(Roncole di Busseto1813 - Milano 1901)
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto, Parma, nel 1813. Le origini assai modeste gli resero difficile l'accesso a studi regolari, ma Antonio Barezzi mercante di Busseto e suo futuro suocero, s’interessò perché potesse seguire gli studi musicali. Il suo desiderio di completare gli studi al di fuori dell'ambiente provinciale si scontrò con numerose difficoltà: non fu ammesso al conservatorio di Milano. Si trasferì comunque a Milano e con l’aiuto economico del suo mecenate, completò in modo privato gli studi. Nel 1836 Verdi sposò Margherita Barezzi, figlia del suo protettore, dalla quale ebbe due figli. Nel frattempo aveva terminato di comporre l'opera "Oberto conte di San Bonifacio", che fu rappresentata alla Scala con buon esito. Seguì nella stagione successiva l'opera comica "Un giorno di regno" che però cadde miseramente. L'insuccesso, aggiuntosi alla morte della moglie e dei due figlioletti, determinò una grave crisi di sconforto nel musicista, che decise di abbandonare Milano e tornare a Busseto. Ma la tenacia di Merelli, impresario teatrale, lo indusse a riprendere il lavoro e a musicare il "Nabucco" su libretto di T.Solera, noto patriota, fu un trionfo. In seguito Verdi lavorerà con Francesco Maria Piave: collaboratore ideale e fedelissimo, incline ad acconsentire alla sua volontà incrollabile e persino dispotica. Il primo frutto della loro collaborazione fu "Ernani", dopo quest'opera Verdi cominciò un lungo periodo di duro lavoro, che lo portò a formare il suo stile più vero e una nuova interpretazione del dramma musicale. Sono gli anni, definiti da Verdi stesso, "anni di galera", che lo vedono impegnato alla conquista del primato in campo operistico. Nel 1847 Verdi ebbe la sua prima esperienza all'estero. Per incarico della direzione dell’Opera di Parigi, rielaborò "I Lombardi", che diventò "Jérusalem". Il musicista conviveva ormai con Giuseppina Strepponi (che sposerà nel 1859 solo dopo la morte del suocero Barezzi). Intorno al 1850 Verdi compose la famosa Trilogia Popolare: "Rigoletto", "Il Trovatore", "La Traviata". Dopo queste opere, si aprì per Verdi un periodo di riflessione e di rinnovamento. Ora le composizioni saranno molto più distanziate, la scelta degli argomenti più meditata e più tormentata. Nel 1871 per celebrare l'apertura del canale di Suez Verdi scriverà "Aida", andata in scena al Cairo. Dopo "Aida", Verdi cominciò a produrre sempre più raramente; le ultime opere furono "Otello", dove è evidente l'esperienza acquisita in tanti anni di teatro e dove sembra finalmente superato il limite del pezzo chiuso, e "Falstaff", un'opera comica con la quale egli si congedò dal teatro con un addio disincantato e pieno di malinconia. Pochi anni prima della sua morte decise di costruire la “Casa di riposo per Musicisti” che ancora oggi ospita quei musicisti meno fortunati di lui, che al termine della loro carriera non hanno dove andare. Un’opera diversa che si aggiunge all’ospedale fatto costruire anni prima a Bussetto. Il 27 gennaio 1901 morì a Milano.
Stile
Verdi si dedicò soprattutto ad opere teatrali e serie. L'impianto dei libretti di Solera non permise a Verdi di rivelarsi completamente nelle sue prime opere. Verdi, dopo aver incontrato il librettista Piave, riuscirà a sviluppare quelle idee che tanto caratterizzeranno il suo mondo drammatico. Il conflitto tra i protagonisti (realizzato dal triangolo soprano-tenore-baritono) s’ispira ad elementi romantici e popolari. L'improvvisa fama di Verdi fu associata all'esplosione di patriottismo che prese l'Italia nel 1848. In realtà Verdi mirava ad evidenziare nelle sue opere il conflitto tra i personaggi e gli intrecci delle loro accese passioni. Le scene corali ed i sottintesi politici sono solitamente inseriti dai librettisti (come Solera, che fu un fervente patriota)e non particolarmente sentiti da Verdi. La Trilogia Popolare, così sono chiamate le tre opere “Rigoletto”, “Il Trovatore”, “La Traviata”, è la testimonianza più vera della sua drammaturgia musicale. La ricerca armonica si fa sempre più interessante, come l’orchestrazione, mentre la melodia lo ha sempre contraddistinto e per questi temi, così cantabili, ma non per questo prevedibili, è stato tanto amato dal popolo. L’idea di un’opera che superasse gli schemi del numero chiuso l’ottiene negli ultimi due lavori: “Otello” e “Faltaff”. Purtroppo Verdi non riuscì mai a familiarizzare con generi musicali diversi da quelli teatrali.
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