68. Omicidio Pubblico

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[28 gennaio 2006: la poesia che segue risale al 3 luglio 2005 e parla di una tematica molto controversa ma a cui si accenna spesso: la pena di morte. Io personalmente sono contrario a questa forma di punizione irreversibile poiché diventa un omicidio legalizzato. Anche perché spesso a farne le spese sono le persone povere, che non possono pagarsi un avvocato decente, oppure quelle che vivono sotto ad un regime. Avrebbe più senso invece indagare maggiormente le cause della violenza, prevenire maggiormente il crimine ponendo attenzione alle persone, oppure riflettere sul senso del carcere che non deve diventare l'anticamera della morte ma il luogo del recupero. E sempre in merito alla pena due morte, prima di spendere 2 righe sulla (inquietante) composizione che segue, cito due pensieri. Uno è di J.R.R. Tolkien: nel Signore degli Anelli, dentro le caverne di Moria, Frodo accenna a Gandalf che Bilbo avrebbe fatto bene ad aver uccidere Gollum quando ne aveva avuto la possibilità; al chè l'Ishtari gli risponde che non bisogna aver fretta a dispensare la morte se non si ha il potere di dare la vita. E poi, in un film comico con L. Nielsen, Una pallottola spuntata, c'è una scena demenziale che deride la pena di morte: il protagonista sta riordinando il suo ufficio in cerca di qualcosa quando si imbatte in una busta ed esclama pressappoco così “t'oh, ecco dov'erano finite le prove che dimostravano l'innocenza di Pinco Pallino! (non ricordo il nome) Beh…tanto l'hanno giustiziato l'anno scorso…”. Queste due citazioni mi pare, parlino da sole. Bene, a questo punto vi lascio alla mia composizione in cui i ruoli si invertono, in cui quello ad essere maggiormente caratterizzato come criminale omicida non è esattamente il condannato. Con questo non voglio dire che i carcerieri siano degli psicotici che amano uccidere né che il tizio condannato fosse un santo, semplicemente ho dato la mia interpretazione della situazione (e che poi voi siate d'accordo oppure no è un altro discorso). Buona lettura!]

 

 

-=Omicidio Pubblico=-

 

La mia prossima vittima.

 

Attende immobile il suo destino:

oh, lo sa bene,

lo sa

cosa sto per fare…

 

Sul suo volto

Ombre di terrore

Umani ed effimeri

Veli di paura

E' l'avvento

Del suo ultimo respiro.

 

Giace immobile,

legato,

imbavagliato:

impossibile la fuga.

Oh, nessuno

ci è mai riuscito.

 

Le pupille dilatate

Il respiro accelerato

Mi osserva:

di fronte a lui

preparo l'arma

che sancirà la fine

della sua misera esistenza.

 

Oh, la vedo…

Percepisco la sua paura

Lo sento che mi teme…

 

Gli occhi si muovono

Veloci

Alla ricerca di una speranza:

non siamo soli,

lo sa bene.

 

Oh, ma è tutto inutile

Consapevolezza flebile

Inconsistente

Labile…

Dai mandanti

Non giungerà salvezza.

Da qui

Nessuno è mai fuggito,

nessuno

ci è mai riuscito.

 

Con l'arma in pugno

Attendo

Mentre cresce il terrore

La paura della fine.

 

Le ultime parole

Di condanna

E poi l'ordine:

tacciono,

di là del vetro tacciono.

 

Mi avvicino.

 

Oh, lo so che hai paura

Lo so bene cosa provi…

Ma nulla potrà cambiare.

 

Con la siringa eseguo

la giusta condanna.

 

Una fugace iniezione

Indolore

E già la morte

Scorre nelle sue vene.

 

Oh, lo sa bene,

percepisce

l'epilogo della vita:

nei suo occhi

scorgo

una crudele verità.

 

Oggi vive

Un assassino in meno.

 

Leonardo Colombi

 

 

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