1808-1903: La Vicaria 

Il 18 gennaio 1808 il Capitolo modugnese (in esecuzione di una conclusione dello stesso del 30 ottobre 1807), d'accordo con l'Arcivescovo di Bari monsignor Baldassarre Mormile - il quale emanò la relativa bolla -, assegnava alla popolazione palesina (meno di 500 anime) un vicario curato che svolgeva la funzione di sostituto dell'Arciprete di Modugno nella persona di don Giuseppe Martello che restò in carica sino al 31 dicembre 1824. Le funzioni religiose erano officiate nella cappella rurale di S. Filippo messa a disposizione dalla famiglia di Giuseppe De Rossi e annessa alla casina della medesima. Circa l'ubicazione di tale cappella vi sono due ipotesi. Tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX la famiglia De Rossi risultava possedere almeno due proprietà immobiliari a Palese: una sita all'angolo tra gli attuali corso Vittorio Emanuele e via Gino Priolo e un'altra sopra a Palese, appartenuta in precedenza al marchese Stella, sul luogo ove sorgerà poi Palazzo Capitaneo. Arcangelo Majone ritiene che la cappella era annessa alla prima abitazione, appartenuta all'abate De Rossi, mentre Vito Potenza sostiene che la cappella di S. Filippo era collocata nell'ambito della seconda costruzione, ove effettivamente dal Catasto Generale della Magnifica Università di Modugno del 1752 risulta vi fosse una chiesetta nell'ambito della proprietà del marchese Stella. Il 3 febbraio 1810 all'Arcivescovo di Bari veniva data comunicazione dall'Intendente (ossia il rappresentante del governo nel capoluogo di provincia) duca di Canzano che un aggiunto del sindaco di Modugno era stato inviato a Palese per la tenuta dei registri dello stato civile, istituiti l'anno precedente. Il 4 maggio del 1811 una Disposizione amministrativa sanciva ufficialmente la nascita del "Villaggio Riunito della Marina" - così era denominata la località che successivamente prenderà il nome di Palese - nell'ambito della circoscrizione giudiziaria di Modugno. Palese era abitata quasi esclusivamente da contadini e da qualche famiglia benestante d'ascendenze nobiliari, come testimoniano Palazzo Capitaneo e Villa Zanchi, e l'attività del cappellano si limitava alla dispensa dei sacramenti. Ogni anno, il 10 di marzo il vicario-curato di Palese doveva offrire al Capitolo di Modugno, durante la Messa solenne dopo il Vangelo, l'omaggio di un cero a significare la dipendenza della Vicaria dalla Chiesa Matrice dalla quale riceveva anche le acque lustrali benedette il Sabato Santo per l'amministrazione del battesimo e l'Olio degl'Infermi.
Il 9 marzo 1823 il Capitolo di Modugno, con atto rogato davanti al notaio Ludovico Longo, provvide all'acquisto dalla famiglia De Silva, per 2000 ducati, di una casa ove il sacerdote potesse alloggiare. Dal 1 gennaio 1825 al 31 dicembre 1841 fu vicario-curato don Marco Capitaneo. Il 27 febbraio 1830, con atto notarile convenuto dall'Arcivescovo Coppola, si riconosceva un rendita di 150 ducati a favore del vicario curato di Palese, di cui il Capitolo si riservava il diritto di nomina.
Nel 1825 Palese fu dotata dal Capitolo di una chiesa propria di modeste dimensioni e di una piccola campana. I Palesini, o meglio i Marinesi come erano chiamati all'epoca gli abitanti della nostra borgata, tuttavia, non ne furono soddisfatti, sia perché la chiesa era angusta e sia perché il suono della piccola campana non giungeva a tutte le case sparse nel territorio. Non sappiamo di preciso ove tale chiesetta fosse ubicata né tantomeno che ne sia stato in seguito della stessa. Il Milano afferma che si trovava nel territorio di Bari e non in quello di Modugno, per cui è lecito ipotizzare che la chiesa potesse sorgere nelle immediate prossimità di Macchie, oltre la via della Marina, e fosse in una posizione alquanto decentrata viste le lamentele circa la poca udibilità del suono della campana nell'intero borgo. Da ricerche effettuate ho riscontrato che l'architetto Giuseppe Mastropasqua (1782-1847) di Giovinazzo realizzò il progetto di una non meglio specificata chiesa a Palese. Lozito nel suo saggio su Santo Spirito in una nota a pag. 104 così scrive: "fra le numerose opere del Mastropasqua, realizzate nella zona, va ricordata la chiesa parrocchiale (sic) di Palese, in seguito ricostruita"; l'Autore inoltre rimanda a Luigi Sylos, Bitonto nella storia vol. III a pag. 252 ove si accenna brevemente a tale opera senza indicazione di ulteriori particolari. Anche Sylos commette l'errore grossolano di definire parrocchiale la chiesa che lo diverrà solo nel 1903. Qualche dettaglio aggiuntivo è fornito da G. De Ninno nel lavoro del 1880 "Della vita e delle opere di Giuseppe Mastropasqua da Giovinazzo" nel quale, a pag. 19, è riportata la seguente frase: <<progettò e disegnò la chiesa di forma rotonda da innalzarsi in Palese nel distretto di Bari>>. Probabilmente la chiesa progettata dall'architetto Mastropasqua fu quella fornita dal Capitolo di Modugno nel 1825 che si trovava, come già detto, in territorio di Bari, dovendosi escludere quella "intrapresa e indi crollata" che si trovava nel territorio di Modugno e la chiesa edificata nel 1846 progettata da Luigi Revest.
Nel 1825, in contemporanea alla costruzione della chiesa, la Vicaria fu dotata di registri per l'annotazione dei battesimi e dei morti che ancora sono conservati in parrocchia. Per quanto riguarda il periodo anteriore (1808-1824) non esistono documenti presso la nostra parrocchia: in effetti non sappiamo se siano andati distrutti o perduti, o, molto probabilmente (anche se è da accertare) le annotazioni dei battesimi e dei decessi che avvenivano nel Villaggio Riunito erano riportati direttamente nei registri della Chiesa Matrice di Modugno, in una sezione dedicata alla Vicaria di Palese, essendo le funzioni religiose celebrate in una cappella privata. Dotando la Marina di una propria chiesa si pensò quindi di fornirla pure dei necessari registri separati da quelli di Modugno. Nello stesso anno, e poi successivamente con istanze sempre più pressanti, i Palesini chiesero al Comune di Modugno che la chiesa fosse ampliata e venisse dotata di una campana proporzionata all'estensione dell'abitato. Il Decurionato (ossia il corpo municipale deliberante incaricato di sovrintendere l'attività del comune) alle ripetute istanze rispose di non poter accogliere la richiesta, perché " già il Capitolo di Modugno aveva provveduto la popolazione di Palese dell'abitazione per il vicario-curato erogando per detto acquisto la somma di 2000 ducati ed aveva inoltre assegnato dalle proprie rendite a detto Vicario un onorario annuale di 150 ducati; né il Comune di Modugno era nelle condizioni di assumersi altri oneri, poiché per far fronte alle esigenze della città aveva imposto altri dazi sui generi di consumo "; e che d'altronde " gli abitanti di quel villaggio possono, per essere la maggior parte proprietari, a proprie spese vedere soddisfatti i loro desideri senza molestare questo comune " (Dalle deliberazioni decurionali degli anni 1825, 1827 e 1831). Nel 1839 l'Intendente di Bari, cui la popolazione di Palese si era rivolta per tale richiesta, rispose "che i Palesini con mezzi propri debbano affrontare l'exit occorrente " per la costruzione della chiesa e accogliendo la proposta fatta sin dal 1837 dal Decurionato di imporre a tale scopo a quella popolazione dei particolari tributi, autorizzò l'Amministrazione Comunale di Modugno a stabilire quanto era necessario in materia. Questa, nella seduta tenuta in merito, deliberò quanto segue: " Il Decurionato, tenute presenti le attuali circostanze della popolazione di Palese, ha creduto indispensabile di doversi imporre il dazio di un grano a rotolo sul consumo di tutti i commestibili, cioè sulle carni da macello, pesci freschi e salati, merci, e salami: ma perché da un tal dazio non potrà aversi una somma vistosa a fronte del bisogno che quel Riunito presenta per l'opera in esame, il Decurionato unanimemente è stato ancora di avviso di potersi aumentare l'attuale tariffa di calli quattro a rotolo, che trovasi imposta sullo sfarinato dei grani, di altri due calli a rotolo; da addirsi un tale prodotto unicamente per la costruzione della novella Chiesa in esame ".
La progettazione della chiesa era stata affidata all'architetto provinciale Luigi Revest di Bari, che scelse per sito " lo spiazzo pubblico in continuità del casino di Don Pietro Capitaneo " (sopra a Palese, ove oggi si trova la pineta).
L'Eletto Aggiunto del villaggio (ossia il rappresentante della comunità palesina presso l'Amministrazione Modugnese) nel corso dell'Assemblea Decurionale del 24 novembre 1839 fece presente "che pel voto unanime di quella popolazione e per maggior risparmio, nel costruirsi la nuova chiesa colà, dovrebbe farsi nel primiero sito più centrale e di maggior comodo all'intera Popolazione; e non già nel Largo di Palese, progettato dall' Ingegnere Sig. Revest ".
Il Decurionato alla richiesta dell'Eletto di Palese rispose:
" 1 - ch'essendo dell'interesse di quella Popolazione la scelta del sito della novella chiesa in Palese. debbasi ritenere il voto espresso dalla medesima, contenuto nel pronunciato rapporto di quello Eletto Aggiunto;
2 - che a vista delle ragioni che espongono sì per lo risparmio che pel maggior comodo di quella Popolazione, il Decurionato non sarebbe per opporsi, senza commettere una evidente ingiustizia, sì perché la detta nuova chiesa in Palese devesi costruire a spese di quegli abitanti, sì perché sarebbe per Modugno indifferente se dessa venghi costruita nel nuovo o nell'antico sito " e perciò " doversi ritenere quanto dalla Giunta di Palese è stato proposto a nome di quella Popolazione, attesi i vantaggi che potranno alla medesima risultare ".
In tal modo venne deciso che la nuova chiesa sarebbe stata costruita nel centro del villaggio ove, è detto nelle deliberazioni decurionali, vi era un'altra chiesa " intrapresa ed indi crollata ". Questa non era certamente la chiesetta procurata dal Capitolo nel 1825, poiché non poteva essere crollata dopo appena una decina d'anni e poi si trovava in territorio appartenente a Bari, mentre la chiesa crollata, che era in sito centrale ove sorse poi la nuova, apparteneva al territorio di Modugno. Doveva quindi trattarsi di qualche costruzione di chiesa iniziata chissà quando e poi crollata. E' da ritenere che detta chiesa crollata sorgesse di preciso ove fu poi costruita la sacrestia della nuova chiesa eretta nel 1846, poiché quando questa venne abbattuta nel 1959 furono rinvenuti nel sotterraneo della sacrestia avanzi di resti mortali. Detto sepolcro non poteva essere stato costruito con la nuova chiesa nel 1846, poiché in quel tempo era già entrato in vigore il divieto di seppellire i cadaveri nelle chiese; tale divieto risaliva all'Editto napoleonico di Saint Cloud con il quale veniva disposto che le tombe dovevano essere collocate fuori dall'abitato. Questo editto, che è del 12 giugno 1804, trovò prima applicazione nel Regno d'Italia e successivamente nel Regno di Napoli quando questo passò nell'orbita napoleonica nel marzo 1806 con Giuseppe Bonaparte e poi dal 1808 al 1815 con Gioacchino Murat; di seguito Ferdinando I di Borbone, tornato sul trono di Napoli, confermò la disposizione napoleonica e con legge del 11 marzo 1817 ordinava che ciascun comune doveva dotarsi entro tre anni di un cimitero. Necessariamente il sepolcro rinvenuto doveva essere appartenuto alla preesistente chiesa crollata, iniziata a costruire agli inizi del XIX secolo senza essere portata a termine e il cui sotterraneo era utilizzato per la sepoltura dei morti di Palese. Leonardo Del Turco riporta che una chiesa iniziata e mai portata a termine si trovava all'angolo tra via Modugno e via Macchie (non molto distante dal posto ove è ubicata attualmente la canonica). Intanto però la popolazione di Palese era riottosa nell'applicazione dei tributi stabiliti per la costruzione della nuova chiesa. L'Eletto Aggiunto Leonardo Maiorano espose nel 1840 al Decurionato " minutamente e con vivi colori l'infelice stato finanziario di quel Comune Riunito, che non gli permetteva di affrontare la più lieve spesa, nonché quella considerabile occorrente per la edificazione di un nuovo tempio ". Il Decurionato, stanco di quelle resistenze, fece rilevare all'Intendente che se si voleva una chiesa in Palese era necessario confermare le disposizioni tributarie stabilite, facendo presente " che senza il ritardo di circa un anno si sarebbero già realizzate delle somme non tenui e pel compenso dovuto all'architetto e per l'incominciamento ali un tal fabbricato, ne il Decurionato sarebbe stato costretto a sentire i continui lamenti di quella popolazione, da cui è assordito ". L'Intendente rese così esecutivi i tributi proposti dal Decurionato di Modugno. Poiché i Palesini che abitavano nei territori appartenenti a Bari e a Bitonto continuavano a rifiutarsi di pagare detti tributi al Dazio di Modugno, il Decurionato nel 1841 fissò un ruolo di transazione, stabilendo la somma in proporzione dei beni posseduti per tutti i capi-famiglia che abitavano nel perimetro di un miglio dal centro dei paese e propriamente dalla chiesa crollata. Il ruolo transitorio, in cui erano indicate le somme annuali che ogni famiglia doveva versare, fu esposto alle porte della chiesa. Quando si giunse però all'esazione, parecchi Marinesi continuarono ancora ad essere renitenti, onde il Decurionato fu costretto a far applicare le regolari coazioni dall'Ufficio di Conciliazione per i debitori fino a sei ducati, e dal Regio Giudicato del Circondario per somme maggiori.

La vecchia  chiesa di S. Michele Arcangelo

Nel 1843 fu dato finalmente inizio ai lavori della nuova chiesa. Il progetto dell'Ingegnere Luigi Revest fu definito dall'architetto Francesco Saponieri dell'Istituto di Belle Arti di Napoli. Direttore dei lavori fu nominato l'architetto Domenico Gianvecchio di Modugno.
La sola progettazione comportò la spesa di 170 ducati, di cui 90 al Revest e 80 all'architetto Saponieri. L'intera costruzione costò 1502 ducati, di cui 300 furono offerti dall'Arcivescovo di Bari Basilio Clary.
La chiesa fu consacrata il 18 ottobre 1846 e fu dedicata a S. Michele Arcangelo; non era ancora a carattere parrocchiale. Al tempo dell'inaugurazione della chiesa era vicario-curato D. Carmelo De Silva, che resse la vicaria dal 1 gennaio 1842 al 31 dicembre 1849. La sacra costruzione era di modesta fattura e di proporzioni adeguate alla popolazione del tempo. Oltre all'altare maggiore con ristretto presbiterio da cui si accedeva alla piccola sacrestia, aveva un altare dedicato all'Addolorata inaugurato il 31 marzo 1860, la cui statua fu donata dalla signora Maria Cesaria Maiorano il 27 novembre 1859, come risulta da un'annotazione riportata nei registri della Vicaria dell'epoca a firma del canonico don Francesco Carbonara, Vicario-curato:
"La Statua dell'Addolorata a divozione […] di Maria Cesarea Majorano inaugurata a 27 novembre 1859. L'altare dell'Addolorata a divozione […] delle sorelle […], inaugurato a 31 marzo 1860 in questa Chiesa Parrocchiale di Palese, amministrata in qualità di Vicario Curato da me qui sottoscritto.
Palese, lì 31 marzo 1860
Canonico Francesco Carbonara Vic. Curato".
Successori di D. Carmelo Silva furono D. Stefano Coporusso, dal 1 gennaio 1850 al 31 dicembre 1854; D. Francesco Carbonara, dal 1 gennaio 1855 al 14 maggio 1871; D. Domenico Lovergine dal 20 maggio 1871 al 23 aprile 1895; D. Francesco Scelsi dal 27 aprile 1895 al 16 gennaio 1902; ultimo vicario modugnese fu D. Demetrio Magrini dal 17 gennaio 1902 al 20 marzo 1903, quando la chiesa di S. Michele Arcangelo divenne parrocchia e Don Magrini fu nominato primo parroco.
Nella vicaria prima, e nella parrocchia poi, fu attiva una Confraternita di San Michele Arcangelo della quale non si è a conoscenza con certezza della data di fondazione; probabilmente sorse tra il 1850 e il 1860, poiché la nuova chiesa dedicata a San Michele fu terminata nel 1846. Da un documento conservato presso l'archivio parrocchiale, risulta che nel 1863 il corpo congregato sotto il patrocinio di S. Michele Arcangelo, titolare della borgata di Palese, donò alla Chiesa una nuova immagine dell'Arcangelo per le "Processioni e feste solite farsi".
La campana della nuova chiesa era ancora quella piccola donata nel 1825 dal Capitolo. I Palesini nel 1859 approfittarono della venuta a Bari dei Principi Borbonici per esporre l'esigenza di una campana più grande. L'Intendente, per incarico dei Principi, fece pervenire al Comune di Modugno la richiesta della frazione. Il Decurionato rispose " che il Municipio è oberato da motti antichi debiti ", e " che si è dovuto fare sforzo considerevole per exire ducati centocinquanta onde costruirsi il tumulo di quel villaggio " per cui non era in grado " di provvedere della chiesta campana il villaggio di Palese ".
L'Intendente il 6 maggio dello stesso anno tornava a far presente al Comune di Modugno l'opportunità di fornire la campana ai Palesini, sostenendo che " trattasi di ordini sovrani ed il Decurionato debbe oninamente proporre il fondo all'uopo necessario, cioè qualche introito straordinario o invertendo qualche articolo di spesa meno urgente ".
Il Decurionato rispose che " il villaggio di Palese non è affatto privo di campana, ma ne ha una i di cui rintocchi forse non sentosi dagli abituri di tutti quei naturali ..... ; pure a secondarli per quanto è equo e permesso dalla ristretta finanza dell'amministrazione comunale, si viene a proporre la somma di ducati venti per ingrandire l'esistente ". Per integrare quella somma il vicario-curato D. Domenico Lovergine costituì un comitato per la raccolta di altri contributi e finalmente una nuova campana del peso di due quintali venne inaugurata il 28 maggio 1872 con la consacrazione fatta dall'Arcivescovo monsignor Pedicini, assistito da quattro canonici del Capitolo di Modugno. Essa venne installata sul piccolo campanile costruito nel gennaio dello stesso anno dal muratore modugnese Francesco Ventrella. Per la campana vennero spese 860.80 lire e per il campanile 499.67 lire. Per comodità della popolazione sul timpano della chiesa venne installato l'orologio pubblico.
A seguito della legge delle Guarentigie (1871) i beni della vicaria furono sottratti dal Governo Italiano, così come avvenne anche per le Colleggiate. Furono restituiti solo nel 1903, quando la vicaria fu eretta parrocchia, cui di diritto tali beni spettavano.
Nell'agosto 1887 ebbe luogo a Palese la prima festa in onore di San Michele Arcangelo, assunto a patrono della località.
Negli primi anni del Novecento si ricorda il sacerdote don Nicola Maiorano, passato alla storia palesina come don "Coletto" probabilmente quale collaboratore del vicario-curato.