33. Erronee impressioni

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[09 agosto 2005: la poesia che segue è del 6 agosto, fresca fresca quindi. L'idea mi è venuta senza un motivo preciso, l'idea del funambolo in equilibrio sulla corda intendo, e da lì è nato il resto. Ho scritto di getto cercando di fissare un'immagine di quell'umanità che quotidianamente ci vive e ci cammina a fianco e che crediamo di comprendere e di conoscere mentre il più delle volte a mala pena riconosciamo la facciata superficiale che le persone ci mostrano. Il titolo, infine, non mi convince poi molto…però calza a pennello almeno per le prime due strofe!! Buona lettura! ]

20 dicembre 2005: cambiamento di titolo da “Al circo” a “Erronee impressioni”

 

 

-=Erronee Impressioni =-

 

Erroneamente si crede

Che l'agile equilibrista

Non sia mai caduto

Pesantemente al suolo sbattendo

Tradito

Da quel docile filo

Con cui sembra giocare.

 

Erroneamente si crede

Che il clown burlone

Sempre pronto allo scherzo

Al gioco ed al sorriso

Non conosca

Solitudine alcuna

Oppure il dolore

E della separazione

La tragica sofferenza.

 

Erroneamente si pensa

Che l'attrice

Dei film a luci rosse

Non sappia amare

Sentimentalmente

Che sia solo carne

Per l'umano divertimento

Incapace

Di essere una madre.

 

Erroneamente si crede

Che sia facile

Comprendere le persone

Preconfezionare giudizi

E rinchiuderli

In scomode confezioni monodose.

 

Erroneamente si crede

Di non doversi esporre

Che sia più giusto

Restare immobili e barricati

In difensive posizioni

Rifiutare il dialogo

E nascondere i problemi

Ingenuamente sperando

Che si risolvano da sole

Le umane incomprensioni

Che spesso viviamo.

 

Erroneamente si crede

Che sia facile ed immediato

Comprendere la vita

Riflessa nelle persone

Che ogni giorno incontriamo.

 

Leonardo Colombi

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti su Penna d'Oca:

da nicola/holden72 (21 dic 05):

bellissima davvero, ha ritmo e verità, cos'altro si può volere da una poesia...

 

Commenti ricevuti su Scrivendo:

da Archi (06 luglio 05):

Banalità in veste di massime. Prosa vagamente poetica che poesia non può essere perchè priva della necessaria concisione, di mediazione intellettuale e di sintesi lirica.Dolente, per me la poesia è altrove.

 

 

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