Il Consacrato - Capitolo 24

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-=Capitolo 24: Contro i demoni =-

 

-  La prego, la prego mi aiuti…

La giovane donna si catapultò verso Helge. Se anche avesse avvertito il puzzo che derivava dal giaciglio del bambino alle sue spalle, non lo diede a vedere. Si incollò al braccio del giovane uomo. Tremava.

Il guerriero, senza staccare gli occhi dal demone che lo fronteggiava, cercò di spostare la donna alle sua spalle.

Aglàr nel frattempo era avanzato fino a portarsi a circa quattro metri da loro. Il volto era stravolto dall'eccitazione per il gioco che aveva cominciato e degli aculei scuri avevano iniziato a bucargli le maniche della maglia che gli ricoprivano le braccia.

Mentre continuava ad osservarlo negli occhi, Helge tentò nuovamente di stabilire un contatto con la magia che sapeva di avere dentro di sé. Aveva bisogno di quel potere, doveva utilizzarlo se voleva salvare lui, le ragazze e il piccolo incatenato.

Probabilmente il demone se ne accorse e di conseguenza aumentò il grado di mutazione del proprio corpo. Il volto lentamente perse completamente la pelle rivelando un teschio color grafite mentre le braccia e le spalle si ricoprirono di aculei nerastri.

La ragazza alle sue spalle continuava a tremare e non dava segno di volergli liberare il braccio. Helge tentò quindi di liberarsi dalla sua presa posandole una mano sopra quella con cui si reggeva a lui. Cercò di essere il più delicato preciso, consapevole del terrore che la ragazza stava provando.

-  Ti prego..

-  Ti aiuterò, stai tranquilla…

Per un attimo distolse lo sguardo dal suo bel volto ormai sporcato a causa del trucco sciolto dalla lacrime e si accorse di quello che stava avvenendo al bambino. Nel punto in cui la catena gli stringeva la gamba, il metallo era incandescente e aggrediva il corpo del ragazzino. Una reazione magica che gli procurava dolore ma che scaturiva dalla reazione con la magia del giovane guerriero della luce. Attorno al suo corpo infatti, seppur flebile, anche se per pochi istanti, la corazza di luce tentava di materializzarsi. Ed Helge ebbe così la conferma che quel ragazzino altri non era che un guerriero della luce come lui. Allora spinse la ragazza affinché gli si accoccolasse dietro: forse la magia del piccolo avrebbe protetto anche lei.

-  Andrà tutto bene: fidati di me.

Poi, guardando Aglàr, si accorse che le mani del demone iniziavano a farsi incandescenti: comprese quindi di dover velocizzare le cose spingendo la ragazza verso il ragazzino.

-  Là! Mettiti dietro di lui!

Quindi tornò a voltarsi verso il demone. Ora stava giocherellando con delle piccole sfere di fuoco violaceo: ne aveva generate sette, gli ruotavano attorno come malvagie fatine fedeli. Più in centro alla chiesa, Chelor osservava la scena. Sembrava piuttosto incuriosito. La ragazza che era con lui invece doveva esser svenuta, tramortita dal demone con tutta probabilità. Helge non riusciva a scorgerla né avvertiva più le sue urla.

-  Avanti…

Era Aglàr a parlare.

-  Avanti, mostrami cosa sai fare ora…

Una delle fiammelle, compiendo un'ampia parabola, sfrecciò a pochi centimetri dal volto di Helge.

-  …senza i tuoi fulmini e i tuoi poteri.

Aveva ragione. Stringendo i pugni per la rabbia, Helge dovette riconoscere che quel demone aveva perfettamente ragione. Nonostante ci stesse provando e riprovando, non riusciva a stabilire alcun legame con la magia che, nella stireria abbandonata, era invece riuscito ad evocare.

Ma come faceva a saperlo quel demone?

In ogni caso, non aveva senso morire scervellandosi su quel quesito. Non ora per lo meno. Doveva escogitare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di allontanare il demone dalla donna e dal bambino. E alla svelta.

Scattò sulla sinistra, diretto verso alcune sedie che popolavano quell'ala della chiesa. Aglàr lo lasciò fare, osservandolo. Nonostante la spavalderia con cui aveva parlato, nonostante quanto aveva riferito loro Balrog, temeva che Helge riuscisse a scatenare nuovamente il proprio potere. Doveva stare attento. Lanciò una rapida occhiata a Chelor, giusto per controllare dove fosse, solo per aver conferma che avrebbe potuto contare su di lui nel malaugurato caso il guerriero della luce fosse riuscito ad attingere al potere che aveva scatenato contro di loro qualche ora prima. Sapeva che il potere di Helge era sigillato a causa della Lama di Vuoto che Balrog aveva inserito nel suo corpo, tuttavia temeva che qualcosa andasse storto. Non che le parole di Balrog potessero rivelarsi false ma, ripensando alla potenza dei fulmini del guerriero, Aglàr sperava che eventualmente fosse qualcun altro a scoprirlo e a farne le spese.

Alla sua destra tuttavia, Helge sembrava intenzionato ad affrontarlo a mani nude. O con armi improvvisate. Gli si scagliò contro con una sedia, ruotando su se stesso per aumentare la potenza dell'impatto. Inutile.

Schivare quel colpo fu un gioco da ragazzi per il demone. In compenso, uno dei fuochi che gli ronzavano attorno piovve sulla spalla di Helge provocando una piccola esplosione. Il giovane cadde a terra. Poi rotolò su un fianco portandosi una mano alla spalla dolorante. Ebbe giusto il tempo per riprender fiato e per riaprire gli occhi: un'altra delle diaboliche fiammelle di Aglàr gli stava piombando addosso dall'alto.

Puntandosi con il braccio e sforzando sugli addominali riuscì ad evitarla. La piccola esplosione deflagrò alle sue spalle sollevando un po' di schegge e marmo polverizzato.

Alle spalle di Fjollund, la ragazza continuava a tremare e a piagnucolare. La visione del cadavere della donna al centro della chiesa l'aveva scossa e la paura che Aglàr le incuteva era certamente comprensibile. Il piccolo guerriero della luce, seppure allo stremo, sfibrato e confuso a causa delle droghe e dei veleni con cui i demoni si erano divertiti a frastornarlo, cercò di farle sentire la sua presenza prendendole la mano. Non poteva fare molto per lei. Qualsiasi utilizzo della magia attivava il potere della catena privandolo delle forze e causandogli dolore. Anche la corazza magica che reagiva automaticamente alla presenza di demoni attorno a lui era per lui fonte di fastidio e sofferenza. Non poteva fare molto in quelle condizioni e più volte si era chiesto come mai ancora lo tenessero in vita. Dopo averlo rapito dal santuario, i demoni l'avevano torturato e, di fronte a lui, avevano violentato più di una povera ragazza. Aveva visto i suoi carcerieri divertirsi ed esultare con il volto stravolto dalla crudeltà del loro cuore. A nulla erano servite le sue parole, le sue suppliche. L'avevano seviziato psicologicamente ma non l'avevano ucciso. Nemmeno Korsheed, che tanto si era adoperata per fiaccare le sue difese fisiche con veleno e droghe aveva mai esagerato sforzandosi di bilanciare le dosi per non farlo morire.

Doveva sopravvivere: i demoni avevano ancora dei progetti su di lui. Lo sapeva. E ora che pure Helge era caduto nelle loro mani temeva che quei piani sarebbero divenuti realtà.

Anche se lottava disperatamente, ai suoi occhi era evidente che Helge non sarebbe riuscito a salvare né lui né le giovani ragazze senza la propria magia.

E di fonte a lui Helge lottava contro Aglàr.

Uno scontro impari il demone si divertiva a protrarre. Avrebbe potuto mettervi fine in qualsiasi momento ma voleva gustarsi l'inebriante sensazione di massacrare colui che serbava dentro di sé il potere per divenire il Terzo Spirito e ridare completezza alla Luce.

Un evento che, Aglàr lo sapeva bene, non si sarebbe mai verificato. Così continuava a muoversi rapidamente attorno a lui colpendolo con pugni e calci, lacerandone le carne con gli aculei che portava sulle braccia. Ogni ferita causava una bruciatura al guerriero della luce strappandogli un urlo. Ma erano le fiamme di energia che il demone aveva evocato a creargli i problemi maggiori: ogni esplosione lo scuoteva e lo faceva sbalzare. E le cadute non erano certamente morbide, il più delle volte a ridosso dei banchi o delle sedie abbandonate, altre volte contro le colonne o il marmo decorato del pavimento della chiesa.

Tuttavia, Helge resisteva. Era allo stremo, incapace di tenere testa ad Aglàr. Era riuscito ad assestargli anche un paio di colpi tuttavia sembra che non avessero sortito il benché minimo effetto. Tuttavia confidava nelle fiammelle che il demone aveva evocato e nelle piccole esplosioni che esse causavano. Nonostante tutti i colpi subiti, nonostante non riuscisse a stabilire alcun contatto con la magia imprigionata dentro di sé, il giovane si stava sforzando di restare lucido. Per quanto gli riuscisse difficile muoversi a causa del dolore per i colpi subiti e della velocità del demone, era riuscito a portarsi nei pressi della porta che, dalla navata laterale, dava all'esterno.

Aglàr sembrava non aver intuito nulla e, vedendolo stremato e prossimo a cedere, decise di finire lo scontro. Non poteva esagerare troppo con lui: in caso contrario Balrog gliel'avrebbe fatta pagare.

Scagliò quindi l'ultima fiammella contro il giovane ma questi riuscì a scansarla all'ultimo. Più per fortuna che per agilità. La piccola sfera di energia tuttavia non si abbatté sul legno della porta come Helge invano aveva sperato. Invece, reagendo ai pensieri del demone che la comandava, essa effettuò una rapida deviazione piombando addosso alla schiena del guerriero della luce.

Il ragazzo cadde e perse i sensi mentre Aglàr rideva trionfante, entusiasta della propria vittoria. Gli si avvicinò deciso ad infierire e a torturarlo ancora.

-  Smettila!

Chelor si avvicinò ad Aglàr e ad Helge. Guardò con aria di rimprovero il demone, poi volse la propria attenzione al guerriero della luce. Abbassandosi, gli tastò il collo. Quindi, dopo essersi rialzato, osservò negli occhi il proprio alleato mentre tornava ad assumere sembianze più umane.

-  Di cosa ti preoccupi? Respira ancora no? So bene che Balrog lo vuole vivo!

Chelor non rispose. Aveva goduto nell'osservare il disperato tentativo di Helge di contrastare Aglàr, non poteva negarlo. Però era bene mettere un freno alla vivace arroganza del suo sottoposto. Così lo colpì con un pugno all'addome. Quindi gli afferrò la testa e gliela spinse in basso sollevando contemporaneamente la gamba per una violenta ginocchiata.

-  Cosa cazzo ti è passato per la testa?

Gli stava urlando addosso, ora.

-  Certo che è vivo, pezzo di idiota!! Ma cosa pensi sarebbe successo se una delle sfere gli avesse spappolato il cervello o gli avesse perforato un polmone?

-  Ma io..

-  Tu cosa? Fino a che non arriva Balrog non t'azzardare a toccarlo mai più.

Poi lo spinse via, in direzione di Fjollund e della ragazza bionda che, tutt'ora, si riparava dietro al ragazzino.

-  E ora vai. Se proprio vuoi sfogarti, fallo con quella puttanella!

Aglàr non replicò. Si volse verso la bionda che aveva adescato: si sarebbe divertito con lei.

Nei suoi occhi però era evidente il rancore: prima o poi gliel'avrebbe fatta pagare a Chelor.

Quest'ultimo invece trascinò Helge per qualche metro quindi lo depose con cura su uno dei banchi della chiesa. Per respirare, respirava, ma senza dubbio aveva visto giorni migliori.

 

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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