Dopo quasi un'ora
Mi getto nel vuoto.
Non presto ascolto alle voci
Né alle mie sensazioni:
sarebbe il panico
e poi, indietro non si torna.
Volo
O meglio mi illudo
Di galleggiare nell'aria incolore
In un elemento che non giudica
Ma che solo mi accoglie…
A pensarci bene…
L'aria non l'ho mai compresa
Perché è ovunque e sempre
Invisibile e umile
E di essa ce n'è bisogno
Prima ancora che dell'acqua…
Poi non ho più pensieri…
Supero rapidamente
Una pallina di cartastraccia:
l'idea in essa racchiusa
non valeva la pena di essere…
Nel mio atto di ribellione
Mi libero di questa stupida cravatta
Una sorta di bandiera,
un distintivo troppo pesante
ora, da portare.
Volo e precipito
E mi avvicino veloce al suolo.
Non sento le loro voci
Ma sono a decine,
curiosi e non solo.
Ho chiuso i miei sensi al mondo di fuori
Nel momento in cui mi fotografano
Non sento più nulla
Non vedo più nulla
Non percepisco
Rimango solo con me stesso
Non c'è scampo,
nonostante siano molti
non è valsa a niente la loro presenza
ai piedi di questa piramide di venti piani.
Manca pochissimo ormai al suolo,
ne sono certo
e un'immagine cattura il mio occhio:
un bambino
e la mano che stringe alla madre.
Pesco, dal torrente dei miei pensieri
E come un pesce
Quel pensiero si dimena,
il pensiero di mia figlia…
non sono stato un buon padre…
il suo cadavere
lassù, al decimo piano
è la prova della mia vergogna…
Una lacrima e poi silenzio
Mentre la folla urla.
Il mio cervello
Ed il mio corpo
Sono ormai poltiglia
Ma l'ultimo pensiero corre a lei
Alla bambina che ho ucciso con le mie mani.
Perdonami, ti prego…
Poi tutto tace
E v'è silenzio
E di ciò ch'accadde in seguito
Non mi è dato di raccontare
Che è un segreto
Trasportato dal vento,
il vento invisibile e leggero
che raggiunge ogni luogo.
Leonardo Colombi