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CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Parrocchiale di San Giovanni Battista

Le origini della chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista di Cintello si perdono nel Medioevo, non essendovi documenti che testimoniano la sua costruzione. La prima citazione che riguarda la “villa de Cintello” data al 1186/1187, tuttavia per imbatterci in un atto che parli della chiesa bisogna arrivare alla metà del Trecento, anche se recenti indagini compiute sull’attuale edificio culturale hanno portato ad individuarne una parte primitiva databile intorno ai secoli XI-XII. L’aula originaria ha subito vari rimaneggiamenti nel corso del tempo, con aggiunte e modifiche fino ai giorni nostri, senza essere mai stata demolita e ricostruita radicalmente, a differenza di quasi tutte le chiese dei dintorni; gli interventi più significativi hanno riguardato l’innalzamento della navata, avvenuto prima del ‘600, l’allungamento della stessa a fine ‘800 e l’aggiunta dei due “coretti” laterali nel 1966-70. Ulteriori studi hanno collegato inoltre la nostra chiesa, sorta lungo un’importante via di comunicazione esistente fin dall’epoca romana (la strada che da Concordia saliva verso il Norico) e ubicata su di un’altura a ridosso del fiume Lemene, con la presenza intorno ad essa di un recinto fortificato di carattere rurale, ossia una centa (da cui, secondo alcune ipotesi, deriverebbe pure il toponimo Cintello).

Il principale motivo di interesse della chiesa è dato dall’esistenza al suo interno di alcuni lacerti di affreschi romanici, databili tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo (v. oltre).

Completano il panorama artistico i tre altari: il maggiore dedicato al titolare San Giovanni Battista (paliotto marmoreo secentesco, tabernacolo del XVIII secolo), ed i laterali collocati entro delle piccole cappelle che portano il titolo rispettivamente di San Valentino (invocato contro il “mal caduto”, il cui culto è attestato a Cintello fin dal XVI secolo) raffigurato in una tela di anonimo pittore ottocentesco, e dell’Annunciazione di Maria, pure dotato di pala firmata dal portogruarese Sante Conti e datata 1866.

Da segnalare inoltre il fonte battesimale in pietra del 1612, un trittico di statue lignee del XVI secolo già collocate sopra l’altar maggiore (San Giovanni Battista, San Rocco e San Sebastiano), la Devozione di San Giovanni Battista, mosaico realizzato dalla scuola di Spilimbergo nel 1968 ed infine il simulacro ligneo dell’Immacolata opera dello scultore Giuseppe Scalambrin (1954).

Esternamente la chiesa presenta una muratura in cotto a vista con inseriti qua e là rilievi marmorei erratici (in gran parte otto-novecenteschi) ivi collocati verso il 1970, epoca a cui risale l’attuale riconfigurazione interna ed esterna della struttura.

Il campanile in stile neoromanico a canna quadrata con cuspide conica, posto a ridosso dell’aula, fu edificato nel 1913 sul luogo di una precedente torre campanaria.

 

Gli affreschi romanici

Durante i lavori di restauro che interessarono la chiesa parrocchiale di Cintello negli anni 1966-‘70, vennero alla luce dei lacerti di affreschi di indubbio interesse storico ed artistico confermato dal giudizio di alcuni esperti formulato all’indomani della scoperta. Tuttavia malgrado ciò nessuno si è più interessato alla salvaguardia ed alla valorizzazione di questo piccolo "tesoro" pittorico che, seguendo le orme di molte altre opere d’arte della nostra penisola, minacciava di andare irrimediabilmente perduto. Fortunatamente nel 1996 la Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali per il Veneto è intervenuta procedendo al recupero degli affreschi. Dopo il loro restauro, l’analisi compiuta dalla prof.ssa Enrica Cozzi, docente di Storia dell’arte medievale all’Università di Trieste, ha rimarcato l’importanza di tali pitture, definendole un unicum dal punto di vista stilistico e perciò meritevoli di rientrare di buon diritto nel novero degli affreschi d’epoca medioevale più rilevanti non solo della zona, ma dell’intero Nord-est. Da quanto rimane si possono leggere ancora i resti della rappresentazione del cosiddetto Seno di Abramo (ossia i tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe che accolgono nel loro grembo le anime ), la parte superiore di un gigantesco San Cristoforo, venerato in particolare da pellegrini e viandanti che percorrevano l’antica strada per il Norico (che fino alla deviazione avvenuta all’inizio dell’Ottocento costeggiava il fiume Lemene a nord dell’edificio sacro per poi svoltare di fronte all’ingresso principale della chiesa) ed infine la drammatica scena del Bacio di Giuda ossia la cattura di Cristo.

Certamente le raffigurazioni dovevano proseguire, visto che appare quanto mai probabile che ricoprissero almeno tutta la parete nord dell’edificio sacro; possiamo solo immaginare un’ipotetica continuazione con altre scene di Passione e varie figure di carattere devozionale, la cui scomparsa si deve però ai tanti rimaneggiamenti subiti dalla chiesa nel corso dei secoli ed ai quali, solo per un vero e proprio miracolo sono scampati i lacerti ancor oggi visibili dopo 800 anni.

 

La chiesa è aperta in occasione delle sacre funzioni*. Per la visita in orari diversi rivolgersi a: Parrocchia di Cintello, Via Garibaldi 11, Teglio Veneto (Ve), tel. 0421.706082, indirizzo di posta elettronica: cintello@libero.it

*Parrocchia di San Giovanni Battista in Cintello.Orario delle Sacre Funzioni:
Estivo: MER 17,30; SAB 17,30; DOM 10,00

Invernale: MER 17,00; SAB 17,00; DOM 10,00

 

Per saperne di più:

E. COZZI, Un affresco romanico inedito a Cintello: aspetti iconografici e stilistici, estratto da: "Hortus Artium Medievalium" Journal of the International Research Center for Late Antiquity and Middle Ages, Vol. 4, Zagreb – Motovun 1998.

Le chiese del Veneto Orientale, Portogruaro, 2001, pp. 93-96.

E. MARIN, La chiesa di San Giovanni Battista di Cintello: possibili origini e sviluppi, in “La bassa”, 35 (1997), p. 27-31.

Un restauro a Cintello. Tre sculture lignee del Cinquecento, a cura di E. Marin, supplemento a “Sul Lemene”, Natale 2004, pp. I-VIII.

 

 

ORATORIO DEI SANTI URBANO E ANTONIO DA PADOVA

Ricordato nei documenti fin dall’inizio del XVI secolo, ma probabilmente ben più antico, l’oratorio sorge in prossimità di un incrocio stradale a fianco di quella che nel Medioevo era detta la "Via della Mercanzia" (Portogruaro-Gemona – ora S.P. 463) continuatrice di un antichissimo tracciato stradale d’epoca romana (la via per il Norico) di cui si sono individuate le tracce a poca distanza. Da rilevare che in origine il sacello era dedicato solo a S. Urbano, santo invocato per la pioggia – e non a caso ci troviamo in una zona fino a tutto l’Ottocento quasi completamente disabitata, interessata unicamente dalle coltivazioni. Sappiamo che almeno dal ‘600 esso era meta di una processione annuale che si svolgeva il 25 maggio (giorno di S. Urbano) durante la quale si impartiva pure la benedizione degli animali. Quest’ultima pratica è spiegata dal fatto che in tale sacello si venerava anche S. Antonio Abate. È invece curioso osservare che i documenti precedenti la fine del XIX secolo non fanno nessuna menzione di una devozione per S. Antonio da Padova, oggi divenuto il titolare a tutti gli effetti, ma solo nel corso del ‘900 si affermò la sua venerazione che fece presto soppiantare i precedenti culti.

L’edificio come si presenta attualmente è il frutto di un ampliamento avvenuto nel 1921 del sacello originario (a sua volta rimaneggiato nel ‘700) divenuto di conseguenza il presbiterio dell’aula. Altri importanti lavori furono compiuti nel 1959-60; fu allora che Amilcare Scalambrin, figlio del famoso scultore Giuseppe, scolpì la statua lignea che oggi campeggia sopra l’unico altare risalente al XVIII secolo.

Recentemente (2006) l’oratorio è stato oggetto di un intervento di restauro.

 

Per saperne di più:

E. MARIN, L’oratorio dei Santi Urbano ed Antonio di Cintello, Cintello di Teglio Veneto,  2006.

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