Movimento

 

per la Società di Giustizia e per la Speranza 

     

Primi documenti

Documenti e interventi 2005 - 2006 - 2007 - 2008

 

1. LE ORIGINI

La prima idea del Movimento si presenta a Lecce nel gennaio del 1998, al seguito di un dibattito, "La società di giustizia. Ciò che possiamo e dobbiamo sperare"; uno dei molti dibattiti tenuti in quei mesi, dopo l’uscita del volume L’utopia. Rifondazione di un’idea e di una storia (Bari, Dedalo, 1997); dopo che si era capito che non si trattava più soltanto di un libro ma di un messaggio: la società di giustizia, la sua costruzione, il senso della storia umana, l’aprirsi di una speranza per l’umanità. Che il messaggio doveva essere comunicato, portato alla gente, portato ovunque e comunque. Il volume proveniva da una ricerca di quindici anni, condotta in una comunità di ricerca, un gruppo che da molto tempo lavorava insieme, luogo di scambio e circolazione d’idee, di presa critica, di stimolo alla creatività: il "Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia" dell’Università di Lecce.

La prima idea del Movimento si presenta tra la gente stessa, tra persone che discutevano dopo un dibattito, avendone percepito la forza. L’idea che il messaggio doveva anzitutto essere discusso ancora per capirlo a fondo, sentirlo, viverlo, farne un principio di azione nella società, principio d’impegno ad ogni livello; e doveva essere poi diffuso affinché molti potessero capirlo e viverlo, affinché la speranza fosse partecipata a molti. L’idea di un Movimento: fatto di persone che si riunivano per discutere i problemi della società di giustizia ai diversi livelli (locale, nazionale, mondiale), e per nutrire in sé la speranza di fronte alle difficoltà; per aiutarsi ad operare secondo giustizia nell’esistenza, nella vita associata, nella professione; per contribuire a costruire istituzioni di giustizia. Si riunivano mensilmente, quindicinalmente; in Gruppi locali d'impegno e di azione, nelle città, nei paesi. Questo progetto fu dibattuto in diverse sedi fino a che si giunse a stendere il documento di fondazione del Movimento, che è anche documento di adesione.

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2. IL DOCUMENTO DI FONDAZIONE E DI ADESIONE

IL MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA

E PER LA SPERANZA

 

Si costituisce al seguito di alcune fondamentali convinzioni:

·         che l’intera storia umana persegue, pur tra tante difficoltà, il progetto di una società di giustizia;

·         che dalla Rivoluzione inglese in poi, cioè da tre secoli, la sta costruendo;

·         che questo cammino della storia costituisce in certa misura una garanzia che la costruzione continuerà per il futuro;

e fonda per l’umanità intera, per tutti noi, la speranza, una visione del passato, come del presente e del futuro, che ci conforta, ci dà forza, ci spinge all’impegno.

 

I punti nodali di questa costruzione della giustizia lungo gli ultimi tre secoli:

I grandi principi etici giunti a maturazione nella coscienza moderna: il principio d’uomo, dignità e diritto della persona umana; il principio di libertà e delle libertà, di eguaglianza, di sovranità popolare; il principio di ragione e interiorità, il principio di solidarietà; quelli che di solito vengono chiamati diritti fondamentali, ma sono sempre diritti-doveri.

Il loro affermarsi e sancirsi nelle Carte dei popoli: il Patto del popolo inglese del 1647-49; la Dichiarazione d’indipendenza americana del 1776; la prima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789; le Costituzioni democratiche dei popoli, a cominciare da quella americana e da quelle francesi; fino alla Carta Atlantica, al Patto dell’Onu, alle carte e ai patti siglati nell’Onu; in particolare La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948; la Dichiarazione dei diritti dell'Unione Europea del 2000.

Il modello democratico che nasce nella Rivoluzione inglese, il suo sviluppo nella fase di democrazia mediata e parlamentare, verso la democrazia diretta.

 

La demolizione del potere monarchico-aristocratico.

L’abolizione della schiavitù; l’abolizione della pena di morte.

L’ascesa, lungo l’800 e il900, della classe operaia e della condizione popolare nel lavoro, nel reddito, nella sicurezza sociale, nell’istruzione e cultura, nel benessere.

La fine degl’imperi continentali, poi degl’imperi coloniali, il principio di autodeterminazione dei popoli. La costruzione di un modello cosmopolitico, che inizia con l'ONU, la comunità planetaria dei popoli.

L’affermarsi della dignità e diritto del figlio, del giovane, della donna, del diverso, del disabile nella Contestazione degli anni 60-70.

 

Il rifiuto della guerra, l’iniziata distruzione delle armi, la riduzione degli eserciti permanenti. Si va affermando la coscienza che la guerra, per la sua atrocità di macello umano, è sempre ingiusta

Il principio di rispetto della natura e del suo equilibrio, rispetto dell’animale come fratello minore dell’uomo, risanamento dell’ambiente.

 

Questa costruzione procede ma, ovviamente, molti problemi restano ancora irrisolti: come le fasce di povertà e disoccupazione; droga, nevrosi, criminalità; tensioni e guerre locali; egemonie, dittature, fondamentalismi; migrazioni dei popoli.

La costruzione procede in modo ineguale nei diversi continenti e popoli; almeno fino a che non maturerà abbastanza il processo di universalizzazione.

 

Dalla tensione verso la società di giustizia e dalla speranza muove l’impegno:

·         a comunicare e diffondere il messaggio della società di giustizia, e della speranza:

·         a operare secondo giustizia: nell’esistenza, nella vita associata, nella professione;

·         a costruire istituzioni di giustizia.

Il Movimento è fatto di persone che condividono questo impegno e si uniscono per viverlo più intensamente, per comunicarlo meglio agli altri, per contribuire alla costruzione della società di giustizia, alla diffusione della speranza.

Si costituisce in Gruppi locali d'impegno e di azione, i quali che s’incontrano mensilmente o quindicinalmente in una riunione discussiva, in base a una relazione su di un tema prefissato, rivolto a problemi dell’umanità, della società nazionale, della società locale; sul quale tutti si saranno preparati.

Per lo svolgimento della sua attività il gruppo può designare un consiglio di tre-cinque persone con un moderatore.

La sottoscrizione di questa proposta costituisce adesione.

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3. LO STATUTO

 

Art. 1. È costituita, con sede in Lecce, l’Associazione denominata «Movimento per la società di giustizia e per la speranza».

 

Art. 2.  Ha alla sua base alcune fondamentali convinzioni: che l’intera umanità persegua, pur tra tante difficoltà, il progetto di una società di giustizia; che dalla Rivoluzione inglese in poi, cioè da oltre tre secoli, la stia costruendo; che questo cammino della storia costituisca una garanzia per il futuro; e fondi, per l’umanità intera, per tutti noi, una condizione di speranza, da cui muove l’impegno per la giustizia.

Il Movimento è fatto di persone che condividono questa speranza e questo impegno, e si uniscono per viverlo più intensamente operando secondo giustizia nell’esistenza, nella vita associata, nella professione; per comunicarlo meglio agli altri; per contribuire alla costruzione della società di giustizia, alla diffusione della speranza. Questo è il suo scopo.

 

Art. 3.  Per raggiungerlo l’Associazione opera attraverso:

interventi e documenti su problemi che via via emergono;

iniziative, anche in collegamento con altri movimenti e gruppi, in ordine alla giustizia, prosperità, pace;

incontri e dibattiti con la gente sulla costruzione della società di giustizia;

costituzione di Gruppi d’impegno e di azione attivi a livello nazionale e internazionale.

 

Art. 4. Organi dell’Associazione sono:

a.       l’Assemblea dei soci

b.       il Comitato di coordinamento

c.       il Responsabile e il Corresponsabile.

 

Art. 5. Sono soci dell’Associazione i fondatori del Movimento, i membri del Comitato di coordinamento, i membri dei Gruppi locali, e ogni altra persona che aderisca al Movimento compilando l’apposito modulo.

 Art. 6.  L’Assemblea dei soci delibera sull’attività del Movimento, in particolare sulla sua programmazione, su nuove proposte e nuove iniziative. Si riunisce in sessione ordinaria una volta l’anno; in sessione straordinaria quando il Comitato lo ritiene opportuno o un  terzo dei soci lo richiede.  La riunione è valida se è  presente la maggioranza dei soci; in seconda convocazione almeno un terzo. Le delibere sono prese a maggioranza. In caso di parità prevale il voto del Responsabile.

Art. 7.  Il Comitato di coordinamento consta di almeno cinque membri, si riunisce di norma una volta al mese, elegge dal suo seno il Responsabile e il Corresponsabile, convoca l’Assemblea e ne fissa l’ordine del giorno, cura l’attuazione delle delibere e l’intera attività dell’Associazione. È convocato dal Responsabile. La validità delle riunioni richiede la maggioranza dei membri; la validità delle delibere richiede la maggioranza dei presenti.

 Art. 8.  Il Responsabile cura le convocazioni e coordina le riunioni dell’Assemblea come del Comitato; promuove l’attività del Movimento; rappresenta legalmente l’Associazione. Il Corresponsabile lo coadiuva, lo sostituisce in caso d’impedimento.

 

Art. 9. Il patrimonio sociale è costituito dai conferimenti che possono essere effettuati dai soci; dai contributi di enti pubblici e privati come di persone singole, sia in ambito nazionale che in ambito europeo e internazionale. Ne dispone il Comitato di coordinamento attraverso il Responsabile, il quale prepara annualmente un bilancio preventivo e consuntivo da approvarsi entro febbraio.

 

Art. 10.  Ogni controversia fra soci, e fra soci e Associazione, è deferita alla decisione inappellabile di un Collegio di probiviri, eletto dall’Assemblea in numero di tre, per un triennio, anche tra persone di non soci.

 

Lecce, il 19 aprile 2000; registrato il 3 maggio 2000

 

Soci fondatori:

Arrigo Colombo

Claudio Alemanno

Maddalena Ascalone

Salvatore Caliolo

Cosimo Quarta

Mario Schiattone

Giuseppe Schiavone

Giovanni Seclì

Carmela Stella

Laura Tundo

 

 

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4. ATTIVITA'  DEL MOVIMENTO

 

Dalla primavera del 1998 il Movimento ha cominciato a costruirsi e diffondersi. Le sue attività:

 

4.1. I Documenti d'intervento, anzitutto su problemi nazionali, problemi emergenti, problemi del rapporto Stato-Chiesa; su problemi internazionali. Questi documenti vengono inviati per posta affinché siano protocollati; vengono poi diffusi e ulteriormente inviati attraverso una mailing list. Vengono riprodotti su organi di stampa e siti internet. Escono con una cadenza quindicinale o settimanale. Costituiscono un apporto importante del Movimento ai problemi che via via emergono.

 

4.2. Gl’incontri con la gente, conferenze-dibattito che mirano a formare la visione di una società di giustizia che si costruisce, una coscienza di giustizia e d'impegno per la giustizia, e la speranza nella vicenda umana, nel suo presente-futuro. In luogo dello scetticismo, della visione negativa e catastrofica che domina largamente ovunque. Incontri che si tengono, e si sono tenuti in questi anni a decine, a centinaia, in Puglia, nelle tre province del Salento anzitutto, nel Barese; in altre regioni come Campania, Calabria, Sardegna, Toscana, Veneto; in molte scuole, in università. 

Si è preparato un quaderno che ha per titolo Il nuovo senso dell'utopia. La costruzione della società di giustizia. Il Movimento per la società di giustizia e per la speranza; che è una sintesi del discorso (in realtà è un saggio uscito in rivista, in Italia su "Nuova Antologia", in USA su "Utopian Studies"). Stampato in tre lingue (italiano, francese, inglese) per poterlo diffondere ampiamente, e anzitutto durante gl'incontri.

 

4.3. I Gruppi d'impegno e di azione, che si mira a formare a seguito degl'incontri.

 

Punti per un Gruppo d’impegno e di azione del Movimento

1. Fondamentale è l’orientamento nella storia dell’umanità, che è poi la nostra storia. Capire che essa non è un errare senza senso; ma che vi è in essa un percorso che porta alla costruzione di una società di giustizia, più oltre a una società fraterna. La società è tuttora profondamente ingiusta, ma un processo di giustizia è in atto da tre secoli, e avanza.

2. Si supera allora il disorientamento, la visione negativa e scettica, la visione catastrofica; la più diffusa oggi, nei media, nell’opinione corrente. Si raggiunge una visione positiva e fiduciosa, la speranza.

3. Questo richiede per la coscienza di ognuno una specie di “metànoia”, per usare la parola evangelica; una trasformazione interiore: la decisione per la giustizia, come decisione irrevocabile per il bene; la decisione per l’amore fraterno; per la pace.

Allora l’occhio e l’atteggiamento verso l’altro si trasforma allo stesso modo, si fa fraterno, benevolo: verso il povero, verso l’extracomunitario. Nessuno è nemico, nessuno è estraneo.

4. E anche la decisione per lo stare insieme, come reale momento fraterno: lavorare, ricercare insieme. Il gusto, la gioia di ritrovarsi e lavorare insieme per la giustizia; lavorare insieme sui problemi dell’umanità per contribuire alla costruzione di una società di giustizia.

5. Ci si incontra perciò in questo spirito, per aiutarci a capire i problemi, ad elaborarli, ad affrontarli. Problemi dell’umanità, problemi della nazione, della regione, della città.

Come si affronta oggi il terrorismo: non certo con la guerra ma con una strategia internazionale di pace, di amicizia tra i popoli; e risolvendo i punti di crisi che il terrorismo fomentano: Palestina, Iraq, Cecenia. Come si affronta il problema dell’immigrazione: con un’accoglienza fraterna e saggia; che mira a capire i problemi dell’immigrato, le sue intenzioni, per aiutarlo nella soluzione. L’immigrazione a Mazara: probabilmente emarginata, probabilmente sfruttata. Si ricercano ed enucleano i problemi d’ingiustizia a Mazara. Si fa un quadro dei maggiori problemi della propria città; si studiano per operarvi; si fanno delle scelte.

Si fanno degl’interventi: si prepara un testo e si fa un volantinaggio. Si va in delegazione presso il sindaco o l’assessore. Si preparano dei manifesti murali. Si visitano delle famiglie, s’interrogano delle persone. Si apre un sito internet in cui pubblicare le proprie idee e i propri interventi; si raccoglie una mailing list, cioè una serie d’indirizzi di persone cui inviare i propri interventi. S’interviene presso il Presidente Napolitano per dirgli che le basi militari americane devono essere chiuse in quanto sono strumenti di guerra; si fanno intervenire presso di lui altre persone.

Sono solo degli esempi dell’attività di un Gruppo d’impegno e di azione. Che il Gruppo sviluppa come vuole. Può anche limitarsi lavorare sui problemi per capirli e migliorare se stesso. Ogni Gruppo fa ciò che si sente in grado di fare.

 

 

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