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-=Introduzione=- |
[19 settembre 2003: la composizione che segue è datata 23 dicembre 2002. L'ispirazione è dovuta ai venti di guerra che dall'11 settembre 2001 sembrano soffiare sempre più forti. Verso la fine dell'anno scorso si decideva infatti riguardo all'Iraq e a Saddam Hussein ealle presunte armi di distruzioni di massa possedute dal rais. Dopo mesi di “guerra preventiva”, di Saddam si son perse le tracce, l'Iraq è stato pesantemente bombardato e il regime del dittatore irakeno è caduto, lasciando un Paese nel Caos. Le forze “americane”, statunitensi dovrei dire ma di questi tempi l'America è divenuta una nazione che fa capo a Bush, e inglesi tuttora sono impegnate nei paesi arabi per riportare l'ordine. Le armi di distruzione di massa non son state trovate, come era risultato dalle ricerche fatte prima della guerra. Tuttavia è divenuto palese che l'interesse USA nei confronti del popolo irakeno erano relative, o almeno a me pare così. Se la guerra doveva essere di liberazione, non mi spiego perché i primi interventi fatti dai militari all'inizio della guerra siano stati la sospensione dell'erogazione d'acqua e energia elettrica per i civili, mentre appena è terminata la guerra la loro prima occupazione è stata la riattivazione dei pozzi di estrazione e lavorazione del petrolio. Sto andando fuori tema. Cmq, questa poesia nasce dall'osservazione dei grandi leader, come Bush, il mio caro Gorge W. Bush, presenti e del passato, oltre ad aver fatto cose buone, si siano macchiati di immani atrocità. E lo stesso dicasi per i grandi capi delle multinazionali, e dei loro grandi capi. Ma nonostante tutto riescono (o son riusciti) a lasciare alla storia e ai posteri un'immagine di loro stessi nel ruolo di eroi e salvatori. Sul filo di queste riflessioni, prendendo a prestito un ritratto di Napoleone, è nata questa composizione.]
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-=Immagini sacre=- |
In posa.
I miei pittori dipingono
Un imponente ritratto
Di me stesso.
Su di un cavallo bianco
Io
Porto la speranza,
Il salvatore
Di un milione di profughi
Che io stesso ho condannato.
Io ho deciso
La guerra giusta contro il male.
Io non ho mai
Piegato il ginocchio,
mai ho incontrato lo sguardo
di un bimbo
orfano e condannato.
Io
sono quel bimbo
Orfano e condannato,
isono un bimbo
che gioca con la vita
inconsapevole burattino
dei giochi del potere.
Rimarrò ferito anch'io,
già lo sento,
ma il mio ritratto,
la mia eredità per il mondo,
l'elogio maestoso
di un ottimo regnante
sopravvivrà in eterno.
Leonardo Colombi
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