal senso, quando vede un albero lo crede subito, con quella tale forma e con quel determinato colore, situato lì, dove è diretto lo sguardo. Vedendo sorgere il Sole e seguendo il suo percorso fino al suo calare, crede che tutto questo ci sia, e che si svolga proprio così come lo osserva. Finché non incontra altre percezioni in contrasto con le precedenti, egli persiste in questa credenza esattamente come fa un bambino(5). Bambino e umanità bambina si comportano allo stesso modo: con l'avvento della visione copernicana l'immagine che gli antichi si erano fatti della relazione fra Terra e Sole e gli altri corpi celesti, dovette essere sostituita con un'altra, poiché non coincideva più con questa nuova percezione dell'universo. Infatti, la visione della Terra ruotante intorno al Sole e perduta con esso nell'infinito è "incompatibile con quella di un pianeta immobile posto al centro dell'universo"(6).

Eppure per Giordano Bruno non è esatto contrapporre questi due sistemi, quello copernicano e quello tolemaico. Egli avverte che l'universo non è eliocentrico o geocentrico, bensì onnicentrico in quanto infinito(7).

Non era dunque in gioco il contrapporre un sistema in cui il Sole è inteso come centro del mondo (eliocentrismo) a un altro in cui era la Terra ad essere considerata tale (geocentrismo). Giordano Bruno va oltre questa contrapposizione. Per lui "la terra temporale, fisica, che rotea negli spazi sconfinati coesiste con la terra atemporale, soggettiva e metafisica del geocentrismo. Il dramma della coscienza consiste nell'immaginarsi al tempo stesso sull'una e sull'altra terra, entrambe espressioni della stessa Terra"(8).

In Bruno l'esistenza di mondi infiniti è consono alla illimitatezza della serie numerica, e l'unità iniziale viene attribuita - come creatrice di tutto - tanto ai numeri quanto ai vari sistemi solari dell'universo.

In lui si può scorgere dunque - dopo circa quattro secoli di novello oscurantismo occulto "cultural-teo-ideologico" - una base vera da cui partire, per la difesa dell'unica religione che gli fu impedito difendere, "una religione puramente razionale o naturale che mira a portare l'uomo alla natura, a metterlo in contatto con i suoi poteri, a divinizzarlo con essa"(9), e che oggi avrebbe dovuto costituire la massima liberazione da ogni tipo di religione eterodiretta. Egli considera le confessioni religiose utili per governare i "rozzi popoli", e ritiene che queste fossero comunque da valutarsi alla luce di una religione naturale, che secondo la sua concezione avrebbe dovuto fare tutt'uno con la filosofia, dalla cui diffusione si aspettava "il rimedio ai mali dell'umanità del suo tempo"(10).

Giordano Bruno è dunque un vero e proprio pilastro angolare delle due concezioni del mondo: quella attuale e quell'antica, di cui l'uomo d'oggi non può quasi più farsi un'idea, anche se essa rimase valida fino al XV secolo. Questo fatto oggi non si nota nei libri di storia perché non siamo più abituati a pensare come si pensava allora, quando anche l'uomo comune partecipava ancora in qualche modo a tutto ciò che è cosmico(11).

Giordano Bruno annunciò in modo solenne e grandioso: "Quando un uomo nasce è un quid di macrocosmico che si concentra in forma di una mònade e, quando l'uomo muore, la mònade torna a dilatarsi: ciò che era racchiuso nel corpo si dilata nell'universo, per ritornare poi a concentrarsi, e quindi a dilatarsi nuovamente in altre forme di esistenza"(12).

In queste parole si esprime in fondo tutto il principale contenuto dell'esoterismo moderno(13).

In questo scritto, pertanto, io parto idealmente da qui, da Giordano Bruno, con il medesimo suo intento di ricercare e di ricondurre tutto al "divino oggetto" della Verità, rendendogli, secondo le sue stesse parole, tanta onorata presenza quanto fu l'abiezione inflittagli:

"...Tal io con il mio divino oggetto,
che è la verità,
tanto tempo, come fuggitiva, occolta, depressa e sommersa,
ho giudicato quel termine, per ordinanza del fato,
come principio del mio ritorno, apparizione,
essaltazione e magnificenza tanto più grande,
quanto maggiori son state le
contradizioni..." (14)

Per Giordano Bruno l'esistenza di mondi infiniti è conforme alla illimitatezza della serie numerica. L'unità, punto iniziale e imprescindibile è attribuzione sia dei numeri che dell'universo. Nel numero (concezione quantitativa della parola) egli ha il fondamento.

Addentrarsi nel numero-simbolo-universo indicanti, equivale allora ad entrare nelle specifiche qualità delle cose e degli esseri.

L'Unico, il Nume creatore, fonte di tutti i numeri e di tutto il creato non è però conoscibile considerandolo come mera convenzione. Il senso stesso delle norme convenzionali, determinate e precise, non dovrebbe escludere la presenza di altrettanti specifici motivi per adottarne altre. Se lo facesse, tutto sarebbe convenzionale o "fortuito"(15). Non comprendendo ciò ci si disabitua a pensare e si arriva a addirittura a credere invenzioni le realtà di ordine matematico. "La matematica - si dice - è invenzione dell'uomo" e non ci si accorge che tale errata valutazione proviene da confusione tra due ordini di cose: "Unità aritmetica" e "Unità di misura". Queste ultime, cioè le unità di misura sono, sì, grandezze convenzionali, ma di specie diversa dal numero. In altre parole il "metro" non è un numero, bensì una certa lunghezza scelta per delle ragioni estranee all'aritmetica, e alla quale si fa corrispondere il numero 1 al fine di poter misurare con essa ogni altra lunghezza (16). L'unità di misura "1" del metro non va quindi confusa con il numero "1" o unità aritmetica "1".

Quest'ultima può essere scoperta, svelata e rivelata, non inventata.

Moltissimi sono ancora i "matematici" credenti nella scienza intesa come costruzione dello spirito umano. Se capissero come si deve la differenza fra "Unità aritmetica" e "Unità di misura" non ridurrebbero la matematica in termini così infimi(17).

Credo invece si possa avere ragioni sufficienti - e cercherò di mostrarle - per sostenere che i numeri, più di ogni altra scienza, offrono, là dove lo consento, il migliore simbolismo per esprimere anche verità che vanno oltre il mondo fiosico-materiale. Ed è per questa ragione che il simbolismo matematico è di uso così frequente(18).

Dio è la monade fonte di tutti i numeri.
L'assolutamente semplice, fondamento semplice
di ogni grandezza e sostanza di ogni composizione;
superiore ad ogni vicenda, infinito ed immenso.
La natura è numero numerabile,
è grandezza misurabile e realtà determinabile.
La ragione è numero numerante,
grandezza misurante, criterio di valutazione.

Giordano Bruno (19)


Note:

(1) L. Firpo "Il processo di Giordano Bruno", Ed. Salerno, pp. 347-348.
(2) "Il Santo Rogo e le sue vittime", a cura di G. Olmi, Ed. Millelire-Stampa Alternativa, p. 22.
(3) Enciclopedia Garzanti di Filosofia, p. 110.
(4) : "un uomo, per mutar proposito di vita e costumi, prima vien invitato da certo lume che siede nella specola, gaggia o poppa de la nostra anima, che da alcuni è detto sinderesi..."G. Bruno, "Lo spaccio della bestia trionfante", Ed. Marzorati, p. 36.
(5) "Il bambino, che non ha ancora esperienza di distanze, tende la mano verso la luna e corregge ciò che al primo sguardo ha ritenuto vero solo quando una seconda percezione si trova in contrapposizione con la prima. Ogni ampliamento della mia sfera percettiva rende necessario che io corregga la mia immagine del mondo. Questo si vede sia nella vita quotidiana che nello sviluppo spirituale dell'umanità" cfr. R. Steiner, "La filosofia della libertà", Cap. IV, Ed. Antroposofica.
(6) Y. Caroutch, "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia, Ed. Arista, p. 251.
(7) Cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, p. 110.
(8) Y. Caroutch, "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia, Ed. Arista, p. 251.
(9) Enciclopedia Garzanti di Filosofia, p. 110.
(10) ibid.
(11) Cfr. R. Steiner, "Nascita e sviluppo storico della scienza", IV Conferenza, p. 59, Ed. Antroposofica.
(12) R. Steiner, "La direzione spirituale dell'uomo e dell'umanità", III Conferenza, Ed. Antroposofica, p. 70.
Per il concetto bruniano di "monade", cfr. la prefazione di "Opere Latine di G. Bruno" a cura di C. Monti, Ed. UTET, in cui tale concetto risulta fondamento sostanziale di tutte le cose: come un numero limitato di lettere da' luogo a un numero infinito di parole, così la sostanza semplice ed il minimo si rivelano il fondamento delle cose. E come il minimo rappresenta la radice ultima di tutte le specie, così la mònade rappresenta il fondamento di tutti i numeri e l'atomo di tutte le grandezze. Paragonato ad un punto matematico, l'atomo, la parte più piccola della sostanza, ha potenzialmente in sé tutte le direzioni. Fra atomo ed atomo vi è etere, un elemento capace di sfuggire alla regola della discontinuità degli oggetti materiali e di permetterne la metamorfosi. I componenti ultimi di ciò che si metamorfosa sono sostanza immutabile che, come realtà originaria, non può annullarsi. L'incessante mutare delle cose particolari trova la sua spiegazione nell'azione di uno "spirito ordinatore" che "dopo essersi esplicato negli aggregati atomici, coordina il tutto, fino a che, trascorso il tempo, ed infranto lo stame della vita, si ricomprime nel centro e nuovamente si espande nello spazio infinito." (ibid. p. 100).
(13) ibid., III Conferenza, Ed. Antroposofica, p. 70.
(14) G. Bruno, "Lo spaccio della bestia trionfante", Ed. Marzorati, p. 46.
(15) Cfr. R. Guénon, "La metafisica del numero - Principi del calcolo infinitesimale", Ed.Arktos, pp. 2-3.
(16) Ibid. p. 27.
(17) ibid. p. 5.
(18) ibid. p. 137.
(19) "Opere Latine di Giordano Bruno" a cura di Carlo Monti, Ed. UTET, p. 93.