All'esterno, un uomo osserva silenzioso la piccola chiesa.
Una spada dalla lama d'oro si intravede sotto il suo mantello.
I lunghi capelli d'argento ricadono sul mantello scuro, mentre osserva la furia della belva che invano tenta di distruggere i sacri sigilli che lo trattengono all'interno di quel luogo santo.
Lo osserva contorcersi e imprecare, ruggire mentre lentamente si spegne e si consuma tra atroci sofferenze magiche.
Ne osserva la purificazione.
Per un istante incontra e sostiene il suo sguardo.
Nessuna espressione sul suo volto, né pietà né soddisfazione, mentre osserva l'estinzione del demone.
La sua antitesi.
Sua la magia che, pochi giorni prima, aveva sciolto i sigilli ormai prossimi alla distruzione.
Anche senza il suo intervento, il demone si sarebbe liberato prima del tempo: i monaci sarebbero arrivati tardi.
Una volta liberato aveva piegato il demone: la belva aveva ringhiato e cercato di combatterlo, ma era stato inutile.
Contro di lui, il demone, non poteva assolutamente competere.
Entrambi ne erano perfettamente consapevoli.
E a testimonianza di ciò aveva impresso un sigillo sul suolo presso la sua prigione magica in modo da vincolarlo a quell'area evitando che se ne andasse senza il suo permesso. Il sigillo, frutto di un incantesimo proibito, sarebbe stato sciolto se il demone avesse rispettato gli accordi. O almeno, questo è quanto aveva fatto credere al mostro.
La liberazione della bestia non era infatti un evento casuale ma bensì una prova, una prova per gli umani.
Ma gli umani avevano fallito.
Sia i monaci, addestrati al combattimento.
Sia gli abitanti del villaggio, orrendamente trucidati dalla furia della belva.
Con disgusto aveva permesso che compisse indicibili atrocità a spese degli umani. Aveva sempre osservato la belva, sperando che gli umani riuscissero ad annientarla. Era rimasto a vigilare, in disparte, assistendo alla tragica morte di molti innocenti nonostante quanto avesse fatto nei giorni precedenti la liberazione. Aveva cercato di istruirli, di predicare loro la salvezza attraverso sogni ed infondendo loro un maggior potere spirituale.
Ma ugualmente gli umani avevano ceduto, avevano fallito: la loro fede si era rivelata incompleta.
Per loro non c'era stato scampo dinnanzi al potere del demone, il potere del male nato dalla menzogna.
Avrebbero dovuto combatterlo con armi e tattiche da cui non avrebbe potuto difendersi.
Ricorrendo alla verità, al dialogo, all'amore e al sacrificio…invece avevano creduto alla menzogna incarnata dal demone, alla sua falsa superiorità, alla sua forza mentoniera, alla sua ipocrita potenza. Gli avevano ceduto e, ingannati, avevano cercato di combatterlo con la violenza, con la forza, con l'odio. Con le sue stesse armi quindi. Inevitabilmente, erano stati sconfitti dalla potenza delle sue illusioni.
Ma ora, ricorrendo al proprio potere magico, sta rimediando a questo fallimento, annientando il demone. Attraverso la purificazione, viene per sempre cancellato da questa dimensione.
Poi, volgendosi altrove, si incammina lungo il sentiero attraverso la foresta, verso la prossima meta indicatagli dalle sue visioni.
La luce, accompagna il suo cammino.
Leonardo Colombi