Il Settecento
Vicende relative a Villa Zanchi: famiglie Capitaneo e Zanchi
Torre Palese del marchese Domenico Antonio Stella La "casina" De Rossi
La masseria "dei Serri" "Il Posto della Marina"
Vicende relative a Villa Zanchi: famiglie Capitaneo e Zanchi
L'ecclesiastico Francesco Capitaneo nel 1701 divenne abate e donò la torre con le vicine terre al nipote
Nicolò Domenico, anch'egli abate. Alla morte di questi le proprietà passarono nelle mani del fratello
Giuseppe Carlo (1674-1743) barone di San Demetrio, avendo sposato la nobildonna Violante Baroni che portò
in dote tale feudo nei pressi di Bitonto. Alla morte di Giuseppe Carlo Capitaneo, il quale prestò servizio
nelle milizie dell'imperatore Carlo VI, combattendo i Turchi e distinguendosi per valore e prodezza, la torre sita
in località Cozzo de' Pinoli fu ereditata dal figlio primogenito Pietro, il quale nel 1747 concesse in enfiteusi
le terre circostanti la torre. Il barone Pietro, uomo intraprendente ed affarista, venne a trovarsi in serie difficoltà
finanziarie tanto da iniziare ad intaccare il patrimonio della moglie Teresa Di Stefano Gildone. Il dissesto finanziario
andò sempre più aggravandosi e nel 1763 dovette vendere a Giuseppe De Rossi di Modugno le proprietà
site lungo la via della Marina. Probabilmente il De Rossi era solo un prestanome: infatti all'indomani dell'acquisto
rivendette per 500 ducati la torre diruta a Vincenzo Zanchi nato a Bergamo nel 1698 e residente a Modugno, come
risulta nella sezione stranieri del Catasto del 1752, con la moglie Rosa Vitulli e otto figli. Si deve a Vincenzo
Zanchi la ristrutturazione della torre e la sua trasformazione in masseria, nonché il rifacimento della
cappella di Santa
Maria del Rosario che lo Zanchi, come risulta da un atto del 1766,
asserisce di aver fatto erigere; tuttavia è quasi certo che fece eseguire solo dei lavori di ampliamento
di una chiesetta già esistente. Nel 1767 furono acquistati alcuni messali (di cui uno stampato a Napoli
nel 1765) e una campana. Prima della fine del XVIII secolo giunsero da Roma, accompagnate dalle relative bolle
papali, le reliquie di alcuni santi e martiri racchiuse in sei teche: Crescenzio, Illuminato, Fausto e Valentino,
Reparata, Ventorino e Desiderii. In un atto del 1774, ove sono elencate le chiese e le cappelle rurali del Capitolo
di Modugno, viene elencata la cappella di Santa Maria del Rosario di cui era cappellano don Raimondo Zanchi, figlio
di Vincenzo; nello stesso atto sono menzionate anche la cappella di San Vincenzo (probabilmente si trovava nei
pressi della contrada Giannone) e quella di San Filippo della famiglia De Rossi (identificata da Giovanni De Bellis
prima e da Vito Potenza poi con l'attuale cappella di S. Giuseppe annessa a Palazzo Capitaneo).
Alla morte di Vincenzo Zanchi la masseria passò al figlio Giuseppe che risulta in possesso di tali beni
paterni nel Catasto del 1797. Giuseppe Zanchi è citato in episodio storico avvenuto il 28 febbraio 1799
riportato da Gianbattista Saliani narrando dei fatti avvenuti nel 1799 a Modugno. In particolare si parla di un'aggressione
da parte di sessanta "birboni" (si trattava di ladri di Carbonara e dintorni guidati da tale Francesco
"Ciccio" Soria che assalirono Modugno che aveva aderito alla Repubblica Partenopea) alla torre dello
Zanchi che fuggì lasciando ai malfattori provviste, biancheria e sedici ducati. Sempre in quello stesso
giorno i briganti assalirono pure una proprietà rurale dello stesso cronista non molto
distante da casa
Zanchi. Il Saliani si esprime in questi termini: <<… ed alla piccola torretta del Primicerio Saliani (l'autore
medesimo) poco indi distante (dal casino Zanchi) tolsero al Torraro un fucile da facetole…>>
Torre Palese del marchese Domenico Antonio Stella
Nel Catasto Generale della Magnifica Università di Modugno del 1752 risulta che la torre cinquecentesca
della famiglia Pascale apparteneva al marchese Domenico Antonio Stella, nipote del celebre conte Rocco Stella di
Modugno (1661-1720, arruolato nell'esercito austriaco, fu fedele servitore degli imperatori asburgici, tanto che
per i suoi meriti di battaglia ottenne il grado di tenente-maresciallo. Fu un importante ed influente ministro
dell'Impero. Morì a Vienna) e ultimo discendente di una nobile famiglia che aveva avuto la propria origine
nel Seicento (nel 1774 la famiglia Stella era già estinta da pochi anni, stando alla testimonianza dello
storico Vitangelo Maffei). La costruzione è denominata nel Catasto "Torre Palese", probabilmente
perché era posta in altura e risultava essere visibile, palese appunto, in tutto il territorio circostante
sia dalla parte di mare che da quella di terra. Secondo alcuni l'origine del toponimo Palese e del relativo borgo
deriverebbe dal nome di tale torre. La proprietà del marchese Stella comprendeva, oltre alla palazzina,
un giardino, il colombaio, una chiesetta, la piazza antistante e 31 terrazzi. Non sappiamo come sia avvenuto il
passaggio dal marchese alla famiglia De Rossi che nel 1774, come emerge da un documento che elenca le cappelle
e le chiese dipendenti dal Capitolo di Modugno, risultava possedere le proprietà
sopraccitate tra cui una
cappella dedicata a San Filippo, la quale, nel 1808, venne messa a disposizione da Giuseppe De Rossi per celebrare
le funzioni religiose da parte del vicario-curato. La torre in questione è menzionata
nel 1807 nell'Atlante Rizzi Zannoni. Nei primi anni del XIX secolo tali proprietà, a seguito di un matrimonio,
passarono dalla famiglia De Rossi alla famiglia Capitaneo che nel 1840 vi edificò l'omonimo palazzo.
La "casina" De Rossi
Tra alcune casupole sparse che non costituivano ancora un villaggio, verso la metà del '700, nei pressi
della zona ove oggi si trova l'incrocio tra corso Vittorio Emanuele II e via Gino Priolo, era ubicata una villa
o "casina" appartenente alla famiglia De Rossi di Modugno. Di questa costruzione abbiamo notizia da Giovanni
De Bellis che, nella sua opera del 1892 relativa a Modugno, dedica una piccola appendice alla "Borgata di
Palese". Il De Bellis, soffermandosi sul clima ameno della nostra località, ricorda di una lapide del
1776 fatta apporre dall'abate De Rossi sulla porta d'ingresso della casina che possedeva nella seconda metà
del XVIII secolo a Palese. Si tratta dei seguenti distici:
Quamvis parva domus tamet ove magna voluptas
Qua Cumae certe Puteolique carent
15 ottobre 1776
(Casa quantunque piccola tuttavia di grande piacere a vedersi, di cui certamente Cuma e Pozzuoli mancano). All'epoca
in cui il De Bellis scriveva tale costruzione apparteneva alla famiglia Alfonsi che era subentrata ai De Rossi.
Di tale passaggio di proprietà non si dispone di alcun atto scritto, tuttavia Arcangelo Majone, discendente
per parte di madre dagli Alfonsi, ritiene che gli eredi dell'abate (un Giuseppe De Rossi fu sindaco di Modugno
dal 20 maggio 1785 al 31 agosto 1787, dal 1 settembre 1790 al 31 agosto 1791 e da maggio 1799 al 31 agosto 1802
e probabilmente fu costui o un suo parente nel 1808 a mettere a disposizione la cappella rurale della propria famiglia
per la celebrazione delle funzioni liturgiche dopo la creazione della vicaria) vendettero tale proprietà
all'avvocato Leonardo Alfonsi (1794-1822) nella prima metà del XIX secolo. La casina era circondata da vasti
appezzamenti di terra e, sempre secondo Majone, era dotata di una cappella che da un documento del 1774 risulta
effettivamente appartenere ai De Rossi. Tuttavia di altra opinione sono il De Bellis e Vito Potenza, i quale sostengono
che la cappella in questione era ubicata sopra a Palese (ove sorge Palazzo Capitaneo) luogo in cui i De Rossi avevano
altre proprietà immobiliari. Se fosse vera la tesi di Majone, gli Alfonsi avrebbero acquisito la casina
dei De Rossi dopo il 1808, quando la cappella era ancora di proprietà di un Giuseppe De Rossi così
come risulta dalla bolla di istituzione della vicaria emanata dall'arcivescovo di Bari Baldassarre Mormile.