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In questa sezione ho pensato di inserire le interviste che mi sono state fatte e che (spero!!) farò riguardo alla mia produzione letteraria....lo so...sono vanesio....però al contempo spero di poter fornire un'immagine più completa di me medesimo nonchè stesso ^__^

 

Arte Insieme

GraphoMania

Libri e Scrittori

Scrivere come dipingere

Zolfo & mercurio

 

Ultima modifica : 30 maggio 2009

 

 

-= GraphoMania - Graphe.it (maggio 2009) =-

 

Chi è Leonardo Colombi e perché ha un blog?
Secondo alcune leggende (non ancora confermate in verità) sembra che Leonardo Colombi sia un ragazzo di Trebaseleghe (PD) nato il 17 giugno 1982. Un gemelli insomma, relativamente convinto di rispecchiare le caratteristiche di questo segno zodiacale nel suo modo di dire, fare e pensare. Nonostante una laurea in Informatica conseguita presso l'Università degli Studi di Padova, qualche lavoretto svolto come commesso al soldo di aziende quali Carrefour e Unieuro prima e come programmatore per Infracom IT e N-aitec poi, sembra che il ragazzo abbia da sempre coltivato una certa malsana passione per la lettura e la scrittura. Dicono infatti che non disdegni la lettura di libri di tutti i generi, con una malcelata preferenza per quelli di genere fantasy, e fumetti. Manga soprattutto. Ma più di tutto sembra che adori scrivere testi di vario genere, in prosa per lo più, ma anche tentativi di poesia e romanzi, opere che negli ultimi anni ha iniziato a proporre nel web. In alcuni casi sono addirittura approdate sulla carta stampata all'interno di riviste, antologie oppure sotto forma di libricini – Condannato (non vita) , Runde Taarn edizioni. Con il trascorrere del tempo, oltre all'attivazione di alcune collaborazioni nel web (ad esempio con la rivista Terre di confine ), la sua voglia di comunicare l'ha portato alla creazione di un blog , quello della domanda cioè. Non si è mai chiesto esattamente a quale scopo dovesse servire, se cioè fosse meglio consacrarlo ad una tematica precisa o che: semplicemente i post del blog sono divenuti per lui uno strumento con cui proporre all'attenzione degli altri i suoi pensieri, le sue osservazioni e critiche sulle dinamiche del mondo, ma anche per veicolare consigli di lettura, ascolto e visione. Già, perché dicono sia anche appassionato di cinema e animazione e che apprezzi molto anche la musica.

Leonardo Colombi autore: raccontaci qualcosa dei tuoi testi
Una domanda semplice ma che al contempo sottintende varie sfaccettature, direi. Essenzialmente i miei testi sono una parte di me. Nascono quasi tutti dall'esigenza di fissare su carta o computer emozioni, sentimenti, pensieri e “immagini” che sento crescere dentro di me. Alcuni sono il frutto di esperienze dirette, altri di rielaborazioni di quanto visto, letto o sentito. Ho scritto ad esempio dei racconti ispirandomi al lavoro di altri autori, creando personaggi e situazioni che in parte avevo apprezzato. Mai copie, ovviamente, semplicemente una rielaborazione di alcuni elementi. Non ho poi preferenze di generi o, quanto meno, mi sforzo di essere un autore a tutto campo. Con i miei limiti, ovviamente. Scrivo quindi testi che spaziano dalla narrativa tradizionale al fantasy, dal genere demenziale all'horror, dalle riflessioni a brani simil-poetici. Dico così perché, in quest'ultimo caso devo riconoscere che non sempre riesco a liberarmi dalla prosa e dalla “logica”, probabilmente a causa degli studi e di esperienze lavorative in campo informatico. Tendo a spiegare troppo, diciamola così. Ultimamente infine mi sto cimentando anche con testi più lunghi e romanzi mentre grazie alla collaborazione con la rivista Terre di confine sto imparando a realizzare recensioni di libri e film.

Che ne pensi dell'editoria in Italia?
Probabilmente non penso. Purtroppo, allo stato attuale, non ho molte esperienze dirette su cui basarmi per argomentare eventuali critiche o strategie editoriali. Posso esporre alcune mie idee e constatazioni, questo sì, ma premetto che si tratta di visioni parziali di un mondo vasto, diversificato e in evoluzione. Mi riferisco in particolare ai nuovi media, che dovrebbero rappresentare un mercato per i molti editori italiani ma che, di fatto, non vedo particolarmente sfruttato da chi “produce” libri. Molti di questi signori hanno un sito o un blog, non lo nego, ma pochissimi offrono una piattaforma in cui coltivare giovani autori che magari possono proporre i propri testi online. Anche perché, per una serie di dinamiche tutte da capire, gli autori, quelli veri intendo, sono ancora solo quelli che approdano al cartaceo. Avere un blog, siti web, pubblicare ebook che magari verranno letti da migliaia di persone non contribuiscono alla creazione di un “nome” come accade invece nel momento in cui uno scrittore riesce a farsi pubblicare. Il libro in questo senso ha ancora un certo valore, senza contare il diverso rapporto che permette di instaurare con il lettore e tutte le dinamiche che vertono sul raggiungimento di un certo livello qualitativo ecc… Posso quindi capire “perché” la maggior parte degli editori sia ancora legata ad un certo modo di fare e di proporsi sul mercato (prima) e sul piano culturale (poi). Da capire però se effettivamente questa sia una formula vincente. In fondo, di editori ce ne sono moltissimi, alcuni più stampatori a dire il vero (e che magari chiedono un contributo agli autori e poi “chi s'è visto s'è visto”), di libri se ne producono a tonnellate ma solo nel caso dei grandi editori questi circolano per davvero, vengono venduti e producono “cultura”. O qualcosa che per lo meno ci si avvicina parecchio. In questo contesto, l'editoria italiana si rivela essere un gioco tra pochi grandi nomi e svariate decine di piccoli editori che cercano di farsi conoscere, di proporre autori (anche meritevoli) ma che nella maggior parte dei casi finiscono per ottenere solamente una visibilità limitata, senza dimenticare i casi in cui, nel meccanismo perverso dell'economia, divengono solo opportunisti nei confronti di chi aspira a pubblicare. In questo senso, gli autori giovani e meno giovani sono tantissimi, quasi di più di coloro che comperano libri e riviste. In definitiva penso quindi che l'editoria in Italia abbia buone potenzialità di crescita ma che al contempo debba trovare nuove formule, instaurare nuove dinamiche e, soprattutto, guardare anche all'estero. Già, perché è facile trovare nomi di autori stranieri nelle nostre librerie ma non sono così certo che avvenga anche il contrario. E in tal senso, forse, si riflette un problema culturale del nostro Paese che, negli ultimi anni, sembra più in attesa di qualcosa che intenzionato a riconquistare un certo primato artistico di cui magari ha goduto in passato.

Non solo scrittore, ma anche recensore: quali sono le caratteristiche che deve avere un libro per piacerti?
Riagganciandomi alla risposta di prima, e giusto per divagare un poco, sottolineo il valore della parola “libro” presente in questa domanda. Spero non stia a significare, come spesso accade, che fumetti e/o testi on-line non abbiano rilevanza nel panorama culturale moderno. Ad ogni modo, per cominciare mi aspetto una copertina che richiami alla mente il contenuto del testo: questo non significa che debba necessariamente essere sgargiante o “forte”, ma per lo meno che sia coerente. Altrimenti è più facile mettere modelle e modelli ovunque e tutto finisce lì. Parlando invece del libro in sé, non ho vere e proprie caratteristiche che ricerco o che pretendo vengano rispettate. Ci sono anche lettori di questo tipo, quelli che “già sanno”, quelli che prima ancora di leggere hanno già deciso come dev'essere la narrazione, ma io non appartengo a questa categoria. Cerco piuttosto un po' di originalità, uno stile coinvolgente, un intreccio che non sia troppo prevedibile ma soprattutto coerenza. Non in termini di pignoleria, ovviamente, ma una certa logica nello svolgersi delle vicende oppure situazioni che, seppur improbabili, siano credibili. Mi riferisco quindi a situazioni in cui un'eroina dotata del corpo e della grazia di una top-model riesce a tagliare in due metà esatte un paio di uomini corazzati, oppure a uomini che non dormono mai e che in due giorni sbrogliano casi che neanche l'FBI e la CIA messe assieme… ecco, tutto questo lo detesto. Quanto al resto, sono abbastanza incline ad appassionarmi alla lettura, ad immedesimarmi. O almeno ci provo. Se posso poi, cerco anche di dare consigli, soprattutto se sono in contatto con l'autore di un libro. Non tanto per arroganza o vanità simili, sia chiaro, ma perché sento di dover fare così. In fondo, chiunque quando scrive si aspetta un feed back da parte dei lettori, no?

Un libro che avresti voluto scrivere…
Sinceramente non saprei. Il signore degli anelli , forse. O Io sono leggenda . Si tratta in entrambi i casi di romanzi a cui sono molto legato e che considero dei capi saldi della letteratura. Ovviamente ce ne sono molti altri, tuttavia ora come ora non ho alcun titolo altrettanto forte per la testa. Certo, anche l'aver scritto La divina commedia sarebbe stata una soddisfazione mica da poco. Ad ogni modo vedremo: chi lo sa che non mi riuscirà di produrre prima o poi qualcosa di altrettanto significativo e rilevante. Magari – abbassando il tiro – più vicino a Io sono leggenda di Matheson che a La divina commedia .
PS: modesto vero? ^_^

 

 

 

Presente sul portale GraphoMania della casa editrice Graphe.it: link

 

 

-=Zolfo & mercurio (giugno 2008) =-

 

Leonardo, il tuo Condannato (non vita) è un esordio interessante, da dove nasce l'idea di questa short-novel?

Beh, come in teoria doveva suggerire la nota alla fine del testo (…non proprio quella che è stata pubblicata a dire il vero) alla base di questo racconto dal sapore vampiresco ci sono essenzialmente anime e manga. E pure qualche film. Opere come Hellsing, VampireHunter D e pure il film Dracula di Francis Ford Coppola mi hanno proposto più caratterizzazioni della figura del vampiro che poi ho deciso di rielaborare e fare mia. Dopotutto si tratta di un personaggio che a mio avviso esercita un fascino particolare, soprattutto per la contraddizione che nasce dal fatto di possedere poteri sovrannaturali ma di essere al contempo debilitato dalla luce del sole o da simboli sacri, ad esempio. O ancora per la passione e l'impulso all'amore (che in fondo è la vita stessa, no?) che un po' ovunque in letteratura questa figura possiede ma che contrasta fortemente con la sua condizione di “morto che cammina”.
Oltre a ciò, nel delineare la storia del mio “Condannato” ho voluto aggiungere un'ulteriore caratterizzazione, un gioco se vogliamo, che ho cercato di esplicitare pure nel titolo. Il mio vampiro è un essere condannato, una persona che non è più tale, un uomo privato della propria umanità e con cui deve costantemente fare i conti. E' un reietto, una creatura maledetta, malata, destinata a sofferenza e solitudine, costretta per causa di forza maggiore a venir allontanato. Ad una “non-vita”, lontano dai propri cari, dalla normalità, distante anche da se stesso se vogliamo. Un po' come accade alle persone vittime di incidenti gravi o che si ammalano per qualche malattia incurabile, a quelle che cedono per via della droga o di altri mali moderni, persone condannate all'invisibilità ma che ugualmente, proprio come il mio protagonista, cercano con forza quella vita normale che un tempo possedevano.

Che ne diresti di raccontarci la tua esperienza come autore, con che difficoltà si deve misurare un giovane nell'attuale panorama editoriale?

Prima di pubblicare “Condannato – non vita” ho tentato più volte di propormi alle case editrici con le mie opere. Probabilmente a mio sfavore giocava il fatto di non avere un romanzo (allora…) ma quasi sempre racconti, anche lunghi, e per questo non sono mai giunto a finalizzare alcunché. Pubblicazioni su riviste, all'interno di antologie queste sì, ma mai la realizzazione di qualche progetto editoriale con editori veri e propri. Anche perché per lo più ho ricevuto proposte di pubblicazione a pagamento in cui non credevo minimamente.
Con Runde Taarn le cose sono andate in modo leggermente differente e, seppur con un modesto contributo per la promozione, ho accettato di pubblicare questo mio racconto.
Quanto alle difficoltà in generale a cui un autore va incontro proponendo le proprie opere non saprei che dire: non ho consigli universali, ecco.
Di certo conviene non avere fretta e lavorare sui propri testi, impegnarsi per farsi conoscere, migliorare e, soprattutto, andare a caccia di critiche partecipando a qualcuno dei molti portali letterari che popolano il web. Sono un'ottima palestra!
Giungere alla pubblicazione, di per sé, potrebbe non essere un problema: le vere difficoltà nascono a mio avviso quando si tratta di creare un circolo virtuoso attorno alla propria opera: divulgarla, promuoverla, farla leggere e apprezzare dal pubblico… non sono certo elementi secondari per il conseguimento di un certo “successo”. Tutto questo senza dubbio non è semplice per un autore esordiente e sconosciuto. Ancor di più quando su questo fronte viene meno l'impegno da parte dell'editore che l'ha pubblicato…soprattutto se la pubblicazione è avvenuta con un contratto di edizione con contributo…

Come sei giunto alla pubblicazione con Runde Taarn edizioni?

Grazie ad un progetto letterario collettivo a cui io stesso ho dato il via sul finire del 2006. Premetto che di mio partecipo a svariati portali che permettono il contatto tra vari autori, dilettanti e non, i quali hanno così la possibilità di proporre le proprie opere e confrontarsi.
In uno di questi ho lanciato l'idea per la realizzazione di un'antologia, una raccolta di racconti e di illustrazioni fantasy con cui raccontare “la nostra visione” di questo genere. Da un gruppetto iniziale di pochi autori il progetto è cresciuto fino a raccogliere sette scrittori e sei disegnatori che hanno contribuito chi con i propri racconti chi con alcune illustrazioni, legate ai testi di cui prima oppure no. Dopo qualche mese di lavoro coordinato dal sottoscritto ho cercato di proporre questo progetto a più editori per tentare la via della pubblicazione. Qualcuno ha rifiutato in tronco, altri hanno proposto un contratto di pubblicazione (a pagamento), Runde Taarn infine ci ha fornito una scheda di valutazione delle singole opere in cui ne metteva in luce pregi e difetti. Tra tutte si diceva pronta a pubblicarne alcune in una collana di racconti e così è accaduto per il mio “Condannato – non vita” e per il “Serpente piumato” di Uberto Ceretoli. Altri autori sono ancora in fase di valutazione della proposta anche se poi sono venuti meno i contatti tra me e loro.
Il disegnatore della copertina del mio libretto pure apparteneva al manipolo di partecipanti al progetto per l'antologia “Fantasy per noi”.

Sei soddisfatto della pubblicazione e promozione del tuo “Condannato – non vita”?

C'è una domanda di riserva?
A parte gli scherzi, quello che mi sento di dire è che sono soddisfatto più che altro di essere riuscito a proporre qualcosa di mio al pubblico. Al momento non ho avuto grandi ritorni in termini di volumi di libri venduti o di feedback dei lettori ma sono ottimista.
Dopotutto, per quanto breve e semplice come sviluppo, il mio testo è piaciuto a quanti se ne sono avvicinati e questo non può che essere un elemento di soddisfazione.

Che progetti hai in cantiere per il futuro?

Di progetti ne ho sempre molti per la testa: scrivo in continuazione e le idee - per fortuna! - non mancano. Il problema piuttosto è trovare il tempo per realizzarli e lavorarci su...
Comunque, principalmente mi sto impegnando nella conclusione del mio primo romanzo; poi ho un libro a episodi, scritto in base alla mia esperienza di cassiere e commesso presso un centro commerciale, da rileggere e sistemare; infine svariate saghe e racconti che per il momento ho iniziato e che, tempo permettendo, vorrei portare a completamento. Parallelamente a tutto ciò ho cercato di avviare anche collaborazioni con alcuni disegnatori per la trasposizione fumettistica di alcuni miei testi ma, sfortunatamente, qualcosa sembra non funzionare: dopo la prima tavola e l'entusiasmo iniziale i disegnatori si dileguano…spero non con le mie idee però!
Non da ultimo continuo con le mie partecipazioni a svariati portali letterari e a gestire l'evoluzione dei miei siti web, un'importante vetrina per le mie opere.

 

 

Presente sul sito www.zolfoemercurio.blogs.it : link

 

 

-=Libri E Scrittori (aprile 2008) =-

 

 

Ci racconti un po' di lei e del suo approccio al mondo della scrittura

Beh, che dire? Ho iniziato a scrivere per passione già ai tempi del liceo quando partecipavo al giornalino scolastico con articoli semiseri sugli argomenti più disparati. Ma anche nei temi non mi risparmiavo, è giusto dirlo. Da lì in avanti ho coltivato questa passione scrivendo racconti e poesie che ho iniziato a proporre in svariati siti web oltre che sul mio, anzi, sui miei. Partecipo poi in svariati portali letterari e collaboro pure con qualche rivista.

Comunque sia, scrivo più che altro per esigenza, quasi fosse una necessità. Metto per iscritto le mie emozioni, i miei pensieri, racconto le storie che immagino…non mi pongo limiti, ecco, in termini di ciò che posso e voglio scrivere. Molto spesso mi lascio contagiare dalle mie letture, libri fantasy e manga soprattutto, e dalla visione dei film più disparati, poi sull'onda di ciò che ho assorbito, rielaboro e…scrivo!

Non sono quindi uno che tende a documentarsi o a studiare troppo prima di cimentarsi con la scrittura delle mie opere - e probabilmente sbaglio – ma parto dalla mia fantasia e dalla mi interiorità. Più in là, tempo libero permettendo, spero di avere l'occasione di invertire questa mia tendenza, però.


Qual è stato il suo percorso di studi?

Ho frequentato le scuole elementari e medie presso un istituto privato a Treviso, quindi il liceo scientifico a Camposampiero (PD) e infine l'Università. Al momento di scegliere ero un po'indeciso, combattuto tra la mia passione per lo scrivere e l'informatica. Alla fine ha prevalso quest'ultima, anche sulla base di considerazioni più “materiali” e nel 2005 ho conseguito la laurea in Informatica presso il Dipartimento di Matematica Pura e Applicata dell'Università degli Studi di Padova.


Quando e perchè ha iniziato a scrivere?

Ups…credo di aver già risposto prima…


In termini umani, cosa significa per lei scrivere?

Significa donare qualcosa. In fondo, quando si scrive è come se si lasciasse una parte di sé sul foglio, o sul monitor. Si comunica qualcosa ma non tanto per se stessi, quanto per gli altri. Cioè, si scrive ANCHE per se stessi, ma l'obbiettivo che cerco di non perder di vista quanto mi dedico ai miei testi è quello di far emozionare o riflettere il lettore, di giocare con lui, un po' come sa esprimere meglio di me J. L. Borges dicendo: ”La letteratura, del resto, non è che un sogno guidato”


Quali sono i suoi libri del cuore?

Non saprei…ne ho letti parecchi. Soprattutto di genere fantasy.

Se proprio devo citarne un paio che ricordo in modo particolare, allora vada per “Lo specchio nello specchio” di M. Ende oppure “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien.


E quelli che non leggerebbe mai?

Mai dire mai. Ora come ora quelli scritti da vip famosi che si improvvisano scrittori, della serie Totti e Paris Hilton. O Harry Potter…lo detesto…


Il libro più bello che ha letto negli ultimi tre anni?

Non so se è il “più bello” che io abbia letto ma se dico “Io sono leggenda” di R. Matheson non credo di andarci molto lontano.


E quello che meno le è piaciuto?

Uno di quelli che mi ha deluso è stato “Il fuoco degli angeli” di T. Brooks


Qual è il rapporto con la sua regione e con la sua terra?

Della serie lei sta sotto e io la calpesto? A parte gli scherzi, non è che ci abbia mai riflettuto molto. Di certo sono “veneto” nel modo di fare e di essere ma di più non saprei che dire..


Cosa le piace e cosa non le piace dell'editoria odierna italiana?

Mi piace il fatto che sia un ambiente vitale, prolifico. Ci sono così tanti titoli, così tanti nomi, gente che scrive e che comunica. O che ci tenta per lo meno. Mi spiace che sia un po' legata a un certo tipo di letteratura, più sulla narrativa classica che a sperimentare altro…e questo poi si riflette sui film prodotti…ce ne fosse uno di fantascienza… Non mi piace poi il fatto che si sia creata una fitta rete di editori “a pagamento” che si spacciano per editori, appunto, quando invece non lo sono. E allo stesso tempo che non si provi a proporsi in modo diverso, raggiungendo i lettori nei luoghi in cui sono “costretti” alla lettura (vedi ospedale, treno, aereo…) o educandoli a scuola dove si finisce troppo spesso per non affrontare nulla della letteratura recente (basti pensare a King o Bukowski).


Cosa le piace e cosa non le piace del panorama culturale italiano d'oggi?

Come dicevo prima che, a mio avviso, ristagna un poco. Un poco tanto.

Il risultato è che sembriamo sempre più ignoranti e meno lucidi e liberi di scegliere e pensare. Di conseguenza veniamo ammorbati da una serie infinita di programmi televisivi e film di scarso livello (basti pensare ai reality, Amici e compagnia bella), veniamo abituati a guardare al mondo tramite gli occhi e le parole dei giornalisti più che a cercare obbiettività e verità, a indagare e a pretendere chiarezza, infine ci diseduchiamo all'arte, alla musica e al sapere ma puntiamo sempre più su aspetti frivoli e immediati. E molto spesso tutto ciò che di culturale produciamo è solo un riproporre qualcosa di “già visto” e soprattutto di portata limitata.

Non che ci sia solo questo, ovvio, ma il quadro generale è questo.


Come è arrivato alla pubblicazione del suo lavoro?

Partecipando a svariati portali letterari ho riscontrato la volontà da parte di altri autori sconosciuti come me di proporsi alle case editrici. E visto che come si suol dire “l'unione fa la forza” abbiamo cercato di realizzare un'antologia collettiva da proporre ad alcuni editori. Ho coordinato così la realizzazione di una raccolta di racconti e illustrazioni fantasy e alla fine, tra tutto il materiale presentato, un editore si è detto interessato ad alcune opere, per inserirle all'interno di una nuova collana. Tra queste, c'era un mio racconto e…


Cinema: qual è il suo film preferito?

Domanda difficile….già già…ne ho un po' troppi che mi piacciono. Ora come ora direi The Matrix ma non è certamente l'unico.


Musica: la canzone del cuore?

Non ne ho una in particolare. Certo, di musica ne ascolto e molta, ma non ho né un gruppo preferito né una canzone “del cuore”.


Ha frequentato corsi di scrittura creativa?

No, mai. Tra l'altro, non sono nemmeno sicuro della mia posizione in merito ad essi. Da un lato potrebbero essere utili, dall'altro il rischio fregatura è molto alto.


Ritiene siano utili?

Forse in certi casi sì. Ma non ne ho mai provato nessuno per cui la mia sarebbe una risposta poco utile alla causa…sarebbe più interessante capire se i vari autori di best sellers ne abbiano mai preso parte…


Quale ritiene sia l'aspetto più complesso della scrittura narrativa?

Per quel che mi riguarda, creare dialoghi convincenti e un intreccio non banale.


Come scrive: su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra altre persone? Segue “riti” particolari?

Dipende. Di solito tendo ad annotare i miei pensieri, le parole che mi nascono in mente o le immagini che “vedo” su carta per poi riportarle a pc. Altre volte parto direttamente al computer. Non ho né rituali particolari (…tra l'altro…questa domanda mi insospettisce: che riti compiono gli altri miei colleghi?) né orari. Però la solitudine sì, quella serve. Non mi riesce di scrivere se non sto solo con me stesso. Possono esserci anche altre persone ma in questo caso divento più nervoso e meno propenso alla scrittura. Non che mi vergogni di ciò che faccio ma, ecco, ogni volta che scrivo è un po' come se mi denudassi di ciò che è il mio mondo interiore.


Come è nata in lei l'idea di raccontare quel che ha raccontato nel suo libro più recente?

In principio c'è stata la visione di alcun film, d'animazione e non, e la lettura di qualche manga. Quindi l'idea di scrivere di un vampiro ma non nel solito modo, come se fosse per lui una condanna e non un dono l'esser divenuto un non morto. Molto probabilmente sono poi confluite nel testo anche altre considerazioni, sulla vita, sulle scelte che compiamo e che ci portano altrove da quel che pensavamo, sulle malattie…su tutto ciò che può provocare un cambiamento drastico e drammatico nella vita di ciascuno.


Cosa significa per lei raccontare una storia?

Credo di avervi già accennato in partenza…è un modo per liberarmi di ciò che “immagino e sento” e allo stesso tempo un tramite verso il prossimo, l'occasione per trasmettere le mie emozioni e suscitarne di nuove.


Preferisce cimentarsi col racconto o col romanzo?

Finora ho scritto solo racconti…col romanzo mi ci sto cimentando ora. Preferisco i racconti comunque, più facilmente gestibili.


Ci dia una sua definizione dell'uno e dell'altro?

Un racconto è un testo, un romanzo è una città in cui più racconti convivono, ci incontrano e stringono legami.


Come ha scelto il titolo del suo libro più recente?

L'ho scelto pensando a come si sentiva il mio protagonista


Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?

Ho iniziato a scriverlo il 22 aprile del 2006 e l'ultima modifica “ufficiale” l'ho apportata nel novembre del 2007. Però non ci ho impiegato un anno e più per scriverlo, semplicemente mi piace, di tanto in tanto, riprendere i miei testi, correggerli, migliorarli.


Ha vinto premi letterari?

Con quel racconto no. Però ho partecipato a qualche concorso risultando finalista e ricevendo attestati.


Crede nei premi letterari?

Mica tanto. Però possono tramutarsi in occasioni, no? Per conoscere gente, per diffondere il proprio nome, per entrare in contatto con gruppi letterari ed editori


Ha altri progetti in cantiere?

Eccome!

 

 

Presente sul sito www.libriescrittori.it nella sezione "Intervista all'autore": link

 

 

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-=Arte Insieme (25 maggio 2006) =-

 

 

Perché scrivi?

Subito una domanda difficile, eh? Esattamente non saprei rispondere. Ad essere sincero, credo di scrivere soprattutto per esigenza personale. Alle volte per comprendere meglio quello che vivo o sento dentro, altre volte per fissare sul foglio ciò che la mia fantasia crea o mi permette di “vedere”…non che veda il futuro, ma alle volte focalizzo situazioni e personaggi e parallelamente l'esigenza di imprigionarli su foglio diventa molto forte. E al contempo non mi sento di affermare che scrivo per me. Scrivo anche per me questo sì, ma soprattutto scrivo per condividere qualcosa che possiedo o che sono riuscito a creare. In fondo, spero sempre di riuscire a trasmettere ai lettori quello che sento o quello che ho immaginato, appassionandoli o facendoli sorridere. E perché no, magari anche facendoli riflettere e sognare!

 

Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?

Il più delle volte sì. Magari all'inizio non appare chiaro nemmeno a me ma poi va a finire che aggiungo in quello che scrivo delle mie riflessioni personali o tento di porre il lettore a confronto con situazioni o personaggi che dovrebbero far nascere in lui domande o quantomeno confronti… che poi questo mi riesca oppure no è un altro paio di maniche… Ma questo, d'altronde, è anche il bello della letteratura: in fondo, ognuno legge a modo suo, no?

 

Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?

Secondo me sì. Di certo aiuta a migliorare la propria padronanza del linguaggio, permette il confronto con altri autori e la possibilità di imparare. Leggere è sempre qualcosa che arricchisce e che “fa bene”. Soprattutto, alcune letture credo aiutino a crescere e a vivere emozioni e storie che altri hanno provato o solamente immaginato.

 

Che cosa leggi di solito?

In linea di massima prediligo la narrativa fantasy e fumetti, manga giapponesi per lo più. Ma non mi dispiacciono anche altre letture, dal pulp al thriller (di recente ho letto i due romanzi di Faletti , per dirne una). L'importante, per me, è trovare qualcosa che mi stimoli e mi incuriosisca . E tra i libri che in tal senso mi sento di citare e consigliare sono “Io sono leggenda” di R. Matheson e “I guardiani della notte” di S. Luk'janenko .

 

Quando hai iniziato a scrivere?

Alle elementari, come tutti, no? Diciamo che è dai tempi del liceo che coltivo questa mia passione. Nei temi andavo benone , ad esempio; poi ho iniziato a collaborare anche con il “giornalino scolastico” e pian piano ho fatto di questa mia passione una specie di hobby…che è ben più di un hobby a dir la verità!

 

I tuoi rapporti con l'editoria.

Ehm…non ottimi. Dopo aver provato a proporre le mie opere tramite internet e riscontrando i primi commenti positivi da parte dei lettori (addirittura ringraziamenti in alcuni casi!) ho tentato di propormi anche a chi di dovere. Prima ho provato ad inviare qualcosa di mio a un'agenzia letteraria: in tutto una quindicina di racconti e una parte di una sorta di romanzo… Il commento (scheda tecnica, questo il termine esatto) della T&Z Trentin e Zantedeschi si è rivelato però essere una bocciatura dei miei testi…in poche righe tra l'altro che è quello che più non mi è piaciuto. Non che i miei scritti fossero perfetti o necessariamente dovessero piacere però speravo almeno in alcune critiche costruttive… Poi, di recente, sempre con raccolte di racconti ho provato a propormi ad un paio di case editrici: Edizioni Il Filo e la GME. In questi casi ho ricevuto due proposte di pubblicazioni … che però non ho potuto accettare per mancanza di fondi…

Il tutto si è però rivelata una mezza vittoria perché ho ripreso fiducia e coraggio e conto, al più presto, di ritentare a propormi.

Infine, un paio di mie poesie sono state inserite in altrettante raccolte di poesia: una all'interno de L'antologia Poetic@ di Penna d'Oca edita dalla Giulio Perrone nel luglio 2005 e l'altra in Navigando nelle parole edita da Edizioni Il Filo. Al momento quindi, non sono esattamente in buoni rapporti con l' editoria ma ho comunque il desiderio di ritentare e propormi nuovamente…

 

Che cosa ti piacerebbe scrivere?

Uhm…non saprei…Sinceramente scrivo un po' di tutto ma quello che mi manca è la possibilità di dedicarmi anima e corpo ad un'unica grande opera (e a rivedere quanto ho già scritto…). Se potessi/ riuscissi mi piacerebbe scrivere un romanzo o quanto meno qualcosa che gli assomigli: un'opera completa insomma che possa colpire ed entusiasmare. Oppure anche mi piacerebbe riuscire a scrivere una sceneggiatura per un film o un fumetto: mi attira l'idea di rendere immagine le situazioni e le storie che ho già scritto oppure ho in mente.

Ma al momento non ne ho la possibilità e quindi rimangono “sogni nel cassetto”…anche se comunque ho il dubbio di non essere in grado di riuscire in simili imprese…

Ad ogni modo, confido nel tempo e nelle occasioni della vita: ebbene sì, sono un ingenuo sognatore!

 

Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?

Per ora no. Cioè, al momento scrivo per passione e questa fa parte della mia esperienza di vita. Però non ho ancora cambiato i miei modi di essere o pensare a causa di alcuni “personali” successi in campo letterario. Quando e se mi capiterà (e spero vivamente che capiti) di diventare un autore famoso, ad ogni modo, so già che non mi monterò la testa e i miei modi di fare rispecchieranno le parole di una (geniale) gag di un noto fumetto italiano: “Si, la gente mi ama…ma ti assicuro che il successo non mi ha dato alla testa. Rimango sempre quel semplice ragazzo di Betlemme che tutti conoscono…” (da Rat Man, di Leonardo Ortolani)

 

Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.

Di certo il consiglio migliore è quello di non scoraggiarsi mai e di comprendere che, come per ogni cosa nella vita, ci vuole umiltà e pazienza. Soprattutto confronto con gli altri (e quindi letture e dialogo) e voglia di mettersi in gioco, di cambiare e di sforzarsi per maturare sempre più. Di certo si incontreranno persone che non apprezzeranno le “nostre” opere, che criticheranno pesantemente…magari anche senza averci compreso o essersene posto il problema…magari solo per sfogarsi gratuitamente (e l'anonimato che internet fornisce le agevola in questo…).

Di certo alcune critiche faranno star male come certi commenti positivi sapranno rendere luminose le giornate…

Credo comunque che sia un'ottima cosa cercare di essere sempre positivi e guardare a tutto questo come ad un'occasione per correggersi e migliorare e quindi crescere.

Un ultimo consiglio infine è quello di avere un po' di coraggio e volersi esporre: alle volte lo scoglio più difficile da superare, paradossalmente, siamo noi stessi e il nostro atteggiamento che ci porta a voler tutelare emozioni e pensieri che, in un certo senso, sono intimi e personali. Non bisogna aver paura di proporsi, insomma: si rischia un poco ma è necessario altrimenti viene meno la possibilità di contatto con chi ci può aiutare o addirittura comprendere.

 

Presente sul sito www.arteinsieme.it nella sezione "Intervista all'autore": link

 

 

-=Scrivere come dipingere (18 agosto 2006) =-

 

 

Un pittore prende in mano la sua creatività.
E con questa dipinge sfondi che portano chi lo segue a varcare nuovi mondi, mondi fantastici.
Il pittore può anche non usare la tela e il pennello ma preferire carta e penna.
E allora si chiama scrittore.
Come quello che intervistiamo oggi: Leonardo Colombi.



Rileggere qualcosa che hai scritto è come tornare a casa?

In un certo senso si, dipende dall'opera. Diciamo che tendo, se me ne ricordo ancora, a tornare con la mente al momento in cui ho avuto l'idea/ispirazione o alla circostanza che mi ha portato a scrive-re quel testo. E al contempo riesumo ricordi ed emozioni che per un poco avevo archiviato…alle volte questo può far anche male…in senso buono, ovviamente! Visto che è anche e soprattutto gra-zie alla esperienze negative e dolorose che si cresce e si matura!
In ogni caso c'è da dire che molto spesso se rileggo quanto ho scritto è anche per capire come correggerne parti oppure ampliarne o limarne altre…
Quindi, rileggere è per me un momento che vivo sotto l'influsso di due spinte: una verso il presen-te/passato e quindi vero i ricordi e le esperienze vissute, e un'altra invece più orientata al presen-te/futuro. Dell'opera soprattutto.



Scrivere, per te, è raccontare il mondo o sognarlo diverso?

Un po' tutte e due le cose.
Nella mia produzione si può trovare di tutto e molto spesso tendo a confrontarmi e a partire dal presente e dal reale. Ho scritto opere che, a modo loro, volevano essere di denuncia e di riflessione sul-le tematiche più disparate (guerra, scienza, suicidio…) .
Però al contempo non posso negare di essere un ingenuo sognatore e di avere una fantasia sempre in movimento per cui, molto spesso, mi rifugio nel fantastico e mi capita di scrivere testi che si rifanno al fantasy oppure che descrivono situazioni “quasi” reali ma con l'aggiunta di elementi presi a pre-stito da libri, film, fumetti e videogames con cui ho avuto a che fare.
Tendenzialmente comunque nelle mie opere non vi è la ricerca di una diversa visione della realtà ma quest'ultima è (quasi) sempre il punto di partenza per la creazione di quanto scrivo.


Senza lettura esiste scrittura?

Non saprei dirlo con certezza…bisognerebbe provare su qualche cavia e vedere che succede (sorride).
D'istinto direi di no visto che in ogni caso leggere rappresenta un momento di crescita e di confron-to oltre che un momento per imparare, sognare e svagarsi un poco. Però c'è anche da dire che in questi ultimi tempi siamo sempre più soggetti ad altri tipi di esperienze che vanno a contribuire alla comunicazione e alla produzione letteraria. Mi riferisco alle pubblicità o ai film, per esempio che di sicuro ci influenzano o ci abituano ad un modo di comunicare più immediato e “visivo”.
Tuttavia trovo che bisognerebbe rivalutare il piacere della lettura abituando i ragazzi e le ragazze fin dalla scuola a leggere e a confrontarsi con i vari autori…e non solo quelli classici o quelli storici! Certo, questi non vanno trascurati minimamente (anzi!) ma dobbiamo sforzarci di svecchiare il si-stema scolastico e proiettare le generazioni, attuali e future, al confronto con autori più contempora-nei e a generi diversi rispetto a quelli più tradizionali.


Quando scrivi reciti te stesso?

Molto spesso alcuni personaggi mi rispecchiano o rispecchiano quello che farei/penserei/vivrei io in determinate sensazioni.
Di sicuro, che lo voglia o meno, c'è molto di me in quello che scrivo.
Ma questo credo sia capiti a chiunque si cimenti con la scrittura, a qualsiasi livello.



Un libro è lo specchio dei pensieri o dei sentimenti di uno scrittore?

Di entrambe le cose…o almeno è così nel mio caso…per gli altri non so…
Personalmente a me non riesce di slegare le due dimensioni.
Molto probabilmente sono più tendente alla sfera razionale dei “pensieri” (forse per via del mio ca-rattere e dei miei studi…) che alla sfera delle emozioni.
Però in ogni caso penso che, quando si scrive quello che si sta provando o pensando, si trasmette e si riversa nel testo gran parte di noi: l'entusiasmo, la passione, la gioia di vivere oppure la solitudi-ne, la sofferenza, il dolore…è difficile, secondo me, non “sporcare” il foglio delle proprie composi-zioni con il contenuto del nostro cuore e con i risultati della nostra esperienza umana.
Magari in prima analisi nemmeno ce ne si accorge ma, attraverso la lettura altrui o solamente rileggendo qualcosa di proprio a mesi o anche anni di distanza lo si può sicuramente notare.



Cosa rimane tra le pagine chiare della poesia e quelle scure del racconto?

Non saprei dire se siano più chiare le pagine delle poesie o quelle dei racconti… Dipende da quanto si vuole esporre l'autore in esse, da ciò che vuole esprimere o quanto vuole nascondersi tra le frasi che crea.
Di quello che scrivo ed esprimo qualcosa certamente rimane ai miei lettori…o almeno lo spero (sorride). Di certo credo mi riescano meglio le opere in prosa e addirittura mi è capitato di ricevere i ringraziamenti da parte di qualche lettore.
Per quanto mi riguarda invece, diciamo che mi “rimangono” molto di più i racconti che le poesie. Molto spesso dietro alla creazione di storie e personaggi ci sono ragionamenti e fantasticherie di molti giorni e soprattutto l'influenza di fatti più o meno reali che mi hanno saputo coinvolgere. Non che delle poesie non mi rimanga nulla, anzi! Solo che tendo a lasciarle scorrere con maggior facilità.


Se il fantasy fosse un colore, quale sarebbe e perchè?

Credo che sarebbe un “multicolore” in quanto racchiude, nonostante alcuni ancora non lo considerino un genere al pari di altri, una grande vastità di elementi e di personaggi e situazioni.
Il colore verde, ovviamente, è ben presente per lo stretto e costante legame che le storie fantasy hanno con il mondo naturale (molto probabilmente eredità del Romanticismo…)
Il rosso è il colore delle passioni, dei grandi ideali che animano i personaggi, ma anche del sangue che inevitabilmente scorre. E dell'amore, non dimentichiamolo, che molto spesso è presente come forza costruttrice o distruttrice nei vari racconti.
I colori nero e bianco sono costantemente presente a testimonianza della magia, che molto spesso è ben presente come forza primigenia e più o meno controllabile, e delle divinità appartenenti alla luce o alla tenebra. E al contempo, come ho avuto modo di leggere, il nero è anche un vero e proprio elemento caratterizzante di certa letteratura fantasy proprio per gli incubi e le forze demoniache che vengono “descritte” ed evocate.
Vi è poi una tale ed infinita varietà di sfumature data dalla presenza di razze e popoli diversi, ognuno con un loro credo e una propria ideologia, modi d'essere e di vivere che gioco forza sono portato ad associare il fantasy ad una serie di colori, senza riferirlo ad uno in particolare.
Anche perché a muovere tutto quanto vi è sempre l'intera gamma delle emozioni umane e gli sforzi (epici e non) compiuti in nome di una qualche missione decisa…. dagli autori!
Il fantasy, come si può facilmente intuire, è un genere che mi appassiona molto e a cui credo andrebbe concessa maggior attenzione e spazio (anche a scuola, pure con riferimento a miti e leggen-de nostrane).
Ultimamente questo un po' sta avvenendo, grazie soprattutto alle grandi produzioni cinematografiche quali Il Signore degli Anelli o Harry Potter…ma molto c'è ancora da fare… Anche perché il fantasy tratta pure di miti e leggende a volte dimenticati, di valori epici sopiti e di incubi con cui da sempre l'umanità si confronta. E' un genere vasto, a mio avviso, dalle molte sfaccettature e possibilità e che meriterebbe maggior attenzione.


C'è una domanda che hai sempre sognato ti fosse fatta? Se si falla, e rispondi.

Uhm, qua sono in difficoltà…è un po' marzulliana come richiesta…purtroppo ora come ora non ho nulla per la testa e non vorrei far scendere il livello dell'intervista ai minimi…come? Li abbiamo già raggiunti…
Scherzi a parte, ora come ora non me ne vengono proprio in mente.
Tendenzialmente io mi faccio un mucchio di domande e mi pongo anche troppi problemi ma ora proprio non mi sovviene alcuna domanda in particolare.
Al limite potrei andare con la classica “perché e, soprattutto, per chi scrivi?”…ma purtroppo non saprei fornirmi una risposta a questo dilemma…non una definitiva almeno!


Lo scrittore è una persona sola dentro, sola fuori o sola mai?

E se invece fosse una persona sola sempre?
Non vorrei essere frainteso però.
Lo scrittore come persona è uno come gli altri, con le sue manie e le sue peculiarità, coi suoi momenti bui e i momenti di gioia, con le sue storie e i suoi problemi.
In linea di massima non è una persona sola perché può sempre contare su amici e familiari e conoscenti e di certo può benissimo essere una persona che ama stare in compagnia e che non è sola mai.
Tuttavia…nel vivere la propria passione, nel fissare sul foglio (o molto più spesso a pc) quanto sente, pensa o “vede” si ritrova ad essere una persona sola, una persona che ha bisogno del deserto e del silenzio, dell'assenza degli altri.
Talvolta anche dell'assenza di se stesso.
E al contempo si ritrova ad essere una persona “incompresa” per quanto riguarda la sua passione e la necessità di scrivere o quanto meno di esprimersi. O almeno, anche secondo la mia esperienza, direttamente non conosco nessuno che condivida la mia stessa passione o che capisca quanto per me sia importante ritagliare qualche momento per me stesso nonché medesimo e dedicarmi ai miei sogni ad occhi aperti e ai personaggi che immagino con la mia fantasia.
Secondo me, quindi, la solitudine è un qualcosa, una caratteristica (non dispregiativa, ovviamente!) che essenzialmente appartiene ad uno scrittore e con la quale esso/a si trova a convivere.
Alle volte può anche essere un “vantaggio” perché lo porta ad una maggior introspezione e capacità di concentrazione…altre volte no…dopotutto, a nessuno piace star solo, no?

 

intervista a cura di Elisabetta Bilei

 

Intervista presente sui siti:

www.assonuoviautori.org/naf sulla rubrica "L'angolo di Elisabetta"

utenti.lycos.it/associazionegaleone/

www.pennadoca.net/pennadoca

www.diebrucke.3000.it e

www.domist.net/DMOframe.htm

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spedita a :

alla rivista letteraria Irradiazioni