Nereo Villa - Numerologia della Triarticolazione Sociale - INTRODUZIONE - appunti sul pensare - III -

SULLA UNIVERSALITA' DEL PENSARE

Ciò che rende tollerabile la credenza che il pensare sia in sé qualcosa di non connesso al mondo è un'altra credenza, un altro pregiudizio.

Si tratta dell'assurdità che il pensare umano sia qualcosa di meramente soggettivo, o di individuale come il nostro percepire o il nostro sentire.

Ma non è così.

Il pensare non è individuale come il sentire. È universale. Acquista un’impronta individuale in ogni singolo uomo solo perché riferito al suo individuale sentire e al suo individuale percepire. I singoli uomini si distinguono fra loro mediante quelle particolari sfumature del pensare universale.

Il nostro pensiero pensa sempre con la personale autorità della verità: non a torto, perché, pur manifestandosi individualmente, in realtà scaturisce da un’essenza fondata su se stessa in quanto universale.

La situazione contraddittoria del pensiero attuale è ancora il suo essere privo di coscienza di tale universale e tuttavia attribuire, con autorità, valori universali.

Quando il nichilista afferma "Non esiste verità", enuncia qualcosa che egli autorizza a ritenere per vera, contraddicendo così la sua stessa enunciazione. Lo stesso vale per il relativista col suo detto "tutto è relativo", altrettanto contraddittorio. Costoro - e tutte la bande di matti sostenitrici dei vari materialismi, spiritualismi, ideologismi, e così via, che peccano di tali inconseguenze dovute a mancanza di autoconsapevolezza - non si accorgono proprio che le loro dichiarazioni sono meno intelligenti di quelle di Pilato, che almeno si chiedeva: "Che cos’è la verità?".

Un triangolo ha solo un singolo concetto. Per il contenuto di quel concetto è indifferente se lo afferra il portatore della coscienza umana A oppure il portatore della coscienza umana B. Ma viene afferrato in modo individuale da ognuno dei due portatori di coscienza.

Contro quest’idea sta dunque un pregiudizio difficile da superare. Esso non permette di vedere che il concetto del triangolo, afferrato dalla mia testa, è lo stesso di quello afferrato dalla testa del mio prossimo.

L’uomo semplice si ritiene il creatore dei suoi concetti. Crede quindi che ognuno abbia concetti suoi propri. Superare questo pregiudizio è una delle esigenze fondamentali del pensare. L’unico concetto del triangolo non diviene una pluralità per il fatto di venire pensato da molti, perché il pensare dei molti è esso stesso un’unità.

Il giudizio ha sempre in ogni uomo la forza dell’autorità, anche quando sbaglia.

Ma non è l’universale del pensiero che sbaglia. L'errore è bensì il suo mancare di coscienza della propria fonte, cioè dell’universale, indipendente dall’organo mediante cui si manifesta.

A questo punto si potrebbe obiettare che il pensare presume l’esistenza del cervello e che l’indipendenza dall’organo mediante cui si manifesta il pensare non ha alcun fondamento.

Anche questa è una verità incompleta e dunque falsa.

Lo si può mostrare col Principio di Archimede.