Ary si svegliò nel cuore della notte, aprì gli occhi e rimase immobile nell'oscurità. Aveva paura e tratteneva il respiro come se così facendo potesse farli andar via. Si ripeteva che era al sicuro, che nulla sarebbe entrato ma non riusciva a cacciarlo via quel terrore che provava. Li sentiva gridare, graffiare, cercare inesorabilmente un punto debole, una rottura nelle difese per penetrare nella cittadella. Nel silenzio della notte riecheggiarono poi gli spari e i colpi delle sentinelle di guardia, le loro urla concitate ad organizzare la difesa.
Stavano combattendo contro i mostri.
- Papààà!
Gridò all'improvviso: la paura aveva avuto il sopravvento.
Dalla stanza accanto, Kanzad si alzò e si diresse con calma in quella della propria figlioletta. Cercò di rassicurarla con la propria pacatezza mentre accendeva la luce e si sedeva sul letto. Anche lui era preoccupato: di recente gli attacchi dei mostri si erano fatti più frequenti. Ma non voleva darlo a vedere alla piccola Ary, doveva infonderle una serenità che anche in cuor suo vacillava.
Lei era seduta, gli occhi sbarrati e il respiro accelerato. Sotto le coperte stringeva forte un orsetto di pezza, uno dei pochi giocattoli che erano riusciti a recuperare dalla casa prima di rifugiarsi in quel luogo. Erano trascorse parecchie settimana da allora ma ancora era difficile abituarsi a quella nuova vita. Non dopo aver vissuto in un mondo completamente diverso, un mondo in cui gli uomini potevano vivere senza il timore di essere aggrediti da vampiri.
Un mondo che ora non esisteva più.
La bimba, quando lo vide, sgusciò fuori dalle coperte per abbracciarlo forte e chiuse gli occhi al sicuro tra le sue braccia.
- Su, su, cerca di star tranquilla Ary”
Lei scosse la testa.
- Piccola, non hai niente da temere: qui sei al sicuro. Ci sono io con te
Era normale che ancora provasse paura per tutto ciò che sentiva accadere qualche metro più in là, al di là del perimetro difensivo del rifugio.
- I mostri sono fuori…non entreranno mai…
Sfortunatamente non avevano potuto trovare delle stanze libere nell'area più centrale del rifugio per cui dovevano essere pazienti e attendere che venissero creati altri spazi. In effetti, come altre quindici famiglie, erano piuttosto vicini alla parte esterna e di certo questo fatto non aiutava a vivere meglio la paura della notte. Il momento peggiore, il momento in cui loro tornavano. E attaccavano.
Nonostante le superstizioni e le leggende note, contro di loro le croci e le benedizioni non erano serviti a nulla mentre l'acqua e alcune trappole ben piazzate si erano rivelate molto più utili. Non quanto la luce e la genuina violenza, certo.
Negli ultimi tempi però i loro attacchi si erano fatti più mirati, più precisi, più efficaci anche per via dei piccoli cantieri aperti per riparare i danni al perimetro difensivo o per tentare di ampliare quella cittadella in cui vivevano.
Per un poco l'uomo la cullò nel tentativo di rassicurarla mentre di fuori la situazione sembrava tornare tranquilla. Non si sentivano più spari e nel silenzio della notte le urla dei mostri sembravano svanite.
- E' passato?
La staccò da sé e la osservò con apprensione cercando di scrutare nei suoi occhi castani.
Ary osservò in direzione della finestra chiusa, come se potesse scorgere il mondo al di là di essa, poi annuì.
Non si sentivano più quei rumori tanto terrificanti, niente spari né urla e nemmeno tutti quegli orribili suoni che i mostri emettevano. Forse se n'erano andati davvero.
Vedendola un po' più tranquilla Kanzad la fece sdraiare spingendola dolcemente verso il cuscino, le rimboccò le coperte e poi l'accarezzò.
- Dormi tranquilla piccola mia, i mostri sono andati via. Dormi. Le sentinelle vegliano su di noi
Ed era ormai sull'uscio della stanza quando la bimba gli rivolse quell'ultima domanda:
- Papà?
Lui si mise in ascolto, il volto di tre quarti per cogliere e fugare ogni suo timore.
- Dimmi piccola
- Anche la mamma era lì fuori?
Leonardo Colombi
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